
(AGENPARL) – Tue 01 July 2025 COMUNICATO STAMPA
SMANTELLATO UN FIORENTE MERCATO AGROALIMENTARE ILLEGALE PARALLELO DALL’UFFICIO LOCALE ADM 2 DI PIACENZA
Fatture false per oltre dodici milioni di euro, coinvolte anche catene di supermercati
Piacenza, 1° luglio 2025 – I funzionari dell’Antifrode dell’Ufficio Locale ADM Emilia 2 di Piacenza hanno concluso le indagini preliminari a carico di venti persone e otto società con sede in Italia, tra cui due imprenditori con attività di impresa in un Comune della Valtrebbia, due commercialisti con studio professionale a Piacenza ed un componente, di nazionalità italiana, della Camera di Commercio italo-ungherese con sede a Budapest.
Numerosi e gravi i reati contestati: associazione a delinquere aggravata dalla transnazionalità, frode IVA e contrabbando internazionale per un danno, al solo erario nazionale, pari ad oltre 3 milioni e 200 mila euro di IVA dovuta, emissione di fatture per operazioni inesistenti per oltre 12 milioni di euro, autoriciclaggio e riciclaggio di provviste illecite per quasi 5 milioni di euro, false e fraudolente dichiarazioni IVA, falso in atto pubblico, ricettazione, ma anche frodi alimentari ed in particolare la vendita di prodotti agroalimentari, soprattutto formaggi esportati sul mercato nero russo per oltre 5 mila chilogrammi, affetti da gravi agenti patogeni (botulino) e la frode in commercio di olio contraffatto, dichiarato come olio extra vergine di oliva ma in realtà risultante mero olio di semi e compravenduto tra Italia e Romania.
Le indagini sono partite nel 2023, in seguito ad una segnalazione dell’autorità fiscale tedesca circa il possibile utilizzo illecito di un codice IVA di un soggetto di impresa con sede in Germania a cui sarebbero state intestate fatture per poche migliaia di euro da parte di una impresa dedita al commercio di beni agroalimentari con sede legale in Piacenza e sede operativa in Valtrebbia. Le attività di controllo sui passaggi alla frontiera italo-slovena di un veicolo con targa ucraina sospetto, rintracciato nell’ambito delle attività di controllo sul territorio di competenza, hanno indirizzato le indagini verso un uomo di nazionalità ucraina e con residenza in Campania, in grado di muovere milioni di euro di capitali tra Ucraina, Russia, Turchia, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Isole Seychelles, Cayman, Singapore, Svizzera, Portogallo, Bulgaria, Polonia e Gran Bretagna finalizzati all’approvvigionamento illegale di beni agroalimentari da destinare in Russia e Ucraina, grazie al coinvolgimento essenziale dello stesso imprenditore piacentino.
Su autorizzazione dell’autorità giudiziaria è stata quindi intrapresa dall’Antifrode una articolata attività investigativa: intercettazioni telefoniche ed ambientali, utilizzo di dispositivi di tracciamento delle posizioni degli indagati (GPS e controllo varchi stradali), attività di osservazione, controllo e pedinamento, indagini bancarie e cooperazione internazionale per il contrasto alle frodi IVA, intrattenute con numerose autorità estere dei Paesi UE. Gli ufficiali di Polizia giudiziaria dell’Antifrode hanno accertato quindi l’esistenza di due distinti sistemi di frode di carattere transnazionale aventi in comune la base degli affari principali tra la Valtrebbia ed il basso lodigiano oltre all’imprenditore piacentino, sopra citato, quale anello di collegamento costante.
Il primo sistema consentiva la sistematica compravendita in nero o a prezzi non di mercato, di tonnellate di prodotti alimentari da parte di persone fisiche, principalmente, di nazionalità ucraina e russa “alleate” per lo scopo, con il fine di consentire la piena evasione dell’iva nazionale e intracomunitaria, sostenere il contrabbando internazionale, violare le misure restrittive UE in relazione agli scambi commerciali e finanziari tra UE e Russia a seguito della crisi internazionale ucraina. La merce veniva destinata sulla carta a soggetti economici missing trader e defaulter diretti dagli stessi indagati.
Il secondo sistema caratterizzato dalla vera e propria associazione a delinquere con a capo due piacentini di cui uno residente all’estero, aveva lo scopo di realizzare sistematiche frodi dell’IVA nelle transazioni commerciali intracomunitarie, relative ad acquisti di prodotti alimentari vari, effettuati da società gestite dal sodalizio, con il concorso necessario di piattaforme di logistica, società di trasporto, catene di supermercati e vari consulenti fiscali vari. Più precisamente, l’associazione a delinquere interponeva tra i cessionari esteri reali o nazionali nel ruolo consapevole di conduit company ed i reali clienti, società fittizie da loro stesse costituite o dirette in molteplici Paesi Europei con il ruolo di defaulter, missing trader o broker, aventi la finalità di assumere un debito IVA destinato a non essere mai assolto in alcun Paese europeo e di contabilizzare a giacenza di magazzino beni in realtà già ceduti sul mercato nero e destinati a consumatori finali nascosti, principalmente di nazionalità vietnamita, araba e italiana, collocati fisicamente in Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia, con il fine di arrecare un grave danno al sistema di imposta sul valore aggiunto dei Paesi dell’Unione e con l’ulteriore obiettivo di costituire mercati di prodotti agro alimentari paralleli a quelli legali.
In particolare, è emerso anche il ruolo di due indagati piacentini risultanti titolari di una attività di impresa illegale a Budapest supportata anche da un componente della camera di commercio italo-ungherese di nazionalità italiana. Uno dei due titolari è risultato già sottoposto a detenzione in carcere per sequestro di persona a scopo di estorsione mentre il secondo uomo, già con un passato di bancarottiere, era dedito a ricercare il supporto anche di personaggi vari coinvolti in associazioni a delinquere di stampo mafioso, tuttavia senza esito concreto.
Nel corso del 2024, le attività di perquisizione delegate dalla Procura della Repubblica di Piacenza ed eseguite dai funzionari dell’Antifrode, a Piacenza e provincia, oltre che nelle province di Lodi, Padova, Treviso e Verona con la collaborazione della Squadra mobile della Questura di Piacenza, del Reparto prevenzione crimine della Questura di Reggio Emilia e dei funzionari doganali di Verona consentivano di porre sotto sequestro i dispositivi informatici e la contabilità in nero degli indagati, oltre a somme di denaro per oltre 60 mila euro e valori per altri 100 mila euro.