
A grande richiesta e in occasione del Festival di Cannes, torna l’evento Cinema Web firmato dalla Fondazione E-Novation: un incontro nato per discutere del futuro del Cinema senza perdere di vista ciò che lo rende unico e irripetibile – irriproducibile. Senza macchine possiamo vivere; senza Arte, no. E il cinema non è solo la settima arte, ma anche quella che le compendia tutte. Dalla sua sopravvivenza dipenderanno tante cose; in particolare – e forse quella che ci interessa di più – il nostro destino.
“Eventi come questo sono un balsamo per l’anima, perché aprono la via a una maggior sensibilizzazione al valore sociale che il cinema in particolare e l’arte in generale hanno per noi. Vado a Cannes con i ragazzi della Fondazione ad ascoltare i commenti del pubblico cinefilo e a ribadire che il cinema come settima arte è il più grande divulgatore di valori di ogni tempo poiché affronta temi delicati come quelli dello sviluppo integrale della persona umana inducendo alla riflessione”, sostiene il Professor Massimo Lucidi, Presidente della Fondazione. Gli fa eco il Vice-Presidente della Fondazione e Direttore Generale di Asso.Impre.Di.A., Alberto Patruno, dicendo che “il cinema, tra gli altri, ha un inestimabile valore sociale che non deve mai andare perduto, ma custodito e accresciuto”. Ed è proprio per il forte valore sociale che si distinguono, quest’anno al Festival del Cinema, i film italiani sia in competizione – parliamo di Fuori di Mario Martone – sia nella sezione Un Certain Regard – Testa o Croce? di Matteo Zoppis e Alessio Rigo de Righi, e Le Città di Pianura di Francesco Sossai.
Fuori narra alcuni degli episodi della vita di una delle scrittrici italiane più sopraffini del ‘900, Goliarda Sapienza (Valeria Golino), in particolare il breve periodo passato in carcere e le difficoltà incontrate nella pubblicazione del suo romanzo più celebre, “L’Arte della Gioia.” Proprio Valeria Golino aveva girato sul romanzo in questione e presentato a Cannes l’anno scorso un film dal medesimo titolo (L’Arte della Gioia); quest’anno torna a parlare di Goliarda Sapienza ma da attrice, facendosi promotrice, assieme a Martone, dell’arte e delle idee (non sempre le due possono essere separate) di una scrittrice del panorama letterario italiano che merita di essere conosciuta. Il forte valore sociale del film non riguarda solo l’articolazione del vissuto di una scrittrice e attivista, ma anche la determinazione e la passione che contraddistinguono chi non smette mai di lottare per ciò in cui crede, che si tratti di una pubblicazione, di un’amicizia, o di un amore apparentemente impossibile.
Testa o Croce?, film ispirato a fatti realmente accaduti, si presenta come un’ottima riflessione su temi assai delicati quali la giustizia, l’amore e la verità. Esiste una Verità, che ci consenta di distinguere ciò che accade da ciò che non accade, ciò che è giusto da ciò che non è giusto, l’amore dall’infatuazione, il sospetto dalla colpa? Roma, primi del ‘900. Il Wild West Show di Buffalo Bill (John C. Reilly) approda a Roma. In questa occasione si incontrano il buttero Santino (Alessandro Borghi) e Rosa (Nadia Tereszkiewicz), i quali si innamorano perdutamente l’uno dell’altro. Rosa, come molti Italiani dell’epoca, vede l’America come un sogno da realizzare. Tuttavia, la Sorte è sempre pronta a colpire quando meno te l’aspetti: il marito di Rosa viene trovato morto e i sospetti ricadono su Santino. I due amanti fuggono, sapendo da cosa fuggono ma non sapendo a cosa stanno andando incontro. Ma chi ha ucciso il marito di Rosa? Sarà stato Santino? Rosa? O sarà stato qualcun altro?
Le Città di Pianura è un road movie, un viaggio alla scoperta della pianura veneta attraverso i luoghi che più la caratterizzano e le voci di chi ogni giorno la abita, la visita e la vive come un’esperienza indimenticabile. Carlobianchi e Doriano (Sergio Romano e Pierpaolo Capovilla) sono due uomini che hanno superato i cinquanta ma che non smettono mai di ascoltare il fanciullino che vive in loro. Non hanno soldi, non hanno meta: sanno solo che ogni sera si ritroveranno, prima o poi, in un bar a partecipare al “rituale” dell’ultimo giro, quella bevuta che sancisce la fine della notte e proclama l’inizio del giorno. Durante uno di questi “rituali” conoscono Giulio (Filippo Scotti), un giovane studente di architettura che spesso e volentieri sogna a occhi aperti. L’improbabile trio stringe amicizia e intraprende un viaggio attraverso la pianura veneta e, contemporaneamente, attraverso quel giardino dei sentieri che si biforcano che è la vita.
È da qui che partiremo, è proprio dalle riflessioni a cui questi tre film invitano che tesseremo la trama di un discorso che percorrerà a ritroso il cammino che porta dalla visione dei film fino al bisogno che anima la loro produzione; perché ogni film, così come ogni opera d’arte, nasce da un bisogno, tutto umano, che è quello di estrinsecarsi al fine di comprendersi e di imprimere il proprio sigillo sulla figura delle cose, al fine di riconoscersi. Senza tale bisogno…….be’, forse noi non avremmo mai scritto, voi non avreste mai letto e nessuno, come direbbe qualcuno che tanto ha scritto e tanto ha letto, non avrebbe mai amato.

