
Il candidato presidenziale e attivista politico Suleiman al-Bayoudi ha denunciato la persistenza della grave crisi elettrica in Libia, sottolineando che negli ultimi quattro anni sono stati spesi oltre 200 miliardi di dinari libici nel settore senza alcun miglioramento concreto del servizio.
Al-Bayoudi ha evidenziato che attualmente il deficit di produzione elettrica è di circa 1.350 megawatt, costringendo il Paese a importare 170 megawatt dalla Tunisia e ad adottare un piano di riduzione del carico per far fronte alla domanda.
Secondo i dati della Banca Centrale della Libia, tra gennaio 2021 e dicembre 2024 la spesa diretta per la Compagnia generale dell’elettricità è stata di circa 24,8 miliardi di dinari, mentre le transazioni petrolifere destinate a rifornire le centrali hanno superato i 180 miliardi di dinari, come dichiarato dall’ex presidente della National Oil Corporation, Farhat Bengdara.
Al-Bayoudi ha rimarcato che queste cifre non comprendono le spese operative, denunciando la mancanza di trasparenza e controllo, in particolare nel settore dello scambio di petrolio, definito da lui “uno dei più grandi casi di corruzione del Paese”.
Ha inoltre rivelato l’esistenza di un progetto, definito una “soluzione definitiva” alla crisi del combustibile per le centrali elettriche, con un costo una tantum inferiore ai 5 miliardi di dollari, chiedendosi perché tale soluzione non sia stata ancora adottata, nonostante la sua fattibilità evidente.
Al-Bayoudi ha concluso evidenziando il continuo spreco di fondi pubblici senza risultati tangibili, nonostante gli annunci ufficiali di stanziamenti miliardari, come i 10 miliardi di dinari sospesi per il 2024 destinati a progetti di sviluppo nel settore elettrico.
La crisi dell’energia elettrica rimane una delle sfide più critiche per i servizi e la qualità della vita dei cittadini libici, aggravata da continui ritardi nei progetti di sviluppo e promesse non mantenute. Le interruzioni quotidiane di corrente, soprattutto durante i mesi estivi con l’aumento dei consumi, continuano a pesare pesantemente sulla popolazione.