
Con l’approvazione definitiva del nuovo decreto legge sulla sicurezza, cambia profondamente lo scenario operativo per le forze dell’ordine. Aumentano le tutele per gli operatori di polizia, si introducono strumenti come le body cam, si inaspriscono le pene per chi aggredisce gli agenti e si rendono possibili misure come la flagranza differita. Abbiamo intervistato Stefano Paoloni, Segretario Generale del SAP (Sindacato Autonomo di Polizia), per approfondire i contenuti di questo provvedimento e capire in che direzione si muove lo Stato in tema di sicurezza e legalità.
Domanda. Segretario Paoloni, il decreto prevede un aumento del fondo per la tutela legale degli operatori fino a 50.000 euro: ritiene che questa misura sia sufficiente a scoraggiare le denunce pretestuose e strumentali di cui spesso parla il SAP?
Paoloni. La norma che aumenta in modo considerevole l’anticipo sulle spese legali e peritali non è finalizzata a scoraggiare le denunce strumentali, ma a tutelare in modo più adeguato gli operatori delle forze dell’ordine. Troppo spesso siamo esposti a denunce pretestuose da parte di soggetti indagati che, controdenunciando, cercano di trasformarci da testimoni a imputati, riducendo così la valenza probatoria delle nostre testimonianze.
Inoltre, siamo soggetti all’“atto dovuto”: ogni volta che utilizziamo legittimamente la forza o le armi, scatta un’indagine automatica. Questo comporta che, anche in presenza di evidenti scriminanti come la legittima difesa o l’adempimento del dovere, dobbiamo affrontare procedimenti penali e pagarci la difesa personalmente. L’aumento degli anticipi rappresenta quindi un passo avanti fondamentale. Basti pensare che la media delle parcelle si aggira attorno ai 18.000 euro, mentre il 95-97% dei procedimenti si conclude con l’archiviazione.
Domanda. L’introduzione dell’uso delle body cam è stata definita una “storica battaglia” del SAP: quali garanzie esistono affinché il loro utilizzo non si trasformi in una sorveglianza costante anche nei confronti degli stessi agenti?
Paoloni. Le body cam sono uno strumento che abbiamo fortemente voluto proprio per garantire trasparenza. Servono sia a tutelare gli operatori di polizia da false accuse, sia a dimostrare la correttezza del nostro operato ai cittadini. Non abbiamo nulla da nascondere. Per questo, non le consideriamo uno strumento di controllo, ma di protezione. Rappresentano una garanzia in più per tutti.
Domanda. L’inasprimento delle pene per chi compie violenza contro le forze dell’ordine è una misura accolta con favore dal SAP: come si concilia questa stretta con la necessità di garantire comunque il diritto alla protesta pacifica e alla libertà di espressione?
Paoloni. Viviamo in uno Stato di diritto e il nostro compito è proprio garantire a tutti di manifestare liberamente, ma nel rispetto delle regole. Protestare non significa essere violenti. Abbiamo il dovere di assicurare che, al termine di una manifestazione, le strade, le auto, le vetrine e i bancomat siano intatti. Allo stesso modo, abbiamo il diritto di tornare a casa, sani e salvi, dopo un servizio.
L’inasprimento delle sanzioni ha un obiettivo chiaro: disincentivare le azioni violente. Oggi le pene sono troppo leggere e chi aggredisce un agente spesso non ne risponde. Questo cambiamento è quindi necessario per ristabilire un equilibrio tra diritti e doveri.
Domanda. Nel decreto si parla della possibilità di arresto in flagranza differita per reati commessi durante manifestazioni pubbliche: quali strumenti verranno messi a disposizione degli agenti per identificare in modo inequivocabile i responsabili, evitando errori o abusi?
Paoloni. Le manifestazioni pubbliche vengono già videoriprese, ed è proprio questo lo strumento principale che sarà utilizzato per identificare i responsabili dei reati. Oggi il fermo è possibile solo in flagranza, e intervenire direttamente tra la folla può essere estremamente pericoloso per gli agenti. Con la flagranza differita, invece, potremo procedere con gli arresti il giorno successivo, in condizioni di maggiore sicurezza e con le prove video a supporto.
Il SAP ha spesso sottolineato la necessità di maggiori tutele per gli operatori: secondo lei, quali sono i prossimi interventi normativi o strutturali che il Governo dovrebbe adottare per migliorare ulteriormente le condizioni di lavoro della Polizia di Stato?
C’è ancora il problema dell’imputazione automatica ogni volta che un agente fa uso della forza, anche quando sussistono chiare scriminanti. Riteniamo che l’“atto dovuto” debba essere sostituito da una “verifica di garanzia”: un accertamento preliminare che valuti se esistano elementi che giustifichino l’azione dell’operatore, evitando così incriminazioni ingiustificate.
Inoltre, chiediamo un maggiore impiego di strumenti di protezione durante le manifestazioni, come barriere metalliche, mezzi aerei di osservazione e l’utilizzo di idranti. Solo così potremo lavorare in sicurezza e garantire l’ordine pubblico in maniera efficace.
Le misure approvate segnano un punto di svolta per le forze dell’ordine italiane. Come chiarisce il segretario Paoloni, non si tratta solo di garantire più sicurezza agli agenti, ma anche di assicurare più trasparenza, efficienza e rispetto dei diritti di tutti i cittadini. Ora la sfida sarà quella di attuare queste norme sul campo, trasformando le tutele scritte in tutele reali