
(AGENPARL) – mar 09 luglio 2024 Prot. n.______ Federico Marini
COMPETENZE DIGITALI – La carenza di personale “digitale” frena
la crescita delle PMI sarde: difficili da trovare quasi 8mila esperti con
competenze specifiche. Meloni e Mereu (Confartigianato Sardegna):
“Reperire personale specializzato è un problema trasversale a ogni settore
dell’economia sarda”.
Associazioni La carenza di personale con elevate competenze digitali colpisce anche la
Territoriali Sardegna. Nell’Isola gli addetti qualificati digitalmente sono sempre più difficili da
Sud Sardegna
trovare soprattutto se si tratta di lavorare nel mondo dell’intelligenza artificiale.
Cagliari Secondo il rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che
Via Riva Villasanta 241
mancano 17.720 addetti: ben 7.750, il 43,7%, è molto difficile da reperire.
Oristano
Via Campanelli, 41 La difficoltà cresce nelle imprese artigiane che hanno già varcato le frontiere
Nuoro difficoltà di trovare personale adeguatamente formato e certificato: in Sardegna per
Via Brig.Sassari, 37 queste realtà è introvabile il 52,2% dei lavoratori con elevata richiesta di competenze
digitali avanzate 4.0 (890 su 1.700); per la manodopera con competenze digitali di base è
Sassari introvabile il 52,6% (910 su 1.730) e per le competenze e metodi matematici e
Via Alghero, 30
“La scarsità di personale con le giuste competenze frena le transizioni ecologica e
Gallura Olbia
Via Sangallo 67 digitale ed è indicato come il problema più grave dalle Pmi della nostra regione –
Confartigianato Sardegna – per le aziende la difficoltà a trovare lavoratori qualificati
supera di gran lunga i problemi della burocrazia, dell’accesso al credito e della
concorrenza sleale. Ne va anche della competitività dei piccoli imprenditori, impegnati
ad utilizzare l’IA con l’intelligenza artigiana per potenziare la qualità made in Italy delle
loro produzioni”. “La carenza di personale specializzato è un problema trasversale a
ogni settore dell’economia sarda – proseguono Meloni e Mereu – ma si fa maggiormente
sentire in quei comparti che stanno spingendo verso l’innovazione. Occorre insistere
sulla collaborazione con le scuole, perché queste figure vengano formate. Ma serve
anche un’azione culturale sulle famiglie, in particolare per quanto riguarda la scelta dei
percorsi di studio”.
A livello nazionale sono oltre 125mila le micro e piccole imprese che hanno già
varcato le frontiere dell’intelligenza artificiale, su un totale di 134 mila imprese italiane
pioniere dell’IA. Su 449 mila lavoratori con elevate e-skill 4.0 richiesti dalle aziende, ne
mancano all’appello 246 mila, pari al 54,9%. In generale, la scarsità di personale
qualificato è indicato come il problema più grave dal 58,1% delle Mpi del nostro Paese, a
fronte del 54,1% della media delle Mpi dell’Ue.
Secondo il rapporto di Confartigianato Sardegna, l’intelligenza artificiale viene
usata dai piccoli imprenditori soprattutto per esigenze di sicurezza informatica, controllo
Confartigianato Imprese Sardegna
dell’accesso a luoghi, a dati o a servizi, manutenzione di macchinari e automezzi,
ottimizzazione dell’utilizzo di energia e materie prime, trattamento dei rifiuti e gestione
della logistica, automazione di processi produttivi e applicazioni di contabilità e finanza,
automazione delle funzioni di vendita online di beni e servizi e applicazioni nella
prevenzione, nella diagnostica e nelle cure mediche.
“Sull’interazione sempre più spinta tra uomo e macchina, però è necessario
cominciare ad aprire un dibattito che sia approfondito e che guardi a 360 gradi le
difficoltà e le opportunità, sia per le imprese che per i dipendenti – prosegue il
VicePresidente Vicario Mereu – anche perché se il processo non verrà governato
correttamente, potrebbe impattare sensibilmente sulle aziende e sugli addetti, causando
la cosiddetta “disoccupazione tecnologica. L’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il
fine. Non va temuta, ma governata da un’altra IA, l’Intelligenza Artigiana, per farne uno
strumento capace di esaltare la creatività e le competenze, ineguagliabili, dei nostri
imprenditori”. “E’ quindi urgente – conclude Mereu – rafforzare quel “sistema di
anticorpi” che sta andando man mano indebolendosi e che, fino a oggi, ha protetto i
cluster di imprese dagli effetti negativi creato, per esempio negli ultimi tempi, dalla
pandemia, dalle crisi mondiali e dalle guerre”.
Sempre su base nazionale, per ciò che riguarda la difficoltà a reperire manodopera
esperta di intelligenza artificiale, la situazione peggiore si registra in Trentino Alto Adige
dove è introvabile il 67,2% dei lavoratori con elevata richiesta di competenze digitali
avanzate 4.0 necessari alle Pmi (9.330 su 13.890). Seguono a breve distanza il Friuli
Venezia Giulia, dove manca il 65,2% di personale pronto ad affrontare l’IA (4.800 su
7.360) e l’Umbria con una quota del 63,8% (2.980 su 4.670). A soffrire la carenza di
personale con e-skill sono anche il Veneto con 20.270 “introvabili” su 34.590, pari al
58,6%, l’Emilia Romagna (17.910 su 30.810, pari al 58,1%) la Lombardia (46.930 su
81.020, pari al 57,9%) e il Piemonte e la Valle d’Aosta (16.720 su 28.910, pari al 57,8%).
Per quanto riguarda, invece, la difficoltà a reperire manodopera con competenze digitali
di base, in Piemonte e Val D’Aosta è introvabile il 51,1% dei lavoratori necessari alle
Pmi (24.300 su 47.530). Mentre per le competenze e metodi matematici e informatici in
Piemonte e Valle d’Aosta è introvabile il 55,7% dei lavoratori (20.270 su 36.360).
In chiave settoriale, la quota di MPI imprese utilizzatrici di sistemi di IA è più
elevata nel manifatturiero dove è del 14,6% pari a 26mila imprese, seguito dai servizi con
12,2%, pari a 85mila imprese e dalle costruzioni con 11,5%, pari a 14mila imprese.
Un esame di maggiore dettaglio settoriale, disponibile per il totale delle imprese
con almeno 3 addetti, evidenzia che le quote più elevate, e superiori al 20%, di
utilizzatori di sistemi di IA nell’ambito del terziario si osservano per assicurazioni con
51,2%, servizi finanziari con 31,1%, vigilanza e investigazione con 26,7%, produzione di
software, consulenza informatica con 26,7%, trasporto aereo con 25,5%,
telecomunicazioni con 22,9%, ricerca scientifica e sviluppo con 20,6% e alloggio con
20,3%, mentre nella manifattura no energy, dopo la produzione del tabacco con il 50%,
seguono i prodotti farmaceutici con 31,6% e i prodotti chimici con 25,1%, gomma e
materie plastiche con 23,8%, macchinari ed apparecchiature con 23,2%, computer e
prodotti di elettronica con 20,9%, bevande con 20,1% e stampa e riproduzione di supporti
Confartigianato Imprese Sardegna
registrati con 20,1%.
Tra le professioni tecniche, la maggiore criticità riguarda elettrotecnici con il
91,5% delle entrate ad elevata richiesta da parte delle MPI di competenze digitali
avanzate 4.0 che risultano difficili da reperire, tecnici della produzione di servizi con
l’82,3%, tecnici web con il 76%, tecnici programmatori e tecnici dell’organizzazione e
della gestione dei fattori produttivi, entrambi con il 73,2%, tecnici esperti in applicazioni
con il 69,1%, tecnici della sicurezza sul lavoro con il 66,9%, tecnici gestori di reti e di
sistemi telematici con il 66,7%, tecnici meccanici con il 61,5%, approvvigionatori e
responsabili acquisti con il 60,5%, operatori di apparecchi per la ripresa e la produzione
audio-video con il 58,1%, tecnici della pubblicità e delle pubbliche relazioni con il 56,1%
e tecnici della gestione finanziaria con il 55,6%. Tra gli operai specializzati la maggiore
difficoltà di reperimento riguarda attrezzisti di macchine utensili con l’88,3%, meccanici
artigianali, riparatori e manutentori di automobili con l’84%, idraulici e posatori di
tubazioni idrauliche e di gas con il 73,3%, elettricisti nelle costruzioni civili con il 67,8%,
installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con il 61,3% e montatori di
carpenteria metallica con il 55,4%, Tra i conduttori di impianti la maggiore difficoltà di
reperimento riguarda il totale (100%) degli operai addetti a macchinari per la stampa dei
tessuti e i conduttori di macchinari lavorazione e conservazione carne e pesce. Seguono
operai addetti a macchine utensili automatiche e semiautomatiche industriali con l’84%,
operai addetti a macchinari per le confezioni di abbigliamento con il 78%, altri operai
addetti a macchinari tessili e delle confezioni con il 76,3%, operai addetti a macchinari
per produzione di manufatti in cemento con il 74,3%, assemblatori e cablatori di
apparecchiature elettriche con il 62,4%, operai addetti a telai meccanici per la tessitura e
la maglieria con il 62,1% e conduttori di macchinari per la fabbricazione articoli in
plastica e assimilati con il 57,8%.
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