
(AGENPARL) – Thu 22 May 2025 COMUNICATO STAMPA
Dal 23 maggio arriva la mostra
MARIO MAFAI E ANTONIETTA RAPHAËL
UN’ALTRA FORMA DI AMORE
Fino al 2 novembre si potranno ammirare oltre 100 opere, di cui alcune inedite e altre raramente esposte, tra dipinti, sculture e disegni, provenienti da importanti istituzioni italiane e collezioni private
Roma, 22 maggio 2025 – Dal 23 maggio al 2 novembre 2025, al Casino dei Principi di Villa Torlonia, apre al pubblico la mostra “Mario Mafai e Antonietta Raphaël. Un’altra forma di amore”, che a cinquant’anni dalla scomparsa di Antonietta Raphaël e a sessanta da quella di Mario Mafai, propone una nuova riflessione sui due artisti considerati tra i protagonisti delle vicende artistiche del Novecento.
L’esposizione, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è ideata dal Centro Studi Mafai Raphaël e curata da Valerio Rivosecchi e da Serena De Dominicis, con l’organizzazione e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura.
Dai tardi anni Venti, caratterizzati dall’intensità espressiva culminata nel sodalizio definito da Roberto Longhi la “Scuola di via Cavour”, Mario e Antonietta seguono percorsi paralleli ma spesso anche divergenti, fortemente condizionati dalla realtà storica. Mario viene presto considerato un maestro indiscusso, un punto di riferimento per l’ambiente artistico romano, mantenendo il suo prestigio anche negli anni faticosi del dopoguerra. Serie pittoriche come i Fiori secchi, le Demolizioni, le Fantasie rappresentano fin dalla loro prima apparizione il volto più autentico e antiretorico della cultura italiana.
Ben diversa la sorte di Antonietta, lituana di origini ebraiche, esposta a pregiudizi di genere, costretta ad allontanarsi da Roma negli anni delle leggi razziali e della guerra, vivrà lunghi periodi di ricerca solitaria. La scoperta del suo talento avverrà solo a partire dagli anni Cinquanta con riconoscimenti via via più ampi rispetto al suo ruolo nella definizione di una linea antinovecentesca, della sua originale opera scultorea e dell’ultima accesa e felice stagione pittorica negli anni Sessanta.
La mostra racconta una vicenda insieme artistica, intellettuale e sentimentale, basata sulle differenze ma anche su una trama sottile di scambi, idee e passioni comuni, in grado di trasformare in poesia ogni evento della realtà vissuta.
Il percorso espositivo comprende opere pittoriche e scultoree provenienti, oltre che dalle collezioni della Sovrintendenza Capitolina, anche dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, dai Musei Civici Fiorentini, dalle collezioni d’arte della Camera dei Deputati e della Banca d’Italia, da numerose collezioni private e dalle collezioni degli eredi dei due artisti, con la presenza anche di una rara e selezionata documentazione originale formata da lettere, disegni, fotografie, provenienti dagli archivi di famiglia, dal Centro Studi Mafai Raphaël, dal Gabinetto Vieusseux di Firenze e dall’Archivio della Scuola Romana di Sovrintendenza.
La mostra è organizzata anche grazie alla collaborazione di: Collezione Augusto e Francesca Giovanardi di Milano, Collezione Giuseppe Iannaccone, Milano, e del Civico Museo “Maria Maddalena Rossi” di Codevilla (PV).
Le oltre cento opere presentate – di cui alcune inedite e altre raramente esposte – si snodano sui due piani del Casino dei Principi lungo un percorso scandito in sette sezioni tematiche per offrire una panoramica sull’opera di entrambi gli artisti e un confronto ad evidenziarne le feconde differenze.
Le sezioni della mostra
La prima sezione, La “Scuola di via Cavour”, ha carattere “storico” e inquadra i primi anni, decisivi, dell’incontro di Mario, Antonietta e Scipione (Gino Bonichi), il cambio di passo determinato in gran parte dall’azione di stimolo culturale e pittorico svolto dalla Raphaël, i primi successi. Accanto a quelle di Mafai e Raphaël sono esposte anche due opere di Scipione.
La sala delle vedute al piano terra accoglie sculture di Antonietta, compresi alcuni inediti di recente ritrovamento, evidenziando il nodo tematico offerto dal rapporto tra femminile, maternità/creazione e fuga, con incursioni nel mito. Tra le opere in mostra anche l’Angoscia n.2 (1936-1963) – qui esposta per la prima volta – risultato della laboriosa traduzione in pietra porfirica di un gesso del 1936.
Ancora al piano terra, la sezione Intermezzo musicale presenta alcune opere a testimonianza della passione condivisa da Antonietta e Mario per la musica, che ritorna in varie opere, come ad esempio, i dipinti Natura morta con chitarra (1928) e La lezione di piano (1934).
A seguire, la sezione Una silenziosa sfida mette l’accento sul confronto tra Mafai e Raphaël e su come i due, pur condividendo alcuni temi – disegni, ritratti e autoritratti, nudi e nature morte – seguissero poi strade volutamente divergenti, risolvendo gli stessi temi con soluzioni formali distanti. Tra i ritratti anche l’inedito Ritratto di Simona, dipinto da Mario nel 1932 e qui esposto per la prima volta. All’interno della stessa sezione, un video propone interviste e documentari sui due artisti.
La sala centrale del primo piano è dedicata a Mario Mafai. Filo conduttore, la “metamorfosi”, concetto esemplificato nello slittamento dal figurativo all’astratto attraverso alcuni tra i principali passaggi stilistici della maturità, dalla fase “tonale”, piena di incanto e malinconia, dei primi anni Trenta, alla vena espressionista delle Fantasie, al momento realista dei Mercati del Dopoguerra, fino alle ricerche astratte e informali degli ultimi anni.
Il percorso espositivo prosegue con la sezione Antonietta Raphaël. Un viaggio nell’identità e oltre riservata a sculture e dipinti di Antonietta che veicolano la complessa identità dell’artista alla cui formazione contribuirono molti fattori culturali, in particolare la cultura ebraica, una esistenza “nomade”, i viaggi in Sicilia, Spagna e Cina.
Infine, nell’ultima saletta, a chiudere l’itinerario aperto dal grande Ritratto di Antonietta nello studio di scultura (1934) di Mafai, un solo quadro di Raphaël, Mario nello studio (Omaggio a Mafai) del 1966, racchiude tutta l’energia di una vita passata a sfidarsi e amarsi.
Nello stesso spazio, una selezione di lettere autografe – frutto di una ricerca a cura di Sara Scalia, nipote degli artisti – e materiali fotografici restituiscono la vicenda umana e artistica di Mafai e Raphaël.
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da De Luca Editori d’Arte.
Ufficio stampa Zètema Progetto Cultura