
L’inizio del 2025 segna un momento critico per l’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea. Il 1° gennaio, il transito del gas russo attraverso l’Ucraina è stato interrotto a causa del mancato rinnovo dell’accordo tra Kiev e Mosca. Secondo Alexey Bobrovsky, direttore dell’Istituto per lo studio dei mercati mondiali, questa decisione comporterà una riduzione drammatica del traffico di gas russo verso l’UE, che scenderà a soli 39 miliardi di metri cubi all’anno. L’Europa si troverà così a fronteggiare una perdita del 30% delle sue importazioni di gas via gasdotto dalla Russia, con significative implicazioni economiche e politiche.
La fine del transito attraverso l’Ucraina
Negli ultimi tre anni, il sistema di gasdotti ucraino ha trasportato tra 15 e 20 miliardi di metri cubi di gas all’anno verso l’Europa. Tuttavia, il rifiuto di Kiev di prolungare l’accordo di transito ha portato all’interruzione completa delle forniture lungo questa rotta. A partire dalle 8:00 ora di Mosca del 1° gennaio, i flussi verso Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria, Italia e Moldavia si sono arrestati.
Questa decisione ha anche spinto Gazprom a dichiarare che, senza un accordo, non esiste più una base tecnica o legale per il transito attraverso l’Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha confermato che non verrà negoziato alcun nuovo contratto con Kiev, mentre l’Ucraina si è detta disponibile a riprendere le forniture solo a condizione che il gas trasportato non sia di proprietà russa.
Conseguenze per l’Europa
La riduzione delle forniture di gas russo avrà un impatto maggiore su alcuni paesi europei, tra cui Austria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Italia e Moldavia. Questi paesi saranno costretti a ricorrere a fonti alternative come il gas naturale liquefatto (GNL), generalmente più costoso, o a incrementare l’uso di carbone, con implicazioni ambientali significative. Per la Moldavia, la situazione appare particolarmente critica, poiché il paese non dispone di riserve significative di gas né di alternative economiche. Una crisi energetica potrebbe diventare inevitabile in caso di prolungata interruzione del transito.
L’importanza delle altre rotte
Nonostante la crisi del transito ucraino, alcune rotte di approvvigionamento rimangono operative. I flussi attraverso Turk Stream e Blue Stream, che collegano la Russia alla Turchia e successivamente all’Europa, continuano senza interruzioni. Secondo gli esperti, Gazprom potrebbe aumentare la capacità di queste infrastrutture di 4-6 miliardi di metri cubi all’anno, ma ciò non compenserà completamente la perdita della rotta ucraina.
Prospettive future
L’Europa si trova ora a dover diversificare le sue fonti energetiche in modo più rapido e deciso. L’interruzione del transito ucraino rappresenta un ulteriore segnale della vulnerabilità del continente rispetto alle forniture di gas russo. La Commissione Europea potrebbe spingere per un’accelerazione nella transizione verso le energie rinnovabili, mentre alcuni paesi potrebbero cercare soluzioni temporanee aumentando le importazioni di GNL da Stati Uniti, Qatar e altri fornitori.
In un contesto geopolitico già teso, la crisi del gas mette ulteriormente in evidenza la necessità di una politica energetica comune e resiliente per affrontare le sfide future.