
(AGENPARL) – mer 26 luglio 2023 m i n i s t e r o
d e l l a
c u l t u r a
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nuove scoperte archeologiche
d a l t e at r o d i n e r o n e a i p e l l e g r i n a g g i m e d i o e v a l i
Pa l a z z o d e l l a R o v e r e
Roma, 26 luglio 2023
SOPRINTENDENZA SPECIALE DI ROMA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI PAESAGGIO
N U O V E
S C O P E R T E
H E A T R U M
A R C H E O L O G I C H E
E R O N I S
COMUNICATO STAMPA
Roma, 26 luglio 2023
Strutture e decorazioni identificabili con i resti del Teatro di Nerone sono tornati alla luce in una
indagine archeologica condotta dalla Soprintendenza Speciale di Roma nella corte interna di
Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Lo scavo
ha restituito una articolata stratigrafia, che dalla tarda età repubblicana arriva fino al XV secolo.
«Si tratta di una scoperta di eccezionale importanza – spiega Daniela Porro Soprintendente
Speciale di Roma – che testimonierebbe uno straordinario edificio di età giulio claudia, il teatro
dove Nerone provava le sue esibizioni poetiche e canore, noto dalle fonti antiche ma mai
ritrovato. Di grande interesse anche i rinvenimenti medioevali e moderni, che arricchiscono le
conoscenze storiche e topografiche sulla evoluzione di una importante area della città. Ottimi
risultati scientifici conseguiti grazie alla proficua collaborazione con l’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro di Gerusalemme».
A nome dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, proprietario di Palazzo della Rovere, il
Governatore Generale Ambasciatore Leonardo Visconti di Modrone ricorda: «Nella sede
dell’Ordine, che finanzia istituzioni caritative in Terra Santa dove sono accolti cristiani e non
cristiani in uno spirito di dialogo e di apertura interreligiosa, sono state avviate attività di scavo e
di studio in collaborazione con la Soprintendenza, nella consapevolezza della responsabilità per
la proprietà di conoscere, tutelare e valorizzare un Palazzo così importante sotto il profilo storico,
archeologico ed artistico».
In antico l’area di scavo, iniziato due anni fa sotto la direzione scientifica di Renato Sebastiani e
proseguito da Alessio De Cristofaro, archeologi della Soprintendenza, e condotto sul campo
dall’archeologa Marzia Di Mento, si trovava all’interno degli Horti di Agrippina maggiore. La vasta
tenuta della famiglia giulio claudia, dove Caligola aveva costruito un grande circo per le corse
dei cavalli e Nerone realizzato un teatro, di cui parlano Plinio, Svetonio e Tacito. I resti venuti alla
luce riguardano la parte sinistra della cavea a emiciclo, la scenæ frons, sontuose colonne
finemente lavorate di marmi pregiati, raffinate decorazioni a stucco con foglia d’oro e ambienti di
servizio, forse depositi per costumi e scenografie. Tutti elementi, insieme alla alta tecnica
realizzativa e ai bolli laterizi, che concorrono a indentificare gli edifici ritrovati come il Theatrum
Neronis testimoniato dalle fonti antiche.
Rarissimi esemplari di calici vitrei, brocche e materiale ceramico, insegne dei pellegrini, oggetti
in osso e matrici per rosari, battuti stradali testimoniano l’evoluzione dell’area in età medioevale
tra attività produttive e pellegrinaggi alla tomba dell’apostolo Pietro.
SOPRINTENDENZA SPECIALE DI ROMA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI PAESAGGIO
COLOPHON
SOPRINTENDENZA SPECIALE DI ROMA
ARCHEOLOGIA BELLE ARTI PAESAGGIO
ORDINE EQUESTRE
DEL SANTO SEPOLCRO DI GERUSALEMME
Daniela Porro
Soprintendente Speciale
Leonardo Visconti di Modrone
Governatore Generale
Alessio De Cristofaro
Renato Sebastiani
Responsabili scientifici dello scavo
Saverio Petrillo
Tesoriere
Marco Bartolini Salimbeni Vivaj
Daniele Torregrossa
Project manager
Alessandro Mascherucci
Architetto responsabile
Silvia Agostinetto
Comunicazione
Francesco Lupoi
Direttore del Lavori
Marcella Scotto di Vettimo
Responsabile Relazioni Esterne
COLLABORAZIONI
MDM archeologia srls
Marzia Di Mento, Responsabile dello scavo
Laura Stamerra, Responsabile grafica
Filippo Salamone, Rilevatore e ceramologo
Cecilia de Leone, Numismatica
Flavia Botrugno e Silvia Matta, Archeologhe
SPECIALISTI REPERTI
Tommaso Bertoldi, età romana
Ilaria De Luca, età medioevale
Valentina Pica e Massimo Brando, reperti particolari
Chiara Corbino e Claudia Minniti, archeozoologhe
Alessia Masi e Cristiano Vignola, archeobotanici
Giordana Amicucci, antropologa
D-Art srl, Cristina Lemorini e Giulia Previti, analisi chimico-fisiche
Fabrica Conservazione e Restauro s.c.p.l., Alex Sarra, restauri
ArkInt srls, operai specializzati
Ufficio Stampa
Soprintendenza Speciale di Roma
Luca Del Fra e Valentina Catalucci
Comunicazione Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme
François Vayne, Elena Dini e Andreina Merheb
SOPRINTENDENZA SPECIALE DI ROMA ARCHEOLOGIA BELLE ARTI PAESAGGIO
TEATRO
NERONE
AI PELLEGRINAGGI MEDIOEVALI
IL RACCONTO DI TREDICI SECOLI IN UNO SCAVO
A partire da gennaio 2020, le indagini archeologiche effettuate nel Palazzo della Rovere
hanno restituito un ricco palinsesto stratigrafico databile tra la prima età imperiale e l’età
moderna, portando a importanti scoperte sia di resti degli Horti di Agrippina, tra cui
spiccano strutture identificabili con il Teatro di Nerone, sia tracce delle attività insediative
e produttive di età medievale.
GLI HORTI DI AGRI PPI NA E I L TEATRO RI TROVATO
Le fonti antiche attestano come negli Horti di Agrippina sorgesse anche un teatro, fatto
costruire da Nerone, dove l’imperatore provava le sue esibizioni poetiche e canore. Ne
hanno scritto Plinio, probabilmente Svetonio e Tacito.
Legata alla sola memoria letteraria e alle ipotesi degli studiosi, l’esistenza del Teatro di
Nerone fino a oggi era circondata da una aura di leggenda: i nuovi scavi hanno finalmente
permesso di riportare alla luce dei resti monumentali che la Soprintendenza Speciale di
Roma propone di attribuire al celebre edificio neroniano.
Si tratta di due strutture in opera laterizia databili, grazie ai bolli rinvenuti sui bipedali,
all’età giulio-claudia e la cui possente tecnica costruttiva testimonia un’opera di grande
impegno economico e tecnico, frutto di una committenza di alto rango come si può
evincere dall’apparato decorativo. Il primo edificio è caratterizzato da una pianta a
emiciclo, con muri radiali e un sistema di accessi e di scale. Tutte caratteristiche
compatibili con una cavea teatrale, su cui sorgevano le gradinate per il pubblico, con
scaenæ frons a ovest e un ricchissimo apparato decorativo, sembra di ordine ionico, con
elementi architettonici e rivestimenti in pregiati marmi bianchi e colorati. Stucchi ricoperti
di foglia d’oro – una tipologia che si riscontra anche nella Domus Aurea – impreziosivano
probabilmente, sia l’interno che il prospetto della struttura.
Il secondo edificio perpendicolare al primo, è costituito da una serie di ambienti con
funzione di servizio: presumibilmente per ospitare i materiali e le attrezzatture utilizzati
per gli spettacoli nel teatro, come scenografie, costumi. Entrambi gli edifici si
affacciavano su una grande corte scoperta, forse circondata da un portico, e sembrano
essere utilizzati come teatro per un periodo tutto sommato breve.
La stratigrafia indica come, già dai primi decenni del II secolo dopo Cristo, il complesso
sia stato oggetto di un sistematico processo di smontaggio finalizzato al recupero di
materiali, soprattutto lapidei, come testimonia un deposito di cinque colonne in marmi
pregiati.
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La posizione topografica all’interno degli Horti di Agrippina, come l’articolazione
planimetrica, l’alta qualità tecnica delle opere murarie, i bolli laterizi e materiali, stile,
raffinatezza delle decorazioni sono tra gli elementi che hanno portato a indentificare
come il Teatro di Nerone le strutture del I secolo dopo Cristo rinvenute a Palazzo della
Rovere. Maggiori certezze si avranno dai risultati di attente analisi e un approfondito
studio di tutti i reperti rinvenuti.
MEDI OEVO CRI STI ANO
L’altro importante nucleo di testimonianze archeologiche venuto alla luce riguarda il
Medioevo. Dal X secolo l’area si connota per una serie di tracce di attività produttive e
manufatturiere. Sia la cronologia che la localizzazione porterebbero a ritenere queste
evidenze di pertinenza della Schola Saxonum, una delle più antiche scholæ peregrinorum
che, in rappresentanza delle principali nazioni cristiane dell’Europa settentrionale,
sorgono attorno alla basilica del primo degli apostoli, Pietro, con la principale funzione
di accoglienza ai pellegrini in visita alla sua tomba.
Tra i reperti relativi a questa fase si segnalano alcuni esemplari di calici vitrei a colonnette,
da interpretare come preziosi arredi liturgici. Le attività proseguono anche dalla metà del
XIII secolo, con il passaggio dell’area all’Ospedale di Santo Spirito in Sassia – edificato tra
semilavorati e matrici di rosari, porta a supporre che proprio la manifattura dell’osso
dovesse costituire una delle attività primarie dell’area. Si tratta probabilmente di una
produzione di oggetti strettamente legati al pellegrinaggio e al culto, che perdura per un
periodo lunghissimo caratterizzandosi come attività artigiana tradizionale.
Di notevole importanza è anche il rinvenimento di una successione di tracciati stradali più
volte rifatti e sistemati, collegati all’approdo sul Tevere a valle di Ponte Sant’Angelo, noto
come Portus Maior e da mettere in relazione con la ripresa delle attività artigianali e
commerciali documentata a partire dal XII secolo. Dagli strati di abbandono delle strade
provengono due insegne da pellegrino (Volto Santo di Lucca, Santa Vergine di
Rocamadour) e una fiaschetta sagomata a forma del gallo di San Pietro.
Le sequenze stratigrafiche medievali rappresentano un documento di grande importanza
per la storia economica e sociale di Roma tra il X e la metà del XV secolo e permettono
di ricostruire su basi archeologiche importanti aspetti del fenomeno del pellegrinaggio
alla tomba dell’apostolo Pietro, sepolto in Vaticano nei pressi del Circo di Caligola.
Proprio partendo dai ritrovamenti, quindi, in collaborazione con la proprietà, dopo la fine
delle indagini i ritrovamenti verranno valorizzati all’interno dello stesso Palazzo della
Rovere.
(luglio 2023)
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G L I
O R T I
G R I P P I N A
LUOGO SIMBOLO DELLA DINASTIA GIULIO CLAUDIA
Tra la tarda repubblica e l’inizio dell’età imperiale un anello di grandi tenute, appartenenti
alle più importanti famiglie patrizie e imperiali aveva circondato il centro dell’Urbs.
Definite Horti erano caratterizzate da padiglioni ed edifici immersi nel verde adibiti allo
svago e all’otium più che alla funzione residenziale. Primeggiavano per importanza gli
Horti di Agrippina, di Domizia, di Lucullo, di Sallustio, di Lucio Elio Lamia (detti Lamiani),
di Mecenate e gli Horti Spei Veteris.
GLI HORTI DI AGRI PPI NA
Conosciuti attraverso le fonti letterarie antiche e alcuni ritrovamenti archeologici, gli Horti
di Agrippina Maggiore – la figlia di Agrippa e di Giulia, moglie di Germanico nonché
madre di Caligola –, si estendevano nella piana del Vaticano (XIV Regio, Transtiberim), tra
il Tevere, le pendici del colle di Santo Spirito e la Basilica di San Pietro.
Alcuni scavi archeologici del recente passato tra le pendici nord del Gianicolo, i
sotterranei del complesso di Santo Spirito in Sassia e via di Santo Spirito, hanno portato
alla luce strutture di età giulio-claudia lussuosamente decorate, che potrebbero
appartenere al settore residenziale degli Horti.
Se Seneca ne descrive un viale, o una terrazza, che lambiva il Tevere sormontato da un
portico, sappiamo dalle fonti come Caligola vi costruì un circo per le corse private dei
carri. Del Circus Gai et Neronis o vaticanus, è nota la posizione lungo il lato meridionale