
(AGENPARL) – Mon 25 August 2025 Sp 10 Forenza-Acerenza sempre impercorribile: Lamiranda, senza strada è
retorico ogni appello a restare in paese
Gli eventi calamitosi delle ultime ore hanno ridotto il “famigerato” tratto
della SP 10 Forenza-Acerenza un autentico pantano con l’interruzione della
transitabilità già difficile e a rischio danni ad auto in tempi cosiddetti
normali. Come se non bastassero le condizioni di precaria (per usare un
eufemismo) transitabilità che soprattutto a partire dal km 44 perdurano da
anni è sempre più difficile collegare i due comuni dell’Alto Bradano specie
in questa fase estiva di maggiore frequenza. E’ ancora una volta Saverio
Lamiranda, (Terre di Aristeo), a riproporre la questione alla Provincia,
alla Regione e ai Comuni.
La percorribilità, in sicurezza, delle nostre vie di comunicazione –
sottolinea – è condizione indispensabile per rimanere e invitare altri a
ritornare o arrivare per restare. Lo sviluppo sociale, economico e
produttivo di un territorio è subordinato alla possibilità, dei propri
abitanti (specialmente quelli permanenti) di poter realizzare, senza
pericoli, rapporti sociali e produttivi compatibili con la prospettiva
della propria esistenza. Per questo, consentire, migliorare ed agevolare
questi “interscambi” fra le distinte Comunità della stessa area è
condizione doverosa per le Amministrazioni pubbliche ed oggettiva necessità
se si vuole raggiungere il Comune obiettivo di realizzare uno sviluppo
caratterizzato “locale”, ma in grado di esistere a livello internazionale.
Secondo Lamiranda per il recupero, la rinascita e la crescita delle nostre
Comunità, primaria Esigenza rimane la possibilità di collegamenti fra le
diverse aree, prima di tutto in sicurezza. L’interazione fra le Comunità
stimola, migliora e contribuisce a sviluppare in modo più efficace e meglio
rispondente alle proprie esigenze il benessere delle rispettive
popolazioni, specialmente quelle giovanili. Le realtà territoriali così
piccole come quelle residue, specialmente nelle aree interne popolate in
stragrande maggioranza da persone anziane, hanno scarsa capacità di
sopravvivere nel proprio territorio di origine in assenza di un radicale e
tempestivo adeguamento organizzativo alle nuove dimensione sociale e la ”
solidarietà verso i più deboli”, nel nostro caso, non può e non deve
trasformarsi in una sorta di “migliore assistenza per il fine vita”. Per
poter pensare ad un futuro, ancora possibile e se non vogliamo essere
responsabili dell’evaporazione delle nostre particolari e preesistenti
identità, TUTTI (pubblico e privato) abbiamo il dovere (nel rispetto dei
rispettivi ruoli e competenze) di impegnarci (sia in presenza che dai
luoghi dove siamo emigrati) per promuovere e sostenere l’evoluzione
positiva delle nostre antiche comunità, per dovere verso il Creato,
riconoscenza, per gratitudine ai nostri genitori, per la responsabilità
civica di ognuno, per perseguire il bene Comune e spendere al meglio i
talenti ricevuti da ognuno per raggiungere il bene Comune.