
Tripoli Cresce la tensione nella capitale libica, dove nella serata di lunedì le forze fedeli al Governo di Unità Nazionale (GNU), guidato dal Primo Ministro Abdul Hamid Dbeibeh, hanno aperto il fuoco contro i manifestanti radunatisi nei pressi del quartier generale del governo. A riportarlo è il quotidiano libico Al Marsad, secondo cui le proteste nella città stanno assumendo dimensioni sempre più ampie.
Migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade del centro per chiedere le dimissioni del premier Dbeibeh, accusato da molti di non essere riuscito a garantire stabilità e sicurezza in una capitale sempre più frammentata da scontri tra milizie rivali.
Le violenze si sono intensificate dopo l’assassinio di Abdelghani al-Kikli, capo dell’Apparato di Supporto alla Stabilità, presso il quartier generale della 444a Brigata di Fanteria, una delle più potenti forze militari della capitale e fedele al GNU. L’episodio ha innescato scontri prolungati tra i due gruppi armati, durati diverse ore.
In risposta, il Ministero della Difesa ha annunciato la fine delle operazioni militari volte a ristabilire l’ordine nella capitale, ma la situazione è rimasta instabile. Poco dopo, il premier Dbeibeh ha comunicato una serie di misure per ristrutturare il settore della sicurezza, tra cui lo smantellamento delle Forze di Deterrenza guidate da Abdul Raouf Kara. La decisione ha immediatamente provocato nuovi combattimenti tra le milizie di Kara e i membri della 444a Brigata, facendo temere un ulteriore collasso del fragile equilibrio di potere a Tripoli.
Gli osservatori internazionali esprimono forte preoccupazione per l’evoluzione della crisi e per l’uso della forza letale contro manifestanti civili, in un contesto in cui il malcontento popolare si intreccia pericolosamente con rivalità tra fazioni armate.