
(AGENPARL) – Thu 26 June 2025 Open this email on your browser (https://mailchi.mp/c6ced67d4fdd/comunicato-stampa-locarno78-alla-costumista-milena-canonero-il-vision-award-2025?e=c222efc793)
Locarno Film Festival
Locarno78: alla costumista Milena Canonero il Vision Award 2025
Ammirata per le sue innovative collaborazioni con Stanley Kubrick, Hugh Hudson, Wes Anderson, Sofia Coppola, Warren Beatty, Alan Parker, Louis Malle e molti altri, la sera di domenica 10 agosto 2025 la celebre costume designer italiana riceverà il Vision Award, presentato da Ticinomoda. Nel corso del Festival introdurrà inoltre la sua più recente collaborazione con Francis Ford Coppola: il monumentale Megalopolis (2024).
https://www.locarnofestival.ch/it/press/press-releases/2025/06/milena-canonero-to-receive-vision-award.html?mc_cid=cfcdddbf69&mc_eid=UNIQID
© Roberto Granata
Fin dal suo debutto in Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, Milena Canonero (https://www.locarnofestival.ch/it/press/press-releases/2025/06/milena-canonero-to-receive-vision-award.html?mc_cid=cfcdddbf69&mc_eid=UNIQID) ha realizzato alcuni tra i costumi più visionari della storia del cinema, dando forma all’immaginario collettivo attraverso tessuti colorati e tagli originalissimi che hanno saputo trasformare ogni personaggio in una presenza indelebile.
Basti pensare agli smoking e gli abiti lunghi dell’età del jazz in Cotton Club (1984) di Francis Ford Coppola, ai merletti aristocratici in Marie Antoinette (2016) di Sofia Coppola, agli elaborati abiti klimtiani di Tilda Swinton in Grand Budapest Hotel (2014), di Wes Anderson, o al look elegante di Catherine Deneuve e di David Bowie nell’horror Miriam si sveglia a mezzanotte (1983), di Tony Scott. O ancora al coloratissimo Dick Tracy (1990) di Warren Beatty, agli indimenticabili costumi di La mia Africa (1986) di Sidney Pollack, ai cowboy dei Fratelli Sisters (2018) di Jacques Audiard, agli abiti iconici di Shining (1980) di Kubrick… Così come alla sua recente reinterpretazione in chiave postmoderna dello stile antico romano in Megalopolis (2024) di Francis Ford Coppola e alla sua sesta collaborazione con Wes Anderson sul set della spy-story La trama fenicia (2025), ambientata negli anni Cinquanta. Per ciascuno di questi titoli, chiunque saprebbe indicare un costume preferito firmato
Canonero, a dimostrazione di quanto la sua eredità sia profondamente intrecciata con la storia del cinema.
Grazie ai suoi capolavori, Milena Canonero ha collezionato quattro Oscar ai migliori costumi – con Barry Lyndon (1975) di Stanley Kubrick, Momenti di gloria (1981) di Hugh Hudson, Marie Antoinette di Sofia Coppola e Grand Budapest Hotel di Wes Anderson –, nonché tre BAFTA, tre Guild Awards, l’Orso d’Oro alla Berlinale e numerosi altri riconoscimenti. Oltre al ruolo di costumista, i suoi interessi e il suo talento la vedono nel ruolo di set designer in Inserzione pericolosa (1992) di Barbet Schroeder e nell’Amadeus (1999) di Roman Polanski, andato in scena a teatro. Ha inoltre diretto corti e spot pubblicitari.
Anche in ambito operistico Milena Canonero vanta collaborazioni con, fra gli altri, il Metropolitan di New York, il Teatro dell’opera di Vienna, La Scala e l’Opéra Garnier di Parigi. È stata associate producer di Good Morning Babilonia (1987) dei fratelli Taviani, e ha prodotto due film insieme a Elda Ferri: Un giorno questo dolore ti sarà utile (2011) e Hill of Vision (2022), l’incredibile storia del premio Nobel Mario Capecchi. Ma è la sua tripla collaborazione con Stanley Kubrick ad averla consacrata definitivamente come l’artista che oggi tutti conoscono.
Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: “Milena Canonero è un gigante del cinema e dell’arte contemporanea. Come un’artista rinascimentale, ha unito la profonda sapienza dell’artigianato alle possibilità del cinema, spalancando così spazi infiniti per l’immaginazione e l’espressione umana. Il lavoro svolto da Milena Canonero, a partire dai costumi di Arancia meccanica, è diventato parte integrante dell’orizzonte delle possibilità espressive dell’arte costumistica e non solo, rimodellando tutto il pensiero del cinema. L’impatto universale e duraturo della sua arte è la testimonianza di un genio inquieto e gioioso, profondamente italiano, ancorato alle sue tradizioni artistiche, che diventa patrimonio dell’umanità.”