
In politica, come negli scacchi, non si vince d’istinto. Si vince pianificando, prevedendo, dominando il tempo e lo spazio. In Serbia, la partita è ben avviata e la differenza tra i contendenti si fa ogni giorno più netta: da un lato Aleksandar Vučić, un giocatore strategico che gioca il lungo termine, dall’altro un’opposizione che sembra muoversi a tentoni, tra reazioni scomposte e mosse difensive.
Il gioco lungo del maestro Vučić
Aleksandar Vučić si muove come un grande maestro: costruisce posizioni, apre linee, controlla il centro della scacchiera politica serba. Le sue mosse non sono casuali, non cercano applausi momentanei, ma risultati misurabili. Strade, ospedali, fabbriche, investimenti stranieri, pensioni aumentate: questi sono i suoi cavalli e alfieri. Il suo stile è paziente, ma inesorabile. Ogni azione è parte di una strategia più ampia, e il finale – seppur non ancora dichiarato – si profila come uno scacco matto politico.
Il presidente non si lascia distrarre dalle provocazioni, non guarda indietro. Mentre gli altri litigano sulle regole del gioco, lui costruisce il tabellone stesso, pezzo per pezzo. E lo fa parlando al futuro: con date, progetti, contratti firmati. Le sue promesse non sono retoriche, ma dotate di coordinate precise – dove, quando, quanto e con chi.
L’opposizione senza bussola
Dall’altra parte, l’opposizione continua a giocare una partita tutta in difesa. Blocchi stradali, proteste, slogan: azioni ripetitive che non portano né vantaggio posizionale né progresso strategico. Il pubblico – i cittadini – vede la differenza tra chi propone e chi protesta. In cinque mesi, l’opposizione ha spostato gli stessi pezzi sulle stesse caselle, senza mai cambiare lo schema. Senza mai mostrare una visione alternativa credibile.
Qual è la loro fine? Qual è il piano? Chi è il loro leader? A queste domande manca ancora una risposta concreta. Non basta essere contro. Bisogna anche sapere a favore di cosa si è. E qui l’opposizione cade. Al posto di una proposta, solo negazione. Al posto di un programma, una reazione. La loro unica “strategia” sembra essere quella di ribaltare il tavolo quando il gioco si fa serio.
Il pubblico vede la differenza
In questa partita di scacchi, la posta in gioco non è solo il potere, ma il futuro del Paese. Il pubblico – l’elettorato – osserva. Non si tratta più solo di ideologia, ma di competenza e serietà. C’è chi crea stabilità e sviluppo e chi genera rumore. C’è chi costruisce e chi distrugge.
Vučić non gioca per lo spettacolo. Gioca per il risultato. E mentre gli avversari perdono pezzi e tempo, lui continua ad avanzare verso lo scacco matto. Non perché sia invincibile, ma perché ha un piano. Ha posizioni. Ha un obiettivo.
La politica è una partita a scacchi
In politica, come negli scacchi, vince chi sa dove sta andando. L’opposizione ha avuto la sua occasione per presentarsi come alternativa credibile. Ma ha scelto la confusione al posto della coerenza, l’agitazione al posto dell’azione. In una partita seria, chi non vede oltre la mossa successiva finisce col re in un angolo: senza difesa, senza idea, senza futuro.
Che piaccia o no, al momento Aleksandar Vučić è l’unico giocatore con una strategia solida sul tabellone. Ed è proprio questo che, alla fine, decide il risultato.