
(AGENPARL) – Fri 25 April 2025 Cia-Agricoltori: per agnello e capretto pagati in macelleria sino a 25 euro
al Kg all’allevatore vanno solo 8 euro
Le famiglie lucane anche in queste festività hanno portato in tavola carni
di allevamenti lucani e in primo luogo l’agnello e il capretto. Ma i
consumatori devono sapere– sottolinea la Cia-Agricoltori Potenza-Matera –
che l’agnello e il capretto mangiati a Pasqua-Pasquetta e comprati in
macelleria in media a 22-25 euro al kg sono stati pagati all’allevatore tra
7-8 euro al kg (peso morto). E’ una situazione insostenibile.
Secondo gli ultimi dati, il totale di capi ovi-caprini in Basilicata
ammonta a 220mila capi, con una riduzione nell’ultimo quinquennio di 60mila
capi; gli ovini sono circa 180mila e i caprini poco più di 41milla; le
aziende zootecniche con allevamenti ovi-caprini sono 2475 di cui 1175 con
più di 50 capi, 500 con più di 100 capi e 800 con più di 70 capi. Inoltre,
con 139mila ettari di coltivazioni biologiche (il 27,6% del totale) e 3280
operatori bio, la Basilicata ha una forte caratterizzazione di agricoltura
e zootecnia biologiche e conferma la quarta posizione tra le regioni
italiane per incidenza delle superfici biologiche. Nel materano, i comuni
di Matera, Tricarico e Ferrandina ospitano la maggior parte degli
allevamenti in cui prevalgono gli ovini, mentre in provincia di Potenza la
diffusione dei capi è più capillare, differenziandosi per altimetria. La
maggiore concentrazione è localizzata nell’area a nord, in particolare nel
Vulture-Melfese, dove gli allevamenti più numerosi sono dislocati nelle
zone montane e collinari (Filiano, Forenza, San Fele), oltre quelli
collocati nella Valle di Vitalba (Atella); nei comuni del Parco Gallipoli
Cognato si alleva l’agnello delle Dolomiti.
Per Cia-Agricoltori è questa l’occasione per rilanciare la sollecitazione
per più attenzione e risorse aggiuntive per il comparto zootecnico che dà
valore aggiunto specie per le aree interne e di montagna. Nell’ambito delle
nuove prospettive programmatiche e nel più ampio scenario definito dalle
politiche europee per la Pac 2023-2027, le strategie Farm to Fork – cuore
del Green Deal Europeo – e Biodiversità per il 2030, rendono operativi
alcuni dei principali obiettivi legati ai sistemi alimentari, alla
sostenibilità dell’agricoltura e alla conservazione delle risorse naturali.
Diventa fondamentale costruire e realizzare interventi di sistema, in grado
di valorizzare il sostegno della politica agricola comunitaria e delle
risorse da essa derivanti, così da porre rimedio alle criticità esistenti
ed enfatizzare i punti forti per cogliere le opportunità sia sotto il
profilo produttivo che economico, oltre ad aumentare la remunerazione di
filiera, con conseguente distribuzione equilibrata del valore aggiunto su
tutti gli attori coinvolti. Cia e allevatori sono convinti che le risorse
ci sono ma chiedono che vadano spese bene dando risposte immediate per
aziende che non ce la fanno più. Non abbiamo altro tempo. Fare sistema
intorno alla filiera e mostrare maggiore attenzione per il comparto
zootecnico è indispensabile e dovuto a quanti continuano a dimostrare forte
attaccamento alla terra e producono per rifornire le tavole degli italiani
di produzioni tipiche e di qualità. Altro che le carni sintetiche. Serve
una forte azione strutturale di rilancio del settore con progetti
strategici e interventi appropriati, in particolare nel settore delle
carni bovine, puntando su innovazione e ricerca scientifica. La transizione
4.0 è la vera risposta per la transizione ecologica. Sono necessarie
risorse per ammodernare il sistema produttivo e aumentare la competitività,
per produrre meglio dal punto di vista qualitativo e ambientale. A tal
fine, bisogna identificare gli strumenti finanziari adeguati per sostenere
economicamente gli allevatori che avranno bisogno di nuovi investimenti,
sia strutturali che tecnologici, ad esempio per una migliore gestione e
valorizzazione dei reflui zootecnici. “Per tutto questo – aggiunge la Cia –
i nostri allevatori non hanno più nulla da dimostrare quali “custodi” del
territorio, dell’ambiente e delle nostre razze autoctone e sono pronti ad
affrontare le nuove sfide del 2025 ma c’è bisogno, nell’ambito dei piani
dello sviluppo rurale e della nuova Pac, di maggiore attenzione da parte di
tutti i soggetti istituzionali a partire dall’esperienza degli anni passati del
Bando finalizzato alla salvaguardia delle razze autoctone per 1 milione di
euro”.