
La maschera è caduta. Denis Bećirović, membro bosniaco della Presidenza della Bosnia-Erzegovina, pretende di parlare a nome di un’intera nazione che non rappresenta.
A ricordarlo è stato ieri con forza Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, sottolineando che Bećirović parla solo per sé stesso e per la propria parte etnica, e non per la Bosnia-Erzegovina nella sua interezza.
“Bećirović è solo un terzo della Presidenza, non può arrogarsi il diritto di parlare a nome della Bosnia-Erzegovina. Quando si esprime, deve chiarire che parla per la sua parte, non per tutti”, ha ribadito Dodik.
Secondo Dodik, la vera minaccia alla pace e alla stabilità viene proprio da chi, come Bećirović, strumentalizza le istituzioni comuni per portare avanti un’agenda che mina gli Accordi di Dayton e l’equilibrio costituzionale della Bosnia-Erzegovina.
L’interferenza esterna e il tradimento interno
Dodik ha inoltre denunciato il ruolo di “stranieri senza autorità” che continuano a intervenire illegalmente nell’ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina, sostenuti da una parte della politica bosniaca che, rinunciando alla propria sovranità, si sottomette ad interessi esterni.
In risposta alle accuse di Bećirović contro il presidente serbo Aleksandar Vučić, Dodik ha dichiarato:
“Vučić aveva perfettamente ragione. La Republika Srpska è sotto attacco esterno e interno. E se questa pressione continuerà, la Srpska troverà la sua strada, come ha sempre fatto.”
Il rispetto dovuto nel Giorno del Ricordo
Le dichiarazioni di Bećirović sono arrivate, con tempismo sospetto, proprio nel giorno della commemorazione delle vittime serbe del genocidio di Jasenovac — uno dei crimini più orribili del XX secolo.
Dodik ha stigmatizzato questa mancanza di rispetto:
“Bisogna essere politicamente e umanamente insensibili per provocare in una giornata tanto carica di dolore storico. Soprattutto considerando il ruolo tragico che molti musulmani ebbero allora, inquadrati tra le fila ustascia e nella divisione Handžar.”
Nessuna illusione di convivenza forzata
Alla luce di questi episodi, Dodik si è chiesto apertamente:
“Con chi si dovrebbe costruire una convivenza in Bosnia-Erzegovina? Con chi nega i fatti storici e cerca di riscrivere la storia a proprio vantaggio?”
E ha concluso in modo categorico:
“La Republika Srpska difenderà la sua posizione. Sopravvivrà a questa Bosnia-Erzegovina manipolata.”