Che il voto sia una cosa seria, lo sappiamo. Ma questa volta la Commissione Elettorale Nazionale (C.E.N.) ha alzato l’asticella, mostrandoci un modo tutto nuovo di interpretare il concetto di “regolarità”. Sì, perché da oggi, cari elettori, sappiate che il vostro voto vale solo se qualcuno ha l’accortezza di togliere un minuscolo talloncino adesivo dalla vostra scheda elettorale. Un dettaglio tecnico, certo, ma fondamentale a quanto pare per la sopravvivenza democratica dell’elezione.
Il ricorso dei candidati: “Ma dove sta scritto?”
Immaginate la sorpresa dei ricorrenti nel leggere la brillante decisione del C.E.N.: annullati tutti i voti espressi con schede da cui i solerti scrutatori non avevano asportato il famoso “talloncino antifrode”. Un bel passo in avanti per la tutela del diritto di voto, non c’è che dire. Peccato che nessun regolamento elettorale preveda la nullità del voto per un simile dettaglio. Evidentemente, il C.E.N. ha pensato di aggiungere un tocco di creatività alle proprie competenze: dopotutto, perché limitarsi a seguire le regole, quando è possibile reinterpretarle in nome dell’estetica del seggio perfetto?
Il favor voti, principio cardine che suggerisce di preservare la volontà dell’elettore a meno che non vi siano gravissime irregolarità, è stato elegantemente ignorato. Annullare, annullare, annullare: questo il mantra della Commissione!
Talloncino antifrode: un gadget che ha cambiato il mondo (elettorale)
Per chi si chiede quale fosse il ruolo di questo fantomatico talloncino, niente paura: non serve a molto. È un adesivo numerato, non associato al nome di nessun elettore, che verifica unicamente che la scheda appartenga al seggio. Dovrebbe essere rimosso dal presidente del seggio, proprio per evitare che un giorno, durante lo spoglio, qualcuno possa svelare la scelta dell’elettore con un gioco di numeri. Semplice, no?
Il problema è che in alcuni casi questo piccolo talloncino è rimasto lì, intatto, sulla scheda. Forse per distrazione, forse perché nessuno immaginava che un tale errore avrebbe compromesso la sacralità dell’espressione democratica. E qui il C.E.N. è intervenuto con il pugno di ferro, cancellando ben 139 voti per Leo Taroni, 98 per Antonio Seminario e 8 per Pasquale La Pesa. D’altronde, come si può pensare di ignorare un dettaglio così importante?
Uno strano annullamento: Coincidenza o cospirazione?
A qualcuno potrebbe venire il sospetto che questa inflessibilità abbia finito per favorire alcuni candidati rispetto ad altri. Guarda caso, la maggior parte dei voti annullati è proprio per Taroni, che si è visto sfilare la vittoria per un pugno di adesivi non staccati. Che coincidenza, vero? Seminario, dall’altra parte, ne esce quasi illeso. Ma si sa, il caso è il miglior amico della democrazia.
Il Tribunale interviene: “Forse vi siete allargati un po’”
Nonostante il C.E.N. si sia impuntato sul talloncino come fosse una questione di vita o di morte, il Tribunale ha accolto il ricorso dei candidati esclusi, sospendendo la validità della delibera che annullava i voti. Alla luce dei fatti, sembra che il C.E.N. dovrà riconvocarsi, armato di regole e calcolatrice, e fare i conti includendo anche quei maledetti voti con il talloncino attaccato. Insomma, Taroni potrebbe tornare a sperare nella vittoria grazie alla magnanima aritmetica, che per ora è stata l’unica a fare giustizia.
Cosa succederà adesso? Le denunce e le minacce
Seminario, però, non sembra intenzionato a lasciar correre: ha già annunciato che il G.O.I. potrebbe presentare un nuovo ricorso. Il tutto mentre Taroni denuncia di aver ricevuto minacce di morte, un finale da thriller per una storia in cui tutto ruota attorno a un piccolo adesivo. E se le minacce provenissero proprio dai membri della C.E.N.? Una domanda legittima, visto il clima di suspence che avvolge l’intera vicenda.
E ora, cari lettori, preparatevi a seguire le prossime puntate di questa epica battaglia. Ma tenete d’occhio le vostre schede elettorali: d’ora in avanti, l’adesivo antifrode potrebbe fare la differenza tra il vostro voto e… il nulla.
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