
In un’affascinante rivelazione che riscrive parte della storia del Nord Africa, la NASA ha annunciato importanti scoperte geologiche e archeologiche nell’altopiano libico di Masak Setfat, nel sud-ovest del Paese. Le immagini satellitari dell’Osservatorio della Terra hanno portato alla luce tracce sorprendenti di antica attività umana risalente a oltre 8.000 anni fa, restituendo alla Libia un ruolo centrale nel racconto delle origini della civiltà umana.
Masak Setfat: la geografia che racconta
Le immagini satellitari, corroborate da studi sul campo, hanno rivelato la presenza di antichi corsi d’acqua, insediamenti preistorici e un’impressionante quantità di incisioni rupestri, che testimoniano la ricchezza della fauna e della vita umana che un tempo animava questa zona ora arida. Il sito è considerato una delle più antiche tracce di vita organizzata nella regione sahariana.
Valle di Mathendos: la fauna che fu
Tra i siti più iconici emersi da questa ricerca c’è la Valle di Mathendos, ricca di disegni rupestri che raffigurano giraffe, elefanti, coccodrilli, rinoceronti e antilopi, animali oggi assenti dalla regione, ma che in passato testimoniavano un clima verde e ricco d’acqua. Queste pitture, risalenti al periodo neolitico, sono considerate una delle più importanti finestre sulla fauna selvatica preistorica dell’Africa settentrionale.
Quando l’uomo viveva con la pietra e l’acqua
Gli studi hanno anche mostrato che i primi esseri umani – Homo sapiens e ominidi estinti – utilizzavano l’altopiano per estrarre la quarzite dall’arenaria, impiegandola per costruire utensili e armi. Ciò dimostra una sofisticata relazione tra attività umana e risorse geografiche, che getta nuova luce sull’ingegnosità delle popolazioni antiche nel pieno deserto libico.
Tra archeologia e petrolio: il presente incontra il passato
Curiosamente, l’area dell’altopiano di Masak Setfat include anche giacimenti petroliferi come quello di El Feel, attivo dal 2004. Questo contrasto tra modernità industriale e patrimonio preistorico offre un esempio unico di come la stessa terra possa raccontare storie molto diverse, ma ugualmente significative.
Un invito alla riscoperta culturale
Le scoperte documentate dalla NASA aprono nuove prospettive per la ricerca archeologica in Libia, rafforzando l’identità culturale nazionale e offrendo una nuova narrativa storica che posiziona la Libia come crocevia dell’evoluzione umana. I reperti ritrovati rappresentano un patrimonio da proteggere e studiare, non solo per comprendere il passato, ma per ispirare un futuro fondato sulla consapevolezza storica e culturale.
Grazie alle immagini satellitari e alle indagini sul campo, la Libia emerge oggi come una culla della civiltà africana, dove la geografia incontra la storia, e il deserto custodisce segreti di fiumi scomparsi e vite vissute millenni fa. Un patrimonio che invita il mondo a guardare alla Libia non solo come nazione moderna, ma come scrigno di una storia universale.






