
Dopo gli attacchi aerei mirati condotti dagli Stati Uniti contro i principali impianti nucleari dell’Iran, Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), ha lanciato un chiaro appello: “Khamenei deve andarsene”. In un discorso pronunciato domenica, la leader dell’opposizione in esilio ha affermato che “il popolo iraniano accoglie con favore la fine della guerra e chiede pace e libertà”.
Rajavi ha accusato il regime teocratico di aver trascinato il paese verso la rovina con un programma nucleare segreto, definito “un progetto antipatriottico”, che secondo le sue stime avrebbe bruciato oltre duemila miliardi di dollari e provocato innumerevoli perdite di vite umane, per poi essere annientato in un solo giorno di raid.
“La responsabilità ricade interamente sulla Guida Suprema Ali Khamenei, che ha perseguito un’agenda distruttiva per interessi ideologici e di potere, e non per il bene del popolo iraniano”, ha dichiarato Rajavi, chiedendo un cambiamento radicale.
La Terza Opzione: né appeasement né guerra, ma cambio di regime
Rajavi ha rinnovato il sostegno alla “Terza Opzione” proposta dal CNRI:
- No all’appeasement,
- No alla guerra,
- Sì al cambio di regime,
ovvero una transizione verso una repubblica democratica, laica, non nucleare, con parità di genere e separazione tra religione e Stato.
Secondo Rajavi, gli attacchi americani rappresentano “la prova definitiva dell’incapacità del regime clericale di riformarsi” e la conferma della necessità di un nuovo ordine politico basato sulla volontà popolare.
Il suo Piano in Dieci Punti per un Iran libero ha ricevuto il sostegno di oltre:
- 4.000 parlamentari internazionali,
- 130 ex capi di stato,
- 80 premi Nobel,
- e la maggioranza della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.
Il piano propone una costituzione democratica, libere elezioni, libertà di espressione, uguaglianza religiosa e di genere, e una politica estera pacifica e non aggressiva.
Un punto di svolta per l’Iran?
Gli attacchi alle infrastrutture nucleari di Fordow, Natanz ed Esfahan sono considerati da molti analisti un chiaro avvertimento a Teheran: l’epoca dell’ambiguità strategica sul nucleare iraniano sta volgendo al termine.
Per Maryam Rajavi e la resistenza iraniana, si tratta di un momento storico: “È l’inizio della fine di un regime che ha dominato l’Iran con la repressione, la censura e la guerra”, ha dichiarato. “Avanti verso un Iran libero.”