
(AGENPARL) – dom 10 marzo 2024 Cia: “guerra” contro il grano italiano solo l’ultimo caso
La “guerra contro il grano italiano, con l’incremento record delle
importazioni da paesi come Turchia, Russia e Ucraina è solo l’ultimo caso
della “vertenza” che vede Cia-Agricoltori da mesi in mobilitazione. Alla
Borsa Merci di Bari, il prezzo del grano duro fino è sceso di 22 euro a
tonnellata, attestandosi sotto i 350 euro; quotazioni ancora più basse alla
Borsa Merci di Foggia dove, dopo un calo di ben 20 euro, il fino è sceso
sotto i 340 euro a tonnellata, il buono mercantile non quota più di 325 e
il mercantile è ormai prossimo a scendere sotto i 300. Si tratta delle due
Borse Merci che sono indicative delle quotazioni per i cerealicoltori
lucani.
“Come in una guerra, stiamo perdendo terreno”, afferma Vincenzo Sicolo,
vice presidente nazionale Cia “poiché le semine sono ai minimi storici, si
rinuncia a seminare grano, aumenta la dipendenza dall’estero. Serve
maggiore trasparenza sui mercati e il riconoscimento dei costi ai
cerealicoltori italiani. È inconcepibile che non si proceda all’istituzione
del registro telematico sulle giacenze dei cereali, Granaio Italia,
importante in termini di maggiore tracciabilità e la cui entrata in vigore
viene continuamente rinviata. Così come si attende da tempo uno strumento
che certifichi i costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i
termini di contrattazione”.
Non solo, i primi dati Cia sulle nuove semine segnalano un preoccupante
calo delle superfici coltivate a grano duro di circa 130 mila ettari. Anche
a causa dei cambiamenti climatici, si prospetta per il Paese un raccolto
tra i più bassi di sempre. E la situazione non è differente per il grano
tenero e il mais. Non è pensabile andare avanti senza politiche di
contenimento da parte dell’Europa. Le aziende stanno abbandonando le
colture. Le istituzioni tutte devono agire rapidamente, il Governo deve
dare risposte immediate rispetto alle istanze presentate da troppo tempo,
con un documento concreto di proposte, diverse mobilitazioni in piazza e
una petizione online “salva-grano” Made in Italy che supera le 75 mila
firme. Non si trascurino ancora i rischi economici, sociali e ambientali di
questa crisi, non solo per il comparto cerealicolo, ma per l’intero Paese.
La Cia-Agricoltori in Basilicata non è stata mai ferma, né nei mesi scorsi
né in queste ore. Stiamo conducendo una battaglia importantissima sui
tavoli istituzionali per restituire all’agricoltura italiana ciò che
l’Europa, con norme troppo rigide e adottate in un momento di crisi
epocale, sta togliendo all’intero comparto, con gravi ripercussioni anche
in Basilicata e nel Sud.
Le proposte discusse e contenute in un documento sono sintetizzabili in
difesa del reddito dell’agricoltore attraverso una Legge Quadro; la
contrazione dei costi con una serie di agevolazioni; la riforma della Pac
considerata troppo ferraginosa; indennizzi rapidi ed efficaci contro le
calamità naturali. Tra i temi evidenziati nei confronti della Regione:
assicurare un fondo mutualistico; per il credito l’istituzione di un fondo
rotativo; abbattere i costi del canoni irrigue; scorrimento graduatorie
Psr. Dunque non solo emergenze ma anche proposte e progetti strutturali
per una reale modernizzazione e competitività dell’ agricoltura lucana. Al
primo posto per Cia rilanciare agroalimentare lucano partendo da una più
efficace aggregazioni e filiere di prodotto, innovazione tecnologica,
servizi assicurativi e credito, agricoltura familiare e opere di civiltà
per una reale coesione anche delle aree interne.