
(AGENPARL) – mer 28 agosto 2024 PhEST – Festival internazionale di fotografia e arte
IX edizione
GLI ARTISTI ITALIANI E INTERNAZIONALI
Fotografia internazionale
Nariman Darbandi – César Dezfuli – Bruce Eesly – Ismail FerdousGauri Gill & Rajesh Vangad – Matthias Jung – Michalina Kacperak – Natalie Karpushenko
Polina Kostanda – Peter Menzel – Richard Sharum – Lisa Sorgini – Polina Osipova – Pamcoc
Serifa – Valentina Vannicola – Paolo Ventura – Guillem Vidal – Jan von Holleben
Focus Palestina
Against Erasure – Adam Rouhana – Antonio Faccilongo – Maen HammadArte contemporanea
Pier Alfeo – Fabrizio Cicero – Davide MonaldiMusic line-up
Mary Gehnyei – C’mon Tigre – Protopapa
Clicca qui per scaricare tutti i testi e le immaginiEcco i fotografi internazionali che hanno accolto l’invito a partecipare alla IX edizione di PhEST:
Nariman Darbandi – “Desolated Dreams”
http://www.instagram.com/naridarbandiL’artista visivo iracheno Nariman Darbandi crea immagini e video 3D sorprendenti ma malinconici ispirati ai cliché del cinema occidentale. La sua principale fonte di ispirazione è l’atmosfera americana che vede nei film e nei programmi TV. Il suo obiettivo è evocare un senso di nostalgia, meraviglia e curiosità negli spettatori: trasportarli in tempi e luoghi diversi, suscitando ricordi e ispirandoli a immaginare nuove storie. In definitiva, per creare una profonda connessione emotiva che risuona e indugia con lo spettatore.
César Dezfuli – “Passengers”
http://www.cesardezfuli.comWorld Press Photo Award nel 2023, César Dezfuli è un giornalista e fotografo documentarista ispano-iraniano specializzato in migrazione e diritti umani su scala internazionale. Nel 2017 PhEST presenta i ritratti che Dezfuli realizza l’anno prima fotografando 118 persone che furono salvate da un gommone alla deriva a 20 miglia nautiche al largo delle coste libiche. Ora, in “Passengers”, Dezfuli rintraccia molti tra i 118 passeggeri per scoprire perché hanno lasciato i loro paesi, cosa hanno vissuto lungo la rotta migratoria e come hanno continuato a vivere dopo essere stati salvati in mare.
Bruce Eesly – “New Farmer”
readymag.website/newfarmer/pamphletBruce Eesly, artista visivo e giardiniere, vive e lavora in Germania su fotografie, archivi e immagini generate artificialmente. Il suo lavoro mescola realtà e finzione per distorcere le narrazioni storiche comunemente accettate. È interessato allo status della fotografia nell’era dell’intelligenza artificiale e al suo ruolo nel plasmare il nostro rapporto con il mondo naturale. “New Farmer” si presenta come una raccolta di fotografie documentarie degli anni ’60 che sembrano ribadire la storia di successo della Rivoluzione Verde: la manipolazione genetica crea nuove varietà di colture che si traducono in raccolti più grandi e migliori. Man mano che la storia si svolge, tuttavia, si percepiscono delle incoerenze e le immagini diventano assurde.
Ismail Ferdous – “Sea Beach”
http://www.instagram.com/ismailferdousVincitore del Leica Oskar Barnack Award 2023, Ismail Ferdous è un fotografo del Bangladesh che vive a New York. Da bambino trascorreva le vacanze con la sua famiglia sulla Cox’s Bazar Beach nel Golfo del Bengala. Con “Sea Beach” torna in quei luoghi e per quattro anni scatta immagini che rievocano i suoi ricordi e indagano l’attualità del consumismo e del cambiamento climatico.
Gauri Gill & Rajesh Vangad – “Fields of Sight”
http://www.gaurigill.comGauri Gill è una fotografa indiana che fa uso della fotografia come pratica della memoria. Rajesh Vangad è un erede dello stile pittorico Warli ed è noto per le sue opere al Craft Museum di Nuova Delhi e al Tata Memorial Hospital e all’aeroporto internazionale di Mumbai. In “Fields of Sight” le fotografie di Gill, inscritte dai disegni di Vangad, riconfigurano i paesaggi suggerendo aspetti vitali di ciò che non era evidente alla vista.
Matthias Jung – “Esperanto” (selezionato tra i partecipanti al PHMuseum Grant)
jungfoto.deMatthias Jung è un fotografo tedesco che con “Esperanto” racconta la storia di una piccola regione del Belgio che, poco prima della prima guerra mondiale, voleva affermarsi come stato indipendente e fare dell’Esperanto la sua lingua nazionale. Oggi, proprio sul confine tra la parte francofona e quella fiamminga, in una zona appartenuta alla Prussia, all’Impero tedesco, al Belgio e alla Francia, si trova un’area speciale di lingua tedesca con un proprio governo e un’ampia autonomia.
Michalina Kacperak “Soft Spot”
http://www.instagram.com/mkacperakL’artista polacca Michalina Kacperak nella sua pratica fotografica lavora sia come documentarista che come artista. La parte più importante del suo lavoro è dedicata a storie personali e complesse che trattano temi legati all’infanzia, alla memoria, all’esclusione sociale e all’identità. “Soft Spot” è una storia personale che racconta la storia di molti altri. Michalina è la maggiore di quattro figlie di padre alcolizzato, attualmente sobrio. La loro infanzia è stata una lotta costante contro la solitudine, l’instabilità, la mancanza di intimità e un perenne senso di colpa. Soft Spot è un progetto collaborativo, iniziato con la sua sorellina, sedici anni più giovane.
Natalie Karpushenko – “Where Dreams May Come”
https://www.natalie-karpushenko.comArtista, fotografa e ambientalista, Natalie Karpushenko, nata in Kazakistan, lavora su due grandi temi: la natura e l’elemento umano. Per la prima volta in Italia, le immagini sognanti di Natalie Karpushenko sono esposte come simbolo del loro legame. Nelle sue immagini si percepisce la fluida armonia di luce che illumina la bellezza, la profondità e la potenza del mare.
Polina Kostanda – “Polly in Wonderland”
http://www.pollyinwonderland.comPolina Kostanda, artista ucraina, ha abbracciato il potere dell’intelligenza artificiale per creare arte visiva stimolante e in grado di espandere la mente. Le opere d’arte risultanti non sono semplici immagini digitali. Sono portali verso nuovi luoghi della percezione che invitano gli spettatori a mettere in discussione la loro comprensione della realtà e ad abbracciare le possibilità illimitate dell’immaginazione umana.
Peter Menzel – “Material World: A Global Family Portrait”
http://www.menzelphoto.comAll’inizio degli anni ’90, il fotoreporter Peter Menzel iniziò a fotografare 12 famiglie in diversi paesi del mondo per documentare e confrontare i loro stili di vita medi e rivelare visivamente tutto ciò che possedevano. Il progetto, che comprendeva altre 18 famiglie fotografate da colleghi fotogiornalisti, è diventato il libro “Material World: A Global Family Portrait”.
Polina Osipova – “The Heart of Dreams”
https://www.polinaosipova.com/Polina Osipova appartiene al popolo Chuvash, un gruppo etnico minoritario in Russia. Esplora i fili tra passato e futuro attingendo e riflettendo sulle esperienze delle sue antenate. Le abilità del ricamo sono tramandate di generazione in generazione, così la Osipova utilizza queste tecniche tradizionali per creare maschere ornate di perle, sculture tempestate di pietre preziose, armature e abiti medievali che sembrano uscire da una fiaba dai tratti oscuri ma irresistibilmente attraente.
Serifa – “Every Day Art”
http://www.serifa.comI ritratti mutanti e metamorfici, prodotti in ambienti autogenerativi e facendo ricorso a modelli post-fotografici, attingono a un immaginario underground e hip-hop, alludono alla cultura giapponese non senza trascurare le forme della statuaria classica e della pittura rinascimentale, pur avvertendo la provenienza dal brutalismo della figurazione selvaggia di autori come Baselitz o Lüpertz. Una collisione tra modelli differenti che alimentano l’intelligenza artificiale e che conducono a esiti totalmente imprevedibili, imperfetti e deformi, incompleti e rovinosi.
Richard Sharum – “Of Thee I Sing. An American Series”
https://richardsharum.comRichard Sharum è un fotografo editoriale e documentarista texano. La mostra include le immagini di tre progetti. “Spina Americana” si concentra su un’area geografica degli Stati Uniti, conosciuta come “fly-over zone”, nel tentativo di offrire una chiave per comprendere meglio gli elementi unificanti del popolo americano. “American Homicide” e “American Avenue” fanno luce sugli aspetti più violenti della società americana e sui problemi della povertà e dei senzatetto.
Lisa Sorgini – “Terra Madre”
lisasorgini.comLisa Sorgini, nota per la sua ricerca di storie e immagini di maternità, si concentra sui ruoli legati alla cura, sulle relazioni materne e familiari e indaga le percezioni e i costrutti della società, spesso in netto contrasto con l’esperienza vissuta. La fotografa australiana ai Tamburi, il quartiere più duro e spietato di Taranto, trova davanti a sé madri guerriere che nutrono e proteggono, che vivono il momento, lo rendono più carico d’amore, sicurezza e dolcezza possibili, e che oltre le “colline avvelenate” sanno guardare. Stabilisce un contatto potente e profondo con questi fiori d’acciaio, aderisce al loro battito, consegna la realtà che ha visto, la consegna intatta, vivida, indomita. Le sue fotografie sono come i tatuaggi delle madri dei Tamburi, s’imprimono nella carne, e non se ne vanno.
Valentina Vannicola – “La Processione mistica”
http://www.valentinavannicola.it/la-processione-misticaValentina Vannicola si laurea con una tesi in Filmologia presso l’Università La Sapienza di Roma e successivamente si diploma alla Scuola Romana di Fotografia. La sua intera pratica artistica è riconducibile al genere della staged photography. “La Processione mistica” è un’opera fotografica che si ispira alla processione descritta da Dante nel XXIX Canto del Purgatorio. L’opera, il cui originale lungo 7 metri è stato acquisito dal Museo MAXXI di Roma, è stata realizzata da Valentina Vannicola ispirandosi alla Divina Commedia di Dante Alighieri.
Paolo Ventura – “Short Stories”
http://www.paoloventura.com/short-stories-2012-2015Paolo Ventura è nato a Milano dove si afferma come fotografo di moda, di design e di paesaggio. Decide poi di abbandonare la fotografia commerciale e, in un piccolissimo studio a Brooklyn, inizia a ricostruire dei diorami sulla Seconda Guerra Mondiale, basandosi sulle storie raccontate dalla nonna materna. Le “Short Stories” sono un ciclo di opere senza tempo realizzate nel suo studio di Anghiari, in Toscana, dove l’artista ha costruito un piccolo palcoscenico mettendo in scena brevi e poetiche storie per immagini. Un lavoro “teatrale”: storie di guerra, magia, abbandono. Per PhEST Ventura ha costruito anche delle silhouette in grandezza naturale di alcuni personaggi delle storie ed esporrà i fondali originali, i costumi e alcuni bozzetti preparatori.
Guillem Vidal – “Forgotten Playground”
http://www.ignant.com/2020/06/16/guillem-vidal-photographs-the-forgotten-playgrounds-invaded-by-nature/Guillem Vidal utilizza il linguaggio fotografico per sviluppare il suo lavoro personale, che si sviluppa prevalentemente nel campo del paesaggio. In esso mostra l’intervento umano nell’ambiente naturale come generatore di paesaggio e, soprattutto, la lotta della natura per invertire questo intervento. I parchi giochi abbandonati sono una metafora dell’oblio: di quella incapacità caratteristica della fase adulta della vita umana, quella in cui il ludico resta solo come un ricordo. Questi spazi di gioco, per bambini o adulti, vengono invasi dalla natura nel lento processo della sua trasformazione in rovina.
Jan von Holleben – “All Humans Be Cats”, Residenza d’artista PhEST 2024
http://www.janvonholleben.comPhEST racconterà i sogni e le aspirazioni dei bambini monopolitani con il progetto All Humans Be Cats, realizzato in residenza artistica da Jan von Holleben, fotografo tedesco di fama internazionale che dedica gran parte della sua ricerca al concetto di “homo ludens”, un mix di teoria pedagogica e personali esperienze di gioco e ricordi d’infanzia. Il progetto di residenza ha coinvolto 800 bambini dei 4 Istituti Comprensivi di Monopoli che in questi mesi hanno proposto i loro sogni per poi trasformarli in divertenti e allegorici scatti fotografici con i bambini protagonisti. Il progetto fotografico sarà esposto al Porto Vecchio di Monopoli per tutta la durata del festival. Anche gli 800 disegni dei bambini e delle bambine di Monopoli saranno presentati al pubblico. Nato nel 1977 e cresciuto nella campagna della Germania meridionale, Jan von Holleben ha vissuto gran parte della sua giovinezza in una comune alternativa. All’età di 13 anni, ha iniziato la carriera fotografica sperimentando ogni sorta di “trucco magico” e sviluppando così la sua immaginazione. Dopo aver proseguito gli studi sull’insegnamento ai bambini con disabilità presso la Pädagogische Hochschule di Friburgo, si è trasferito a Londra, immergendosi nella scena fotografica londinese, dove ha lavorato come direttore artistico e direttore della fotografia. Nel 2007 si è trasferito a Berlino. Gran parte dei suoi lavori fotografici si concentrano sul concetto di “homo ludens” – l’uomo che impara attraverso il gioco. Il lavoro di Jan von Holleben è stato esposto a livello internazionale. Vive e lavora a Parigi dal 2022.
Il Focus Palestina si articola in una serie di mostre:
Against Erasure. A Photographic Memory of Palestine before the Nakba.
Una raccolta unica e straordinaria di immagini della Palestina tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo e una testimonianza della vivacità della società palestinese prima dell’occupazione. Queste immagini sono selezionate dal libro Against Erasure (pubblicato da Haymarket Books) che racconta la storia di una terra piena di persone con famiglie, speranze, sogni e un profondo legame con la propria casa, prima della creazione dello Stato di Israele nel 1948. Negare l’esistenza dei palestinesi è stata una premessa fondamentale del sionismo, che ha cercato non solo di nascondere questa esistenza ma anche di cancellarne la memoria. Ma l’esistenza lascia tracce, e l’impronta della Palestina che fu, rimane, anche in assenza degli espulsi dalle loro terre. Le fotografie di questa raccolta sono tracce di quell’esistenza che non è stata cancellata. Sono una testimonianza non della nostalgia, ma del potere di resistenza.
Adam Rouhana – “Before Freedom”
Adam Rouhana è un artista e fotografo palestinese-americano che vive tra Gerusalemme e Londra. La fotografia di Rouhana lavora per decostruire l’orientalismo attraverso la sua lente soggettiva all’interno del contesto più ampio della Palestina. Iniziato nel 2022 e scattato a Gerusalemme, Gerico, Haifa, Hebron, Betlemme negli ultimi due anni, “Before Freedom” mostra l’intero prisma della vita in un luogo di cui si parla così spesso ma raramente visto nella sua quotidianità: i bambini giocano, gli amici nuotano e le famiglie fanno picnic, e il tempo scorre ininterrotto. “Before Freedom” è una rivendicazione della terra, dell’architettura, della gioia e dell’amore palestinesi, e presenta un’importante contro-narrativa alla narrazione tradizionale.
Antonio Faccilongo – “Habibi”
Antonio Faccilongo è un fotografo documentarista italiano che focalizza la sua attenzione sull’Asia e sul Medio Oriente, principalmente Israele e Palestina, occupandosi di questioni sociali, politiche e culturali. “Habibi”, che significa “amore mio” in arabo, racconta storie d’amore ambientate sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna. Questa storia, scattata tra il 2015 e il 2021, vuole mostrare l’impatto del conflitto sulle famiglie palestinesi e le difficoltà che devono affrontare nel preservare i propri diritti riproduttivi e la dignità umana. Il fotografo sceglie di non concentrarsi sulla guerra, sull’azione militare e sulle armi, ma sul rifiuto delle persone di arrendersi alla prigionia e sul loro coraggio e perseveranza nel sopravvivere in una zona di conflitto.
Maen Hammad – “Landing”
Maen Hammad è un fotografo documentarista e scrittore. Maen ha documentato la scena dello skateboard palestinese negli ultimi sette anni e si dedica al beneficio reciproco con questa comunità. È nato in Palestina, cresciuto nella periferia americana del Michigan e attualmente vive tra Boston e Ramallah. “Landing” (la zona di atterraggio) è uno sguardo collaborativo sulla possibilitá di fuga che lo skateboarding offre a una manciata di skater palestinesi: è una forma radicale di resistenza dentro uno spazio mentale fatto di violenza, oppresso dagli strati di dominazione coloniale israeliana in Palestina.
L’Arte Contemporanea sarà invece rappresentata dalle opere di alcuni dei più interessanti artisti italiani:
Pier Alfeo – “LAPSE [The time during which something continues], 2023”