
(AGENPARL) – mer 13 novembre 2024 iconografia pietra di bismantova
Danzando
davanti al
di Giuseppe Ligabue
Purgatorio
Uno dei capolavori del Correggio è ambientato
in un paesaggio nel quale è possibile
riconoscere la presenza della Pietra di
Bismantova, nell’Appennino reggiano. E la
scelta di inserire nella scena questo celebre
luogo dantesco è l’ennesima riprova della
fortuna di cui la Divina Commedia godette già
all’indomani della sua composizione
l Museo del Prado di Madrid
conserva un capolavoro di Antonio Allegri, detto il Correggio, intitolato Noli me tangere, che
l’artista emiliano dipinse intorno al
1523, forse per i conti Ercolani di
Bologna. Le vicende che lo hanno
portato a Madrid si possono cosí riassumere: sappiamo che, sul finire
del Cinquecento, il quadro si trovava a Roma, nella raccolta del cardinale Pietro Aldobrandini, collezionista d’arte che se n’era invaghito
e che per averlo non aveva esitato
a sborsare una cifra altissima. In
seguito, passò a un altro cardinale
d’origini bolognesi, Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV.
Intorno ai primi anni Quaranta del Seicento, il principe Niccolò
Ludovisi, trovandosi in difficoltà
Miniatura ferrarese
raffigurante i penitenti mentre
salgono verso la porta del
Purgatorio, da un codice della
Divina Commedia. XV sec.
Città del Vaticano, Biblioteca
Apostolica Vaticana.
L’immagine ricorda il sentiero
che sale lungo le balze della
Pietra di Bismantova.
finanziarie, si vide costretto a cedere al re di Spagna i migliori dipinti
della sua collezione. Cosí il Noli me
tangere arrivò a Madrid, nella galleria di Filippo IV, per poi essere definitivamente acquisito dal Museo
del Prado, una delle piú importanti
raccolte d’arte del mondo.
In questo capolavoro il Correggio si impone sicuramente come
Nella pagina accanto Noli me tangere,
olio su tela del Correggio (al secolo,
Antonio Allegri). 1523-1524 circa. Madrid,
Museo del Prado. Come l’autore spiega
in queste pagine, il titolo assegnato
all’opera, «Noli me tangere» («Non mi
trattenere»), potrebbe non essere quello
originale attribuito dal Correggio.
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uno dei piú grandi geni artistici di
tutti i tempi, sia per la magnifica
rappresentazione delle figure, sia
per la straordinaria fusione umanistica dei personaggi con lo scenario
retrostante, nonché per la profondità dei discorsi evangelici ed escatologici celati nei gesti sospesi del
Cristo e della Maddalena.
Va inoltre attentamente considerato il fatto che in quest’opera
si evidenza pienamente l’altissimo
contributo del Correggio al rinnovamento dell’arte sacra. Qui, infatti, viene superato con slancio
il vecchio stilema della compresenza statica dei santi, dando cosí
avvio a quelle nuove e autentiche
«sacre conversazioni» che sempre
piú saranno richieste e apprezzate con intima gioia ed entusiasmo
spirituale dai fedeli.
Il dipinto raffigura l’apparizione
di Gesú a Maria Maddalena. I due
personaggi sono immersi in un paesaggio boschivo, simile a un giardino fiabesco, lontano dai riflettori
del mondo. Un luogo ben diverso
da quello descritto nei vangeli.
Dietro Cristo, ai piedi di un simbolico grande albero dai rami spezzati, sono appoggiate una vanga, una
zappa e un cappello di paglia, strumenti allegorici utilizzati dal divino
giardiniere per creare un mondo
nuovo. Oltre la scena in primo piano, si apre un paesaggio boscoso
che prosegue fino all’orizzonte,
chiuso da una linea di montagne.
Il cielo, significativamente terso e
luminoso, richiama il sorgere di
un’alba nuova.
La strada per il Cielo
Il Risorto, che non ha un solo segno della crocifissione, in un movimento aggraziato che ricorda passi
di danza, si rivela alla Maddalena.
Il braccio sinistro è alzato e con
l’indice della mano sembra indicare con gioia la strada per salire con
lui in Cielo. La Maddalena, seduta
a terra, guarda in alto, verso il Redentore che ha appena riconosciuto e, superato il primo momento di
sorpresa, allarga le braccia in basso
in segno di supplica. La veste che
indossa è ricca e molto elaborata
e i suoi lunghi capelli biondi sono
sciolti sulle spalle. La donna ha le
labbra aperte e un’espressione implorante. Sembrerebbe chiedere al
Signore: «Prendimi con te, insegnami
la strada!». Gesú si rivolge a lei con
dolcezza infinita. Il suo messaggio
è chiaro: «Non mi trattenere. Io salgo
al Padre mio e vostro. Se vuoi venire
lassú con me devi prima pentirti sinceramente dei tuoi peccati».
È bene qui ricordare che tutti e
Particolare
ingrandito del Noli
me tangere del
Correggio (vedi
foto in apertura,
a p. 35): sono
appena visibili a
destra la bianca
torre e a sinistra,
in basso, l’eremo
di Bismantova.
Nella pagina
accanto, in basso
Castelnovo ne’
Monti, Reggio
Emilia. Resti della
torre matildica che
sovrasta l’abitato.
quattro i Vangeli associano l’apparizione di Gesú alla Maddalena con
la prima visita al sepolcro il giorno
di Pasqua. La tradizione occidentale identifica questa donna con
la peccatrice anonima che bagna
con le sue lacrime e unge di profumo i piedi di Gesú (Lc 7,36-504)
e con Maria, la sorella di Marta e
di Lazzaro (Gv 11,1). Ma ecco qui
di seguito il testo del Vangelo di
Giovanni (20 11-18) considerato il
piú completo su questo momento:
«Maria invece stava all’esterno, vicino
al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due
angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo l’altro dei piedi, dove
era stato posto il corpo di Gesú. Ed essi
le dissero: “Donna, perché piangi?”.
Rispose loro: “Hanno portato via il
mio Signore e non so dove l’hanno
posto”. Detto questo, si voltò indietro
e vide Gesú, in piedi; ma non sapeva
che fosse Gesú. Le disse Gesú: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?”.
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Ella, pensando che fosse il custode del
giardino, gli disse: “Signore, se l’hai
portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo”. Gesú le
disse: “Maria!”. Ella si voltò e gli disse
in ebraico: “Rabbuní!” – che significa:
«Maestro!». Gesú le disse: “Non mi
trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei
fratelli e di’ loro: ‘Salgo al Padre
mio e Padre vostro, Dio mio e Dio
vostro’”. Maria di Màgdala andò ad
annunciare ai discepoli: “Ho visto il
Signore!” e ciò che le aveva detto».
Una scelta inedita
In questo dipinto il Correggio compie una vera rivoluzione. Un Salvatore che danzando anticipa alla
Maddalena la gioia che troverà con
Lui in Paradiso, non s’era mai visto.
In relazione a ciò, chi scrive, tempo
fa, ebbe modo di entrare in contatto con uno dei massimi esperti di
storia dell’arte a livello mondiale,
il professore spagnolo Antonio Ma-
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nuel Gonzalez Rodriguez, docente
di teoria e metodologia della storia
dell’arte alla Universidad Complutense di Madrid.
Lo studioso madrileno confermò pienamente questa tesi, riconoscendo nei movimenti del Risorto
la gestualità e i passi di una raffinata danza rinascimentale. Aggiunse
che le indagini radiografiche da lui
compiute proprio nel riquadro dei
piedi di Gesú, rivelarono che il Correggio aveva in precedenza tratteggiato differenti posizioni dei piedi.
Tutte queste posizioni però collimavano con le sequenze dei passi
richiesti dalla danza, dimostrando
che il pittore in precedenza aveva
compiuto vari tentativi prima di
raggiungere la definitiva perfezione dei movimenti. Va ricordato che
nelle corti del Rinascimento la danza non era solo un passatempo elevato, ma una vera disciplina educativa, che mentre formava il corpo
ne elevava lo spirito.
La scelta del paesaggio alle spalle
dei due non è casuale: il grande albero dietro al Salvatore, nel far memoria di quello paradisiaco (dal cui
frutto viene la morte), richiama al-
tresí l’albero della croce, il cui frutto
fu Cristo stesso, Signore della vita.
Dietro la Maddalena si riconosce
invece, la Pietra di Bismantova, la
montagna del Purgatorio dantesco
in cui il sommo poeta ha collocato
la porta che consente ai peccatori,
dopo un cammino di pentimento,
di guadagnare finalmente la salvezza eterna e della quale chi scrive ha
qui già piú volte trattato (vedi «Medioevo» nn. 306 e 313, luglio 2022
e febbraio 2023). Un altro simbolo
di elevazione fortemente voluto dal
Correggio, sicuramente frutto di
una meditata e faticosa ricerca sui
luoghi rappresentati.
La Pietra di Bismantova
L’importanza pittorica qui evidentemente assegnata alla Pietra di
Bismantova è rilevante e merita di
essere approfondita. Sul fatto che
la montagna raffigurata sia proprio quella resa famosa da Dante
non dovrebbero sussistere dubbi,
per piú di un motivo: la forma della stessa, il sentiero circolare che
porta alla sommità tabulare, la piccola costruzione alla sua base che
richiama il suo eremo benedettino,
e infine, la bianca torre che appena si scorge dirimpetto, sull’altra
parte della valle. È ciò che già nel
Cinquecento restava del castello
voluto da Matilde di Canossa quattro secoli prima e che ha dato il
nome alla località: Castelnovo, per
distinguerlo da quello vecchio, che
sin dal tempo dell’occupazione romana sorgeva sulla spianata sommitale della Pietra.
Il Correggio dipinge la Pietra
di Bismantova in una dimensione
esistenziale nuova, che interpreta
la promessa evangelica «il creato
sarà trasfigurato in cieli nuovi e terre
nuove (2 Pietro 3,10-14; Gv. Ap.
21,1-4). Cosí anche l’antica torre
è raffigurata in un nuovo aspetto:
bianca ed elegante (si direbbe rinascimentale, come rinascimentali
sono gli abiti della Maddalena), comunque una torre ben diversa da
ciò che ancor possiamo vedere oggi
arrivando a Castelnovo ne’ Monti.
Per rispondere alla domanda
sul perché il Correggio abbia voluto raffigurare la Pietra di Bismantova alle spalle della Maddalena
dobbiamo ricordare che nel tempo
in cui l’artista dipingeva, la Divina
Una veduta della Pietra di Bismantova, la montagna del Purgatorio dantesco.
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Centro assoluto
Madonna in gloria fra i Santi Faustino
e Giovita, tempera su legno di anonimo
emiliano o lombardo legato alla corte
estense di Ferrara (Benvenuto Tisi,
detto il Garofalo?). Prima metà del
XVI sec. Rubiera, (Reggio Emilia), pieve
dei Ss. Faustino e Giovita. I due santi
sono inseriti in un ambiente reale,
con grande attenzione nella resa del
paesaggio. La Pietra di Bismantova,
montagna del Purgatorio, volutamente
posta sopra il calice eucaristico al
centro assoluto del dipinto, si pone
come anello di congiunzione fra la
terra e il cielo. Ciò denota la sufficiente
conoscenza dell’artista sia della Divina
Commedia di Dante – considerata
allora quasi come un testo sacro –, sia
dei luoghi ben rappresentati nel dipinto.
Commedia era addirittura assimilata a un testo sacro. L’Allegri, che si
era formato nelle dotte corti emiliane e mantovane, doveva conoscere molto bene l’opera dantesca.
Il poema, infatti, era spesso letto e
commentato nelle piazze e molti ne
conoscevano canti a memoria. Si
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iconografia pietra di bismantova
Da leggere
Giuseppe Adani, Correggio pittore universale, Silvana Editoriale 2007
Didascalia
Giuseppe Ligabue e Clementina Santi, Dante a Bismantova, Viaggio alla
aliquatur
adi odis
Montagna
del Purgatorio, Corsiero Editore, Regio Emilia 2021
que Giuseppe
vero ent qui
Giovanelli, La devozione a Santa Maria Maddalena, La Libertà,
doloreium
conectu
settimanale
cattolico reggiano, 27 luglio 1996
rehendebis eatur
tendamusam
consent, perspiti
conseque nis
maxim eaquis
earuntia cones
apienda.
La Pietra di Bismantova al tramonto, vista da Pietradura (800
m circa), un caratteristico borgo montano a pochi chilometri da
Castelnovo ne’ Monti. Da qui, verosimilmente, il Correggio avrebbe
preso spunto per ritrarre la montagna del Purgatorio dantesco e
l’intero paesaggio che fa da sfondo al dipinto.
Nella pagina accanto, in alto la chiesetta di S. Maria Maddalena
(1501 m) sul monte Ventasso (1727 m), alla quale è stato
aggiunto un rifugio. Il monte dista pochi chilometri da Bismantova.
Nella pagina accanto, in basso particolare del grande affresco
che un tempo occupava l’intero catino absidale del santuario
dell’Eremo di Bismantova, firmato Marco e soci 1422. In piedi,
san Giovanni Battista e santa Maria Maddalena; in basso,
il committente, forse identificabile con il frate eremita di
Bismantova, che prega inginocchiato il Salvatore. Anche qui la
Maddalena è raffigurata riccamente vestita, con i biondi e lunghi
capelli sciolti sulle spalle.
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Maddalena. L’esistenza di un antico romitorio di donne intitolato
alla santa, quasi sotto la vetta del
monte Ventasso, è documentato
sin dai primi del Trecento. I fedeli
vi giungevano in processione, dopo
tre o piú ore di cammino. La croce
astile in testa, poi gli stendardi delle
confraternite, il clero in abiti liturgici; tutti procedevano al canto ripetuto delle litanie della Madonna,
dei santi, del Miserére per ottenere il
perdono dei propri peccati.
Nel luglio del 2014 il già citato
professore spagnolo Gozales Rodriguez venne personalmente a
Castelnovo ne’ Monti nella speranza di poter individuare il luogo
nel quale l’Allegri avrebbe potuto
ritrarre il paesaggio alle spalle della
narra, per esempio, che Pico della
Mirandola (1463-1494), signore di
un piccolo principato vicino a Correggio, riuscisse a recitare a memoria l’intera opera dantesca (composta di circa 4000 versi) e che, una
volta terminata l’impresa, riuscisse
a pronunciarla all’indietro, dall’ultima parola alla prima. Va inoltre
ricordato che già Benvenuto da
Imola, uno dei primi commentatori della Divina Commedia, a soli 50
anni dalla morte del grande poeta,
affermava che Bismantova si identificava con la montagna del Purgatorio dantesco.
Santa Maria Maddalena
Anche l’accostamento Pietra di Bismantova-Santa Maria Maddalena
(soggetto quest’ultimo molto amato dal Correggio) è sicuramente la
maturazione di profonde riflessioni
culturali che confermano quanto
l’artista fosse cosciente e volonteroso nelle sue preparazioni, ma
anche innamorato dei paesaggi e
delle tradizioni locali.
In merito bisogna tener presente che la devozione alla Maddalena è storicamente molto forte in
tutto l’Appennino reggiano e particolarmente intorno alla Pietra di
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Bismantova. Ne è testimonianza
l’esistenza di diversi luoghi di culto
tutt’intorno a lei dedicati. Sul vicino monte Ventasso, per esempio,
un’antichissima leggenda vuole
che l’errabonda santa abbia lungamente sostato. Nell’antico calendario montanaro, la terza decade
di luglio era tutta per santa Maria
Maddalena. Pellegrinaggi, feste,
fiere celebravano questa santa.
Un’antica narrazione dialettale recitava che il Risorto, apparso
alla donna, le avrebbe detto: «Maria Maddalena / io so ben donde la
tua pena. / Perché tu non torni piú a
peccare / sett’anni in un deserto devi
stare». Cosí la leggenda vuole che
la peccatrice resti sette anni in riva al mare, poi sette anni su di un
monte, sette su un altro e un altro
ancora, forse per dare credibilità
alle tradizioni degli infiniti monti
che avrebbero visto la Maddalena
portare a compimento il suo grande pentimento. La lunga sequela
terminava con «Maria Maddalena
peccatrice, / sei del paradiso la piú felice, per la tua pena che è stata tanta /
vieni beata nella gloria santa».
Sembrerebbe proprio che al
Correggio fosse nota la forte devozione che legava questi luoghi alla
Maddalena. Gli venne suggerito di
recarsi nel vicino borgo di Pietradura, da dove, in effetti, si gode di
una vista mozzafiato della Pietra di
Bismantova e del suo circondario.
È lo stesso paesaggio che il geniale artista ha poi inserito – trasfigurato e impregnato di densi significati – in quella straordinaria «sacra conversazione» tra la Maddalena e Gesú oggi conservata al Prado
di Madrid, considerata uno dei
capolavori piú importanti dell’arte
mondiale di tutti i tempi.