
«Dieci anni non bastano. Bene, dunque, l’idea della Commissione europea di riaprire il dossier 2035: fissare la “riconversione totale” dell’automotive europea entro un decennio scambia un obiettivo politico per una variabile tecnica. L’auto è una filiera di acciaio, chimica, software, logistica e competenze: oltre tredici milioni di posti di lavoro tra diretto e indotto non si riallocano senza tempi lunghi e capitali pazienti».
A dirlo è Antonio Visconti, presidente della federazione nazionale dei consorzi industriali (Ficei).
«Primo vincolo: l’infrastruttura. L’Ue contava circa 632.000 punti di ricarica pubblici a fine 2023. Le stime più prudenti ne indicano almeno 3,5 milioni necessari al 2030, quelle più ambiziose superano gli 8 milioni. Anche prendendo l’ipotesi bassa, significa moltiplicare per cinque in pochi anni; con l’ipotesi alta, per oltre tredici. È un salto che richiede lavori sulla rete elettrica, installazione di trasformatori, permessi e manodopera specializzata, non uno scatto di penna», aggiunge Visconti.
«Secondo vincolo: le batterie. L’Europa potrebbe richiedere fino a mille gigawattora di celle al 2030, ma oggi la capacità produttiva interna si misura ancora in poche centinaia di GWh. Colmare un simile gap industriale in tempi così stretti significa aprire decine di gigafactory, ciascuna con investimenti nell’ordine di miliardi di euro e migliaia di addetti, mentre i leader mondiali consolidano scala e costi di produzione», continua il leader Ficei.
«Terzo vincolo: i cicli di prodotto e il parco circolante. L’auto media europea ha 12,3 anni di età: anche se da domani si vendesse solo elettrico, la sostituzione completa del parco richiederebbe ben oltre un decennio. I cicli di sviluppo di una nuova piattaforma restano di 4-6 anni e ogni riprogettazione implica modifiche alla catena di fornitura, agli stampi, ai processi e alle competenze. Il tempo industriale non coincide con quello politico».
«Infine, la concorrenza. Nel 2023 l’Ue ha importato quasi mezzo milione di auto elettriche dalla Cina, per un valore di oltre 9 miliardi di euro. Nel 2024 il volume è rimasto alto, segno che il vantaggio di costo e velocità dei produttori cinesi è reale e in crescita. Non è un alibi per rinviare, ma un elemento da cui partire per impostare una strategia credibile», prosegue Visconti.
«Per arrivare a una riconversione totale — impianti, supply chain, capacità batterie domestica, infrastrutture e riqualificazione del lavoro — servono 15-20 anni. Tradotto: 2038-2045 per la piena maturazione del sistema, con il 2035 come tappa intermedia per le immatricolazioni, ma accompagnata da un percorso industriale coerente e sostenibile».
