
(AGENPARL) – Thu 24 April 2025 Nove partner guidati dalla Scuola di specializzazione in igiene e medicina preventiva
VIVERE SOSTENIBILE, RICERCA NAZIONALE COORDINATA
DALL’UNIVERSITÀ DI UDINE
Per investigare conoscenze, attitudini e comportamenti degli italiani
Sei mesi di indagine, interpellate 420 persone in Italia per esaminare consumi
e shopping responsabile, mobilità sostenibile, gestione dei rifiuti, alimentazione
e spesa, cura personale, pulizie di casa, energia, acqua e altri consumi
Udine, 24 aprile 2025 – Studiare le conoscenze, le attitudini e i comportamenti degli italiani verso il
vivere sostenibile (sustainable living). È l’obiettivo di una ricerca nazionale coordinata dalla Scuola
di specializzazione in igiene e medicina preventiva del Dipartimento di Medicina dell’Università di
Udine. L’indagine, durata sei mesi, ha interpellato 420 persone in tutto il Paese esaminando diversi
ambiti del vivere sostenibile: i consumi e lo shopping responsabile, la mobilità sostenibile, la
gestione dei rifiuti, l’alimentazione e spesa, la cura personale, la cura e le pulizie della casa,
l’energia, l’acqua e altri consumi. Per vita sostenibile si intende uno stile di vita che tenta di ridurre
l’uso delle risorse naturali da parte di un individuo o di una società. L’Ateneo friulano ha guidato un
pool composto da altri otto partner di cui quattro atenei e quattro aziende sanitarie. La ricerca è
I risultati
Dall’indagine emerge che dei 22 oggetti (tra cui detergenti ecologici, shampoo solido, carta da
forno riciclabile, abiti di seconda mano) e 18 comportamenti proposti (tra cui coltivare un orto
personale, consumare frutta di stagione, utilizzare mezzi di trasporto sostenibili, fare la raccolta
differenziata, ridurre i consumi energetici), complessivamente l’87% sono stati ritenuti influenti sulla
sostenibilità. Soltanto il 67% di essi viene adottato dalle persone intervistate. I principali motivi del
loro non utilizzo o dell’adozione erano la scarsa praticità, la loro disponibilità e il loro costo.
Tra i campi in cui la percezione della sostenibilità è più bassa ci sono quelli della cura personale,
77%, e dei trasporti, 85%, che si sono confermati gli ambiti in cui questi comportamenti sono stati
meno adottati. I principali motivi della loro non adozione sono: le complicazioni pratiche nell’utilizzo
della vita di ogni giorno (25%), in particolar modo per trasporti e alimentazione; il difficile
reperimento o realizzazione (23%), principalmente per l’alimentazione e lo shopping; il loro costo,
(13%), soprattutto nell’ambito dell’energia e della pulizia della casa.
«Da questi risultati appare evidente – spiega il coordinatore dell’indagine Edoardo Miotto – che
occorre creare iniziative educative mirate, sensibilizzare sulle sfide della sostenibilità e promuovere
politiche di consumo responsabile».
Vivere sostenibile e salute
L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile approvata dalle Nazioni unite (Onu), riconosce nel
vivere sostenibile uno degli obiettivi fondamentali. In particolare, sottolinea l’importanza di dotare le
persone delle informazioni e della consapevolezza necessarie, anche tramite l’educazione di
qualità. Questo perché le scelte dei consumatori hanno un impatto diretto sulle risorse del pianeta
e sono cruciali per il futuro dell’ecosistema. Inoltre, il “sustainable living” si collega direttamente al
concetto di “one health”, che evidenzia la connessione tra salute umana, animale e ambientale.
«Per questo – sottolinea Miotto – è fondamentale sviluppare interventi di sanità pubblica mirati a
promuovere l’adozione di comportamenti e prodotti sostenibili. Data la natura complessa dei fattori
che determinano i comportamenti degli individui, per fare ciò, è fondamentale sviluppare interventi
di sanità pubblica efficaci, basati sulla comprensione dei fattori che ostacolano tali scelte, sui livelli
di sensibilità della popolazione e sugli ambiti in cui è più difficile applicare questi principi».
I partner
La ricerca, svolta da gennaio a giugno 2023, ha coinvolto, oltre all’Università di Udine, quelle di
Torino, di Trieste, di Modena e Reggio Emilia e la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. Inoltre,
l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale, Azienda sanitaria Friuli occidentale, e le aziende
sanitarie locali Roma 2 e quella della provincia di Barletta – Andria – Trani. (sg)