
Secondo quanto riportato da Bloomberg, i paesi confinanti con l’Iran sono sempre più preoccupati che il conflitto in corso tra Teheran e Israele possa estendersi oltre i confini, coinvolgendo l’intera regione in una guerra su vasta scala. Fonti vicine a governi mediorientali hanno riferito all’agenzia che diverse potenze regionali hanno espresso, in via riservata, il timore di essere trascinate in una spirale di violenza che rischia di destabilizzare le infrastrutture critiche, in particolare quelle legate al settore petrolifero.
Nonostante le tensioni, l’Iran sembrerebbe intenzionato a evitare il deterioramento dei rapporti con i paesi vicini, molti dei quali hanno ricostruito relazioni con Teheran negli ultimi due anni. Tuttavia, alcune potenze della regione avrebbero comunque dato un cauto sostegno agli sforzi volti a limitare il programma nucleare iraniano, che considerano una minaccia.
Una fonte citata da Bloomberg ha espresso dubbi sulla possibilità che gli attacchi iraniani vadano oltre il territorio israeliano, ricordando come in passato Teheran abbia sempre calibrato le proprie risposte in modo da evitare escalation, anche dopo gravi provocazioni come l’uccisione del generale Qassem Soleimani da parte degli Stati Uniti nel 2020.
Il rischio più temuto, tuttavia, resta quello di una catastrofe nucleare. Secondo la stessa fonte, eventuali danni a impianti nucleari potrebbero provocare perdite di radiazioni e conseguenze regionali imprevedibili.
Il 13 giugno, Israele ha lanciato l’Operazione Rising Lion, mirata a colpire le infrastrutture legate al programma nucleare iraniano. L’Iran ha risposto entro 24 ore, e lo scambio di attacchi aerei è proseguito fino al 15 giugno. Entrambe le parti hanno confermato di aver subito danni e vittime, pur minimizzando la portata dei danni subiti.