(AGENPARL) – mer 06 novembre 2024 *Vittoria contro l’INPS per lo Studio Maior: “Riconosciuti 20.000,00 euro
di arretrati e diritto a prestazioni future senza revisione”*
*Gli avvocati: “Dopo anni di rigetti ingiustificati da parte dell’INPS, una
cliente ottiene finalmente l’indennità di accompagnamento nella misura
massima”*
Importante traguardo per lo Studio Associato Maior in ambito previdenziale:
il Tribunale del Lavoro ha obbligato l’INPS a riconoscere l’indennità di
accompagnamento e a corrispondere una somma pari a 20.000,00 euro per
arretrati, oltre a garantire il diritto a prestazioni future senza
necessità di revisione. Una cliente ultranovantenne dello Studio Maior,
affetta da gravi patologie invalidanti, si è vista respingere ogni
richiesta di indennità di accompagnamento per oltre un decennio. Nonostante
le sue condizioni di salute richiedessero assistenza continuativa, l’INPS
ha rifiutato ripetutamente la sua domanda, sostenendo che l’età avanzata
non giustificasse automaticamente il diritto alla prestazione. In alcuni
casi, l’INPS ha addirittura negato alla donna il diritto a una visita
domiciliare, dichiarando che la sola anzianità non fosse sinonimo di
disabilità.
Lo Studio Maior, guidato dagli avvocati Pierlorenzo Catalano, Michele
Francesco Sorrentino e Filippo Castaldo, è intervenuto con decisione circa
un anno fa, mentre l’ultima richiesta di accompagnamento giaceva inevasa da
due anni. Di fronte al prolungato silenzio dell’INPS, lo Studio ha
presentato ricorso al Tribunale del Lavoro, richiedendo una Consulenza
Tecnica d’Ufficio (CTU) medico-legale per attestare le condizioni di salute
della cliente e la sua incapacità di svolgere autonomamente le attività
quotidiane. Il consulente nominato dal Tribunale ha confermato che la
cliente, a causa delle sue gravi patologie, non era in grado di deambulare
o di compiere azioni quotidiane senza l’assistenza permanente di un
accompagnatore. Non essendo necessarie revisioni future, il Tribunale ha
ordinato all’INPS di riconoscere l’indennità di accompagnamento a partire
dalla prima domanda amministrativa. “Questa sentenza rappresenta un atto di
giustizia per la nostra cliente, che per anni ha subito una negazione dei
propri diritti. Ora, l’INPS è obbligata a risarcirla per le ingiustizie
subite,” dichiarano i legali dello Studio Maior.
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