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Comunicato stampa
12 luglio 2025
Sudan: Save the Children, i drammatici racconti dei bambini sfollati sulle quotidiane violenze nel Darfur settentrionale, epicentro del conflitto sudanese
L’Organizzazione chiede alla comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per ottenere un cessate il fuoco in Sudan, per consentire alla popolazione un accesso agli aiuti sicuro e senza ostacoli ed incrementare gli stessi .
Centinaia di bambini hanno raccontato strazianti storie fatte di terrore e smarrimento dopo che nella regione sudanese del Darfur settentrionale le loro case sono state attaccate. Molti di loro, hanno raccontato agli operatori di Save the Children,l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine a rischio e garantire loro un futuro, di aver perso i contatti con amici e persone care[1].
Nel nord del Darfur, infatti, epicentro del conflitto sudanese che dura da due anni, la violenza è un fenomeno quotidiano e i combattimenti, che si sono intensificati negli ultimi 12 mesi, hanno raggiunto il picco ad aprile di quest’anno, quando il campo di Zamzam che ospitava gli sfollati, è stato brutalmente attaccato. Il 99% dell’intera popolazione di Zamzam, infatti, cioè quasi 500.000 persone – delle quali 260.000 sono bambini – sono state sfollate dal campo tra aprile e maggio. Circa il 75% di queste si è spostato nel campo di Tawila[2], situato a circa 60 km a sud-est di Zamzam.
Save the Children e i suoi partner hanno realizzato l’indagine “Bambini intrappolati nel conflitto,, raccogliendo le testimonianze di oltre 450 di questi bambini sfollati a Tawila, che hanno descritto viaggi traumatici ed espresso paura, dolore e un profondo senso di incertezza sul loro futuro.Molti bambini hanno assistito a vere e proprie esecuzioni, hanno visto cadaveri per strada, alcuni di loro hanno raccontato di aver visto giovani arrestati o uccisi e più della metà delle ragazze intervistate (53%) ha riferito di aver subito violenze sessuali durante il viaggio da Zamzam a Tawila.
Durante il viaggio verso Tawila, tre bambini hanno perso la madre, cinque il padre e quattro il fratellorito che le loro madri sono morte durante il viaggio verso Tawila,. Alcuni minori hanno raccontato di aver dovuto aiutare parenti anziani a percorrere lunghe distanze a dorso di asini, mentre altri di essere stati costretti ad abbandonare familiari esausti a causa della minaccia di violenza.
Salma*, 12 anni, originaria di El Fasher, è stata sfollata due volte: prima a Zamzam, poi a Tawila. Ha raccontato di aver assistito a stupri, uccisioni e saccheggi lungo la strada. Suo nonno è morto durante il viaggio a causa della stanchezza e della mancanza di cure. All’arrivo a Tawila, la sua famiglia non aveva né cibo né riparo e dormiva all’addiaccio.
Quando il campo di Zamzam è stato attaccato, Talha*, 12 anni, stava portando l’acqua alla sua famiglia. Ha assistito alle sparatorie e vissuto momenti di terrore. È corso a casa per cercare la sua famiglia, ma ha scoperto che era vuota. Ha cercato nelle scuole dove si nascondevano delle persone, ma non è riuscito a trovare nessuno. Credendo che la sua famiglia fosse fuggita a Tawila, Talha* ha seguito la folla a piedi. Dopo il suo arrivo, è rimasto da una famiglia ospitante per sette giorni prima che anche loro se ne andassero, lasciandolo solo. Talha* ha raccontato agli operatori che il suo unico desiderio è tornare a El Fasher, da cui proveniva, e riunirsi ai suoi familiari, anche se non sa se siano ancora vivi.
Mentre alcuni bambini hanno ribadito di sentirsi relativamente al sicuro a Tawila, molti, soprattutto tra le bambine, hanno espresso profondo dolore per la perdita dei propri cari e hanno sottolineato la paura per le violenze continue. I bambini hanno parlato anche delle cattive condizioni di vita nel campo, dove sono costretti a dormire per terra, soffrono il caldo estremo, hanno poco cibo e si sentono insicuri a causa della presenza di individui armati.
Le bambine hanno espresso le loro paure e il loro sentirsi vulnerabili, in particolare quando usano i servizi igienici o percorrono grandi distanze per procurarsi l’acqua. Molte hanno raccontato che le loro amiche sono state violentate durante lo sfollamento o nei campi. Sia i ragazzi che le ragazze hanno sottolineato un aumento della violenza sessuale e, in particolare, le ragazze di età compresa tra i 12 e i 18 anni sono le più colpite. Anche i ragazzi hanno raccontato degli abusi subiti dalle loro sorelle e dai loro coetanei.
“I bambini del nord del Darfur hanno vissuto l’inferno. Sono profondamente angosciati e non sanno cosa sarà del loro futuro. Molti hanno perso familiari prima e durante lo sfollamento e non hanno gli strumenti adeguati per elaborare le loro esperienze. Alcuni bambini hanno descritto ai nostri operatori le strazianti esperienze del distacco dai familiari più anziani lungo il percorso, che in molti casi non hanno più rivisto. Dall’inizio del conflitto, le vite dei bambini sono state stravolte. Ora si svegliano con il rumore di spari e bombardamenti. Le famiglie scavano trincee per proteggersi, le scuole sono chiuse e l’accesso all’assistenza sanitaria è limitato. Molti minori ci hanno riferito che i loro coetanei si sono uniti a gruppi armati o sono stati costretti a matrimoni precoci a causa di difficoltà economiche” ha detto Francesco Lanino, Vicedirettore Nazionale dei Programmi e delle Operazioni di Save the Children in Sudan.
“I diritti dei bambini sono stati completamente ignorati in Sudan. Vengono separati dalle loro famiglie, vedono i loro cari uccisi o mutilati e hanno già perso anni di istruzione fondamentale, con conseguenze terribili per la loro salute psicofisica. Siamo profondamente preoccupati per il futuro di questi bambini – e per il futuro del Sudan – se questo conflitto non terminerà” ha ribadito Francesco Lanino.
Save the Children chiede alla comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per ottenere un cessate il fuoco in Sudan, per consentire alla popolazione un accesso agli aiuti sicuro e senza ostacoli . è inolltre donfamentale incrementare i fondi destinati all’assistenza umanitaria, alla nutrizione, all’istruzione, alla protezione dell’infanzia, alla sicurezza alimentare e al supporto per fornire alle persone mezzi di sussistenza. Save the Children supporta inoltre i rifugiati sudanesi in Egitto e Sud Sudan.
Dall’aprile 2025, Save the Children ha guidato un’importante risposta umanitaria nel Darfur settentrionale, affrontando i bisogni urgenti delle popolazioni sfollate a seguito dello spostamento di massa dal campo di Zamzam e da El Fasher. A causa delle centinaia di migliaia di sfollati interni in tutta la regione, Save the Children ha intensificato le operazioni a El Fasher, Tawila e nel Darfur centrale, fornendo servizi essenziali in ambito sanitario, nutrizionale, idrico e igienico-sanitario, protezione e alloggio.
[1] In risposta all’escalation del conflitto e degli sfollamenti nel Darfur settentrionale, oltre 450 minori sfollati di età compresa tra gli 8 e i 18 anni a Tawila hanno partecipato a una consultazione di due giorni (31 maggio – 1 giugno 2025) guidata da Save the Children e dai suoi partner. Il rapporto di valutazione CHILDREN CAUGHT IN CONFLICT: LISTENING TO DISPLACED VOICES FROM ZAMZAM CAMP, NORTH DARFUR contiene una sintesi delle loro risposte e racconti, comprese le raccomandazioni per l’intervento.
[2] Dati sugli sfollati da DTM Sudan Focused Flash Alert: Al Fasher, Darfur settentrionale (Update 009, 6 July 2025), dove tra aprile e maggio 2025, DTM ha registrato circa 498.955 sfollati interni dal campo di Zamzam in Sudan. Ciò rappresenta circa il 99% della popolazione precedentemente registrata nel campo di Zamzam; 53% di bambini con traumi tra gli sfollati from DTM Sudan Mobility Update (18), 5 June 2025.
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