
(AGENPARL) – lun 03 marzo 2025 Soldi (e salute) in fumo
1° Report sulla spesa per sigarette e per dispositivi medici antifumo in Italia. – Anno 2025.
A cura di Federconsumatori – APS e Fondazione ISSCON.
I recenti aumenti.
Si parla molto di fumo, negli ultimi giorni, dopo l’aumento dei prezzi di sigarette, tabacco e sigari.
Incrementi decisi con la Legge di Bilancio 2023 e poi ritoccati dalla Manovra dell’anno successivo,
che ha previsto un incremento dell’accisa sulle sigarette nelle sue diverse componenti. Nel
dettaglio, la Legge di Bilancio 2024 è intervenuta sulla componente ?ssa che oggi forma una parte
dell’accisa, salita da 28,20 euro ogni mille sigarette a 29,50 dal 2025.
Sono interessate dai rincari 63 marche di sigarette, più limitate per i sigari (37) e per il tabacco
trinciato (14 marche). I nuovi prezzi, marca per marca, possono essere consultati sul sito
dell’Agenzia dogane e monopoli
Il fenomeno del fumo in Italia.
Il fumo non rappresenta solo un problema per la salute, ma anche per le tasche degli italiani e per
l’intero Servizio Sanitario Nazionale.
Come ogni anno, in occasione della Giornata Mondiale senza Tabacco, il 31 maggio l’OMS ha di?uso
i dati sul fumo in Italia e nel mondo. Nel nostro Paese, tra gli adulti nella fascia 18-69 anni, uno su
quattro è un fumatore (24%), il 17% ha smesso di fumare, il 59% non fuma.
Il tasso di chi fuma cresce, però, tra i giovani: il 30,2% usa almeno un prodotto tra sigaretta
tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica. Sempre tra i giovani raddoppia il
policonsumo, cioè l’utilizzo contemporaneo di diversi prodotti tra sigarette tradizionali, elettroniche,
senza combustione, pu?, tabacco ecc.
Fumo: un fenomeno oneroso da tutti i punti di vista.
Oltre alle riconosciute conseguenze negative che il fumo ha sulla salute delle persone e
sull’ambiente, sono elevatissimi i costi anche in termini di spesa per i fumatori.
L’ O. N. F – Osservatorio Nazionale Federconsumatori – in collaborazione con Fondazione ISSCON, ha
stimato la spesa annuale necessaria per l’acquisto di alcuni prodotti quali sigarette, tabacco
riscaldato, sigarette elettroniche, ecc., analizzando al contempo i costi dei prodotti più di?usi, utili a
smettere di fumare.
I costi per il fumatore.
La spesa annua varia molto, ovviamente, in base a quanto si fuma: consumando un pacchetto di
sigarette (tradizionali) al giorno, per esempio, il costo alla ?ne dell’anno è di 2.080,00 euro. Si scende
a 890,00 euro fumando tre pacchetti di sigarette a settimana, e a 590,00 euro fumandone due a
settimana. Cifre che pesano in modo incisivo sul bilancio familiare, anche se il fumatore è solamente
uno: se fossero due o più i membri a fumare all’interno del nucleo familiare la spesa sarebbe davvero
proibitiva.
Costi molto simili sono quelli delle sigarette senza combustione, leggermente inferiori se si
considera che un pacchetto di sigarette compatibili con un riscaldatore di tabacco costa mediamente
0,20 centesimi in meno rispetto a un pacchetto di normali sigarette (il cui prezzo si attesta attorno a
5,70 euro). Tuttavia, a questi costi va aggiunto, una tantum, l’importo del dispositivo che varia dai
49,00 ai 129,00 euro. In considerazione di questa spesa, alla ?ne del primo anno, il costo sostenuto
per fuma stick riscaldati equivale o supera leggermente, a seconda del dispositivo che si sceglie,
quello delle sigarette classiche. Con un dispositivo di medio costo, consumando un pacchetto al
giorno, la spesa annuale ammonta a 2.077 euro.
Esistono poi le sigarette elettroniche che funzionano con appositi liquidi, il cui costo varia molto da
dispositivo a dispositivo e anche il prezzo dei liquidi varia in base a marca e quantitativo contenuto
nel ?acone. In media, prendendo a riferimento uno dei modelli di sigaretta elettronica più venduti,
la spesa per il dispositivo è di 30,00 euro, che può arrivare a 70,00 o 90,00 euro se si desidera
acquistare il kit completo (comprensivo di powerbank che permette di ricaricare il dispositivo
durante la giornata senza il bisogno di collegare la sigaretta alla corrente). Al costo del dispositivo si
aggiunge, inoltre, la spesa da sostenere per il liquido e per i “serbatoi” (pod) all’interno dei quali
inserire la miscela da fumare, che vanno cambiati con una certa frequenza. A conti fatti, ipotizzando
di cambiare il “pod” due volte al mese e prevedendo di utilizzare mensilmente 50 ml di liquido, il
costo per il fumatore, alla ?ne del primo anno (in cui ha dovuto sostenere anche il costo della
sigaretta stessa) ammonta a circa 837,00 euro. Se poi si vuole fumare con i ?ltri in cotone, per avere
un’esperienza di fumo simile a quella che si ha con le tradizionali sigarette, è necessario sommare
anche questo costo.
Fumando la stessa quantità di liquido con le cosiddette sigarette elettroniche usa e getta, il costo si
alza notevolmente: risulta pari a circa 550,00 euro se si acquista una sigaretta usa e getta con la
possibilità di cambiare i pod già precaricati, a 710,00 euro circa se si fumano, invece, le classiche
sigarette elettroniche usa e getta (20 ml). In questo caso, il problema principale, oltre a quello
riguardante la salute dell’individuo, è quello ambientale: sono infatti Ri?uti da Apparecchiature
Elettriche ed Elettroniche (RAEE) di di?cile smaltimento, che impattano signi?cativamente sulla
salute del nostro Pianeta, e conseguentemente sulla salute di tutti noi.
Più bassa la spesa per il tabacco trinciato che si stima attorno a 460,00 euro all’anno, considerando
4 pacchetti di tabacco da 30 g al mese e ?ltri e cartine necessari per l’utilizzo.
Per chi preferisce toscani e toscanelli, invece, la spesa annua per 3 pacchetti a settimana ammonta
a 975,00 euro annui.
Spesso accade che i fumatori questi calcoli non li facciano. Sono certamente consapevoli dell’alto
costo del loro vizio ma spesso si considera, in maniera super?ciale, solo l’esborso settimanale o
mensile, e non si pensa al lungo periodo.
Considerando una spesa di oltre 2.000 euro l’anno in sigarette, in soli 10 anni si mandano
letteralmente in fumo 20.000 euro. La consapevolezza del costo nel lungo periodo può incidere
fortemente sulla decisione di molti fumatori di non fumare. Smettere però non è così facile come
accendere una sigaretta. E nemmeno così economico.
FUMARE
Prodotto
Consumo
Costo annuale
SIGARETTE TRADIZIONALI
1 pacchetto al giorno
2.080,00 euro
TOSCANI
3 pacchetti a settimana
975,00 euro
TABACCO RISCALDATO
Dispositivo + 1 pacchetto al giorno
2.077,00 euro
SIGARETTA ELETTRONICA
Dispositivo + pod + 50 ml al mese
837,00 euro
SIGARETTA ELETTRONICA USA E GETTA
20 ml al mese
710,00 euro
TABACCO
4 pacchetti da 30 g al mese
460,00 euro
I costi per smettere di fumare.
Esistono in commercio diversi medicinali e prodotti che aiutano a smettere di fumare, ma anch’essi
hanno costi notevoli. La spesa da a?rontare è tutt’altro che irrisoria: in base al numero di sigarette
che si era abituati a fumare bisognerà assumere un certo numero di pastiglie ogni giorno, ?no a un
massimo di 15 al giorno per 6 settimane, per poi proseguire con un paio di pasticche al giorno.
Secondo le nostre stime, assumendo 15 pastiglie al giorno, il costo che un fumatore deve a?rontare
per smettere di fumare ammonterebbe a 303,50 euro.
In alternativa alle pastiglie sono disponibili i cerotti, il cui prezzo è però nettamente superiore alle
pastiglie e si attesta a circa 577,80 euro.
Esistono, poi, le gomme il cui costo si attesta in media attorno ai 450,00 euro (assumendo 10 gomme
al giorno per il periodo consigliato di 3 mesi).
In?ne, un altro prodotto indicato per smettere di fumare è lo spray, che si stima possa costare 580,00
euro in media (considerando un paio di erogazioni almeno 15 volte al giorno per le prime sei
settimane, dimezzandole nelle successive tre settimane e riducendole a 4 erogazioni al giorno per le
ultime 3 settimane del trattamento).
SMETTERE DI FUMARE
Prodotto
Costo per un ciclo
Costo terapia
PASTIGLIE
303,50 euro
70 euro a seduta
GOMME
450,00 euro
70 euro a seduta
CEROTTI
577,80 euro
70 euro a seduta
SPRAY
580,00 euro
70 euro a seduta
Supporto psicologico.
Ovviamente, contestualmente all’assunzione di ognuno di questi prodotti, per liberarsi in maniera
de?nitiva e consapevole da questa dipendenza, è fortemente consigliato avvalersi di un percorso
psicologico.
Anche questo, purtroppo, ha delle spese ingenti: il costo medio di una seduta da uno specialista è di
70,00 euro, da sommare al costo del prodotto prescelto. Immaginando una media di 2 sedute al
mese l’importo aggiuntivo, in termini annui, ammonta a 1.600 euro.
Per aiutare i cittadini a sostenere questa spesa esiste il Bonus Psicologo: come funziona?
Si tratta di un contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia è stato reso
strutturale innalzando l’importo massimo a 1.500 euro per persona e regolando l’erogazione in base
all’ISEE del richiedente. Il contributo copre un importo massimo di 50 euro per seduta.
Il bonus è riconosciuto una sola volta per ciascuna annualità ai soggetti:
– con residenza in Italia;
– con un ISEE in corso di validità dal valore non superiore a 50.000 euro.
La domanda può essere presentata sul portale INPS, la ?nestra temporale per la presentazione delle
domande è comunicata annualmente con apposito messaggio.
Una volta conclusa la fase di presentazione, l’INPS provvede all’attività di ricezione e di gestione delle
domande del bene?cio, alla redazione delle graduatorie (distinte per Regione e Provincia autonoma
di residenza dei bene?ciari) e all’erogazione.
Supporto per smettere di fumare
Il Servizio Sanitario Nazionale mette a disposizione dei cittadini delle forme di assistenza, dei
supporti e dei percorsi antifumo.
I Centri Antifumo sono strutture specializzate che o?rono supporto gratuito a chi desidera smettere
di fumare. Questi centri forniscono trattamenti integrati, che includono terapie farmacologiche e
supporto psicologico, sia individuale che di gruppo. Nel dettaglio, sono circa 241 i Centri Antifumo
(dato 2023) distribuiti su tutto il territorio nazionale (ma risultano carenti soprattutto al Sud) e fanno
parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT) o
di organizzazioni private sociali.
Per accedere ai servizi è necessario contattare direttamente i centri per ottenere indicazioni sulle
modalità di accesso e sui percorsi o?erti.
Esiste, inoltre, il Telefono Verde contro il fumo (TVF), un servizio nazionale, anonimo e gratuito, promosso
dall’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga (OssFAD) dell’Istituto Superiore di Sanità.
. O?re consulenza e supporto a:
• Fumatori e loro familiari, per aiutarli a smettere di fumare.
• Non fumatori, per fornire strategie di tutela dal fumo passivo.
• Ex fumatori, per sostenerli in momenti di rischio di ricaduta.
• Operatori socio-sanitari, per fornire materiale scienti?co e informativo.
• Istituzioni pubbliche e private, per programmare interventi di prevenzione
Il TVF rappresenta un punto di ascolto e monitoraggio, indirizzando le persone verso i centri
antifumo presenti sul territorio nazionale
Contrastare il fumo aumentando il prezzo, una strategia e?cace?
C’è molto dibattito circa il tentativo di arginare questo fenomeno aumentando il prezzo delle
sigarette.
Ma l’aumento di prezzo non riteniamo sia la strada migliore per contrastare il fenomeno del fumo,
perché se da un lato potrebbe avere dei risultati e?caci in termini di contrasto, in realtà lo farebbe
non per una reale scelta consapevole di chi vuole smettere, ma costringendo alla rinuncia chi ha
meno possibilità economiche (determinando anche in questo settore importanti disuguaglianze).
Le maggiori risorse per il SSN.
Secondo Aiom, in Italia, sono attribuibili al fumo oltre 93.000 morti ogni anno, con costi pari a oltre
26 miliardi di euro.
Avviando opportune campagne e sostegni di carattere psicologico ed economico per aiutare i
cittadini a smettere di fumare si stima che, nel breve termine, si potrebbe ottenere una riduzione di
circa il 24% dei consumi di sigarette e tabacchi, con una diminuzione dei costi a carico del Servizio
Sanitario Nazionale pari a circa 6,24 miliardi di euro (fonte O.N.F. Osservatorio Nazionale
Federconsumatori).
La proposta.
Oltre a sostenere la necessità e l’urgenza di avviare campagne di sensibilizzazione e sostegni per chi
si impegna nel percorso di rinuncia al fumo, chiediamo sia messa in atto una di?erente destinazione
dei fondi incassati per tali beni, a titolo di accisa e IVA.
Nel dettaglio, per supportare chi intende smettere di fumare e, più in generale, chi vuole liberarsi da
una dipendenza (che sia il fumo o il gioco d’azzardo), sarebbe opportuno destinare parte dell’accisa
esistente e i maggior proventi in termini di tassazione derivanti dall’aumento di prezzo (IVA+accisa)
alla creazione di un fondo ad hoc per il sostegno psicologico e per la creazione di piani terapeutici
mirati.
Inoltre, è fondamentale che il Ministero della Salute, ma anche quello dell’Istruzione e quello
dell’Ambiente promuovano progetti educativi, tesi ad informare i cittadini sui rischi in cui incorrono
fumando (per sé e per chi hanno intorno) e sui bene?ci di uno stile di vita sano e sostenibile.
Le imposte sulle sigarette…
Fumo anche se non fumo.
I costi in termine di salute sono ancor più alti, e questo ogni fumatore lo sa. Tuttavia, i danni da fumo
sono anche indipendenti dal proprio agire, perché anche il fumo passivo è responsabile di importanti
problemi per la salute.
Per esposizione al “fumo passivo” o “fumo ambientale” si intende l’inalazione involontaria di fumo,
contenente sostanze cancerogene e altri componenti tossici e nocivi per la salute, prodotto non solo
dall’espirazione da parte del fumatore, ma anche dalla combustione della sigaretta (o di altro
prodotto).
Il fumo passivo è associato a un signi?cativo aumento del rischio di sviluppare gravi malattie come il
cancro ai polmoni, il cancro al seno, la cardiopatia ischemica, l’ictus, la broncopneumopatia cronica
ostruttiva (BPCO), infezioni delle vie respiratorie inferiori, asma, diabete di tipo 2 e otite media (come
risultato da una ricerca pubblicata sulla rivista Nature Medicine).
Dati allarmanti sono anche quelli dell’OMS, che stima che il fumo passivo sia, ogni anno, causa di
morte per 1,2 milioni di persone nel mondo. Per non parlare dei dati sull’esposizione al fumo dei
bambini: secondo l’OMS circa il 50% dei bambini nel mondo è esposto, in ambiente domestico, al
fumo passivo e questi dati vengono di fatto confermati anche a livello nazionale dall’ISTAT, secondo
cui il 49% dei neonati e dei bambini ?no a 5 anni è ?glio di almeno un genitore fumatore, mentre il
12% ha entrambi genitori tabagisti.
Il legislatore italiano è intervenuto, tra i primi in Europa, con legge n. 3 del 16 gennaio 2003,
regolamentando il fumo nei luoghi chiusi. All’art. 51, infatti, con l’intento di tutelare la salute dei non
fumatori, vieta il fumo all’interno di tutti i locali chiusi, fatta eccezione per quelli privati non aperti
al pubblico e quelli riservati ai fumatori e come tali contrassegnati.
Le evidenze scienti?che hanno tuttavia dimostrato gli e?etti dannosi del fumo passivo anche nei
luoghi aperti. Per questo motivo alcune città mondiali hanno vietato il fumo anche all’aperto, da
ultima, in Italia, Milano ha esteso il divieto di fumo, a partire dal 1 gennaio 2025, «a tutte le aree
pubbliche o ad uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade, ad eccezione quindi delle aree isolate in
cui è possibile rispettare la distanza di 10 metri da altre persone».