
(AGENPARL) – ven 09 agosto 2024 La carenza di personale costa a Vicenza 278milioni di euro.
Il conto più salato del Veneto. Cavion: “Nel vicentino la percentuale di aziende
che mette in atto pratiche per attrarre e ricercare personale è la più alta del Veneto e
della media Italia. Ma non basta: servono politiche concrete, incisive e lungimiranti”
“In termini di valore aggiunto perso nel 2023 a causa della carenza di personale da
inserire in azienda Vicenza si piazza al primo posto in valore assoluto in Veneto con un
ammanco di 278milioni, pari allo 0,98% del valore aggiunto provinciale a fronte dello
0,95% regionale e 0,81% nazionale”. Il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza,
Gianluca Cavion, interviene sui dati diffusi dall’Ufficio Studi regionale in merito al
personale da inserire in azienda.
“Partendo proprio da questi dati si possono fare alcune considerazioni – continua
Cavion-. La prima è che l’artigianato si dimostra ancora una volta un comparto pronto
ad investire nel personale soprattutto in quelle competenze oggi determinanti per
stare sui mercati o acquisirne di nuovi. In particolare digitalizzazione, sostenibilità,
internazionalizzazione sono ambiti in cui si stanno sviluppando nuove professionalità,
nuovi business e consolidando quelli già attivi. La seconda considerazione è che vanno
ripensati non solo i percorsi formativi che portano all’acquisizione di queste
competenze, ma anche a quelli di ri-qualificazione del personale già attivo in azienda
attraverso quella formazione continua che va sostenuta con azioni concrete, e tutto
questo non può essere sempre e solo a carico dell’azienda”.
“Aziende tra l’altro già impegnate già in una serie di pratiche per attrarre e trattenere il
personale dimostrando una non scontata maturità organizzativa – ricorda il
presidente-. Anche in questo caso Vicenza conquista il primo posto regionale con un
78,8% di imprese con 10 addetti e più (a fronte del 70,9% regionale e 66% nazionale)
che mette in atto almeno una pratica per trattenere il personale. In particolare il 47,2%
ha offerto un incremento salariale ai candidati (41,3% media regionale; 32,6% media
nazionale); il 37,1% maggior flessibilità negli orari di lavoro (32,9% media regionale;
28,5% media nazionale); il 27,6% gradi crescenti di autonomia in relazione a specifiche
competenze o mansioni (21,8% regionale; 19,4% nazionale); il 23,3% accesso a benefit
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aziendali (16,3% media regionale; 12,9% media nazionale). Anche in questo caso le
imprese beriche dimostrano di aver capito l’importanza del capitale umano come pure
quali sono le nuove esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici e le nuove discriminanti
nella scelta di questo o quel posto di lavoro”.
“Eppure, nonostante tutto ciò, ancora una volta il mondo dell’artigianato si trova in
difficoltà nella ricerca del personale: nel luglio 2024 ben il 55,8% dei lavoratori era di
difficile reperimento (53,3% dato Veneto, 48,4% dato Italia)”, prosegue Cavion. E
aggiunge “vanno anche ripensate le politiche dei flussi, andando a intercettare
personale anche straniero formato o da formare. Qui il discorso però si fa più ampio
perché entrano in gioco anche politiche di accoglienza e inserimento”.
Conclude Cavion: “Il ‘primato’ di Vicenza sotto tutti questi aspetti mostra un tessuto
produttivo reattivo e vivace che ha voglia di investire e crescere ma che non può farlo
senza il sostegno del mondo politico, quella che il professor Lucio Poma ospite della
nostra ultima Assemblea Soci ha giustamente definito ‘politica industriale delle filiere’.
Servono misure che vadano nella direzione di rilancio delle piccole e medie imprese ma
anche che tengano conto di un trend demografico che, se non invertito con reali e
concrete politiche della famiglia e della conciliazione, ad esempio, da qui a pochi anni
rischia di ‘gonfiare’ ulteriormente i dati di questo preoccupante gap domanda-offerta
di lavoro”.
Comunicato 83 – 9 agosto 2024
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