
(AGENPARL) – mar 29 ottobre 2024 Prot. n.______ Federico Marini
EXPORT MEDIO ORIENTE – Il conflitto nei Paesi arabi frena le
esportazioni sarde nei Paesi arabi: perso l’8,6% in 6 mesi, -9,2% rispetto al
2023. Meloni e Serra (Confartigianato Sardegna): “Effetti sulle vendite e sugli
approvvigionamenti di materie prime e semilavorati”.
Associazioni L’instabilità politica che agita il Medio Oriente, da qualche mese sta rallentando la
Territoriali vendita dei prodotti sardi verso un’ampia area di Paesi arabi o confinanti in quella
Sud Sardegna
zona. Dalla Sardegna partono beni e servizi per oltre 1miliardo e mezzo di euro,
Cagliari equivalenti all’1,39% del valore aggiunto regionale prodotto, verso gli Emirati Arabi,
Via Riva Villasanta 241
della raffinazione, ci sono alimentari e bevande, moda e design, lapidei e arredamento,
Oristano
Via Campanelli, 41 sistemi informatici e digitali, macchinari e impianti i prodotti più venduti molto richiesti
Nuoro Sono questi i dati rilasciati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese
Via Brig.Sassari, 37 Sardegna che ha analizzato l’export isolano nel mercato del Medio Oriente nel 2023
e 2024, su fonte Istat.
Sassari La Sardegna si colloca al settimo posto della classifica nazionale per quanto
Via Alghero, 30
di made in Italy in Medio Oriente rappresentano il 2,95% del valore aggiunto regionale
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 ed ammontano a 3,1 miliardi di euro, pari al 12,6% delle vendite italiane nell’area.
vendite, pari al 10,4%), l’Emilia-Romagna con il 2,07% (3,1 miliardi di vendite, pari al
12,5% del totale vendite italiane nell’area), il Veneto con il 2,02% (3,0 miliardi di
vendite, pari al 12,2%), la Lombardia con l’1,91% (prima regione esportatrice nell’area
con 7,1 miliardi di vendite e una quota di 28,5%) ed il Friuli-Venezia Giulia con l’1,77%
(645 milioni di euro di vendite, pari al 2,6%).
“Le notizie che arrivano dal Medio Oriente, dalla sponda sud del Mediterraneo ci
preoccupano come uomini e come imprenditori e ci auguriamo che la diplomazia, anche
economica, stia intervenendo per risolvere queste situazioni – commenta Giacomo
Meloni, Presidente di Confartigianato Sardegna – in ogni caso questa crisi sta
penalizzando sia i sistemi del made in Sardegna e made in Italy, sia
l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura,
aggravando la frenata del commercio”. “Gli effetti di tale situazione, evidenti anche sul
nostro territorio, rischiano di provocare pesanti conseguenze sulla crescita economica –
sottolinea Meloni – per questo l’appello che abbiamo già lanciato a livello nazionale è
quello che è indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare
dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e scongiurare il rischio di una frenata
del ciclo espansivo dell’occupazione”.
“La recente crisi in Medio Oriente sta avendo un impatto significativo sulle
esportazioni dalla Sardegna verso i Paesi Arabi, mettendo a rischio una crescita che fino
Confartigianato Imprese Sardegna
a poco tempo fa sembrava inarrestabile. Le tensioni geopolitiche e i conflitti in corso
nella regione stanno generando incertezze economiche e logistiche che potrebbero
compromettere la regolarità dei flussi commerciali. Le sanzioni imposte a determinati
paesi, insieme alla crescente instabilità politica, rendono difficili le operazioni di
esportazione, poiché i mercati locali sono colpiti da fluttuazioni valutarie e aumenti dei
costi operativi. A livello di trasporti, la chiusura di rotte marittime e aeree, oltre alla
crescente insicurezza nelle principali vie commerciali, potrebbe portare a ritardi nelle
consegne e a un aumento dei costi logistici. Questo scenario è particolarmente
problematico per le imprese sarde, che hanno investito negli ultimi anni per affermarsi
nei mercati arabi, soprattutto nei settori agroalimentare, tessile e minerario. Se la
situazione non si stabilizza rapidamente, c’è il rischio concreto che le esportazioni
subiscano un rallentamento, con ripercussioni non solo sulle imprese esportatrici, ma
anche sull’economia regionale nel suo complesso. In questo contesto, è fondamentale che
le istituzioni locali e nazionali intervengano, adottando misure a sostegno delle imprese,
per mantenere aperti i canali commerciali e mitigare i potenziali effetti negativi”.
La Sardegna però crolla nella “dinamica” delle esportazioni; il confronto tra il
consolidato del primo semestre 2024 rispetto al 31 dicembre 2023, dice di un -8.6%.
Ancora più pesante il raffronto tra il primo semestre 2024 e l’analogo periodo del 2023
che segna un -9,2%. A livello nazionale, a fronte di crescita pari al 4,3% nel primo
semestre del 2024 (migliore del +6,6% dello stesso periodo del 2023), crescono tra le
regioni più esposte: la Toscana con il +20,4% (meglio rispetto al +17,7% di un anno
prima), la Lombardia con il +11,3% (peggio rispetto al precedente +12,9%) e l’Emilia-
Romagna con il +9,0% (meglio rispetto al corrispondente +8,7%). All’opposto si rilevano
cali, oltretutto in controtendenza rispetto al I semestre 2023, per il Friuli-Venezia Giulia
che segna un pesante -60,5% (era +0,3%), seguito dal Veneto con -8,8% (era +3,4%) e
dal Piemonte con il -7,6% (era al +2,2%).
A livello provinciale risultano esposte più il doppio della media: Arezzo (11,79%),
Siracusa (5,30%), Vercelli (4,99%), Massa-Carrara (4,89%), Vicenza (3,96%), Cagliari
(3,93%), Trieste (3,50%), Firenze (3,46%), Piacenza (3,32%) e Belluno (3,08%).
Seguono con esposizione superiore alla media: Modena (2,96%), Varese (2,87%),
Bergamo (2,72%), Lecco (2,64%), Monza e Brianza (2,46%), Siena (2,40%), Torino
(2,39%), Bologna (2,35%), Cuneo (1,96%), Treviso (1,96%), Padova (1,94%), Reggio
Emilia (1,87%), Milano (1,78%), Macerata (1,74%), Lucca (1,72%), Lodi (1,72%),
Pordenone (1,70%), Alessandria (1,66%), Brescia (1,64%), Ascoli Piceno (1,61%),
Parma (1,60%) e Forlì-Cesena (1,54%).
A livello nazionale il settore di esportazione più rilevante è quello dei macchinari
e impianti con il 25,3% dell’export verso il Medio Oriente, seguito da altre manifatture –
che comprendono i mobili, la gioielleria e l’occhialeria – con il 12,5%, moda con il 9,2%,
mezzi trasporto con l’8,8%, metallurgia e metalli con il 7,7%, alimentare e bevande con il
7,2% e apparecchiature elettriche con il 7,0%.
L’analisi per Paese evidenzia che il primo mercato del Medio Oriente è quello degli
Emirati Arabi Uniti con il 26,8% dell’export del 2023 nell’area, seguiti da Arabia Saudita
con 19,4%, Israele con 13,4%, Qatar con 10,7%, Kuwait con 9,0%. Seguono Libano
Confartigianato Imprese Sardegna
(4,5%), Iraq (3,6%), Giordania (2,5%), Repubblica islamica dell’Iran (2,4%), Oman
(1,7%), Azerbaigian (1,5%), Georgia (1,5%), Armenia (1,3%), Bahrein (1,1%), Yemen
(0,3%), Siria (0,2%) e Territorio palestinese occupato con 45 milioni (0,2%).
In chiave dinamica, tra i maggiori mercati del Medio Oriente si registra una crescita
dell’export verso Arabia Saudita (+23,5%) ed Emirati Arabi Uniti (+21,8% nei primi sei
mesi del 2024), mentre sono in flessione le vendite del made in Italy in Qatar (-41,6%),
Kuwait (-17,7%) e Israele (-10,0%).
“Il sommarsi delle varie crisi aggravano la frenata del commercio internazionale –
aggiunge Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna – gli
effetti dell’aggravarsi di tale situazione si aggiunge al caro tassi e alla ripresa del costo
dell’energia, una combinazione che potrebbe avere conseguenze sulla crescita,
riducendo la fiducia e la propensione ad investire delle imprese”.
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