
(AGENPARL) – Thu 10 April 2025 *COMUNICATO STAMPA DEL 10 APRILE 2025*
*Rifiuti, la Tari è solo il termometro di un approccio sbagliato*
Si prospettano in molti comuni dell’area Lucca-Pistoia-Prato aumenti
sensibili della Tari: alcune amministrazioni hanno già deliberato, altre,
anche se non tutte, è presumibile che lo facciano.
La Tari non riguarda solo le famiglie, ma anche le imprese: accanto ai
rifiuti speciali generati dalle aree produttive, la cui raccolta e
smaltimento è a totale carico (gestionale ed economico) delle imprese
stesse, queste ultime sono anche assoggettate alla Tari per la parte di
rifiuti assimilati agli urbani (essenzialmente, quelli prodotti dagli
uffici direzionali e amministrativi e in generale dalle aree non
produttive). Gli aumenti, quindi, impattano anche sulle imprese, in un
momento in cui proprio niente viene loro risparmiato: dai dazi
statunitensi, per quanto a ora sospesi, ai costi energetici, dal ristagno
dei consumi a forti problemi di concorrenza internazionale. Dal punto di
vista delle imprese, sul banco degli imputati c’è sempre – perennemente
irrisolta – la carenza in Toscana di impianti finali di smaltimento dei
rifiuti.
“E’ bene precisare che le manchevolezze che si registrano riguardano
soprattutto gli impianti finali, quelli che dovrebbero chiudere il ciclo di
vita dei materiali non riciclabili o comunque non riciclati – precisa il
presidente di Confindustria Toscana Nord *Daniele Matteini* -. Cioè i
termovalorizzatori o altre tipologie di impianti che segnino la chiusura
del ciclo dell’economia circolare: ricordo che proprio i principi di
quest’ultima stabiliscono che ciò che non può essere recuperato come
materia va recuperato come energia attraverso impianti di prossimità, che
limitino i trasferimenti. Il sistema confindustriale, a cominciare da
Confindustria Toscana, lamenta da molti anni il perdurare di questa
situazione. Per ora in Toscana abbiamo visto, recentemente, solo impianti
per il trattamento intermedio dei rifiuti, impianti quindi che si limitano
ad affinare la selezione dei materiali e a renderli disponibili per i
passaggi successivi, riciclo o smaltimento che sia. Ma poi i materiali da
smaltire dove vanno? Come sempre in giro per l’Italia e per l’Europa, con
costi ingenti e impatti ambientali. Noi tutti, cittadini e imprese della
Toscana, paghiamo salato lo smaltimento dei nostri rifiuti presso impianti
di altre regioni e nazioni che con quel materiale producono energia.
Energia che sarebbe tanto utile anche a noi: il danno e la beffa.”
Gli aumenti della Tari che si registrano attualmente nella nostra area non
vengano motivati espressamente con oneri crescenti di smaltimento: tuttavia
è evidente che sullo sfondo il problema è e rimane, negli anni, sempre
quello. Pur con molte eccezioni legate alle dimensioni urbane (città più
grandi solitamente hanno Tari più elevate) e a specificità locali, la
tendenza generale in Italia è che nelle regioni settentrionali, dove esiste
una ricca dotazione di impianti di smaltimento, i costi sono meno ingenti,
mentre accade il contrario nelle regioni centrali, fra cui la Toscana, e
meridionali: è una constatazione registrata dallo stesso Ufficio
Parlamentare Bilancio (UPB Focus 5-2024).
Il Piano rifiuti della Regione Toscana prevede nei prossimi anni necessità
di smaltimento più contenute in conseguenza di una crescente percentuale di
riciclo, a sua volta derivante anche da un potenziamento della raccolta
differenziata. Ma sono conti che tecnicamente non tornano. Per le norme
europee non più del 10% dei rifiuti deve andare in discarica; del restante
90% in tutta Europa si tende a recuperare materia per il 65% e a
termovalorizzare per il 25%. Per la percentuale di termovalorizzazione
l’Italia è abbastanza in linea, con un 22% che è però una media alimentata
soprattutto dalle regioni di oltre Appennino. La termovalorizzazione in
Toscana è intorno al 10%, per cui per rientrare nei canoni (tenuto conto
che il limite del 10% in discarica non è negoziabile) occorrerebbe un
riciclo all’80% dei rifiuti prodotti in regione, percentuale che per molti
materiali è tecnicamente irraggiungibile: un obiettivo irrealizzabile anche
dal punto di vista tecnico, una vera e propria chimera. Del resto lo stesso
piano regionale dei rifiuti parla di arrivare al 65% di riciclo nel 2030:
aggiunto il 10% che potrà continuare ad andare in discarica, l’ulteriore
25% da termovalorizzare o comunque da smaltire avrà una sorte di cui il
Piano non parla.
“L’area di Lucca è da sempre alle prese con il problema dello scarto di
pulper delle cartiere – aggiunge il vicepresidente di Confindustria Toscana
Nord *Tiziano Pieretti* -. Rifiuti speciali che condividono una sorte
analoga agli urbani: a causa della carenza di impianti, lo smaltimento
avviene lontano dai luoghi in cui sono generati. Nel caso dello scarto di
pulper, generalmente all’estero. Non sono mancati nel nostro territorio
tentativi di realizzare impianti di prossimità: ma chi ci ha provato si è
scontrato con dinieghi ispirati a un clima autorizzativo ostile a
iniziative del genere. La proposta più volte presentata dalla nostra
associazione era ed è di assoluta concretezza e costruttività: lavorare in
sinergia fra pubblico e privato per realizzare un’impiantistica che risolva
i problemi sia dei rifiuti urbani che degli speciali. Problemi che esistono
entrambi: non va mai dimenticato, soprattutto quando nelle nostre imprese e
famiglie ci troviamo la bolletta Tari più onerosa dell’anno precedente. Che
il Piano rifiuti della Regione Toscana sia basato su presupposti
inattendibili è anche confermato dai dati sul riciclo, che in alcuni
settori è talmente sviluppato da avere ben pochi margini di crescita. Un
caso è quello del cartario, nel quale il riciclo è prossimo al 90%, al
limite tecnico del materiale riciclabile.”
“Per Prato il tema rifiuti è sensibile per molti motivi – conclude la
vicepresidente di Confindustria Toscana Nord *Fabia Romagnoli* -. Le
delibere comunali di aumento della Tari già realizzate o in via di
definizione sono la conseguenza immediata di adeguamenti probabilmente
inevitabili, ma in un contesto caratterizzato da una carenza impiantistica
non coerente né con le esigenze di cittadini e imprese né con i principi
dell’economia circolare e quindi della sostenibilità. L’auspicio è che,
sebbene accolto finora con freddezza dalla Regione Toscana, il progetto
della nostra associazione di sinergie pubblico-private per la realizzazione
di impianti per i rifiuti urbani e speciali incontri l’interesse che
riteniamo meriti. Ma siamo aperti anche a soluzioni diverse, purché
realistiche ed efficaci. Nel pratese Tari e rifiuti significano anche
evasione massiccia e sacchi neri sparsi nell’ambiente: entrambi fenomeni da
combattere energicamente sia fra i cittadini che fra le imprese.”
*Allegata foto*
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