
(AGENPARL) – lun 22 gennaio 2024 [image: loghi UNITO POLITO UPO UNISG.png]
*NASCE IL CENTRO DI STUDI E RICERCA SUL CIBO SOSTENIBILE*
Comunicato stampa, 22 gennaio 2024
*Partecipano al Centro l’Università di Torino, il Politecnico di Torino,
l’Università del Piemonte Orientale e l’Università di Scienze
Gastronomiche, con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di
ricerca applicata e diventare punto di riferimento internazionale sul tema.*
*Oggi, lunedì 22 gennaio*, alle ore *11.00*, presso l’*Aula Magna della
Cavallerizza Reale *(*via Verdi 9, Torino*), è stato presentato alla stampa
il nuovo *Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile*, realizzato da*
Università di Torino*, *Politecnico di Torino*, *Università del Piemonte
Orientale* e* Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo*. Sono
intervenuti *Stefano Geuna*, Rettore Università di Torino, *Guido Saracco*,
Rettore Politecnico di Torino, *Gian Carlo Avanzi*, Rettore Università del
Piemonte Orientale, *Bartolomeo Biolatti*, Rettore dell’Università di
Scienze Gastronomiche di Pollenzo e *Cristina Prandi*, Vice-Rettrice per la
ricerca delle scienze naturali e agrarie dell’*Università di Torino*. Per
l’occasione è stato lanciato un appello di *Carlo Petrini* per un *nuovo
sistema educativo alimentare* da sottoscrivere in maniera individuale e
collettiva (*QUI IL TESTO DELL’APPELLO*
Il *Centro **di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile*, che avrà sede a
*Pollenzo* presso l’Università di Scienze Gastronomiche e *Carlo Petrini*
come *Presidente*, rappresenterà un polo di ricerche e di studi sul* cibo
come bene complessivo*, connesso all’ecologia, all’agricoltura e al consumo
sostenibili, all’educazione sensoriale, agli stili di vita consapevoli, al
benessere del vivente, all’economia circolare, alle politiche alimentari,
all’innovazione non solo tecnologica ma anche concettuale e di modello, con
l’obiettivo di attrarre finanziamenti per linee di ricerca applicata e
processi di sviluppo di prototipi, e di diventare un *punto di riferimento
internazionale sul tema*.
Il Sistema Universitario Piemontese, per le caratteristiche differenti e
complementari dei quattro Atenei, è in grado di garantire un solido
capitale di conoscenze, competenze, infrastrutture di ricerca avanzate,
oltre a una rete di collaborazioni con enti e istituzioni nazionali e
internazionali non profit, di ricerca e formazione, e associazioni di
cittadini. Il Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile sarà un luogo
di incontro e di coordinamento, dove nasceranno e da dove partiranno i
progetti collaborativi, implementati e realizzati nei laboratori
specialistici di *Unito*, *Polito*, *UniUPO* e *UniSG*, secondo una logica
di laboratorio diffuso che sfrutta e valorizza le infrastrutture di
eccellenza già presenti nelle sedi degli Atenei piemontesi.
Il nuovo centro si occuperà anche di formazione e terza missione, con una
funzione di supporto alle iniziative culturali e turistiche di promozione
del territorio e di promozione di una coscienza individuale e collettiva
sul tema del futuro della vita umana sul pianeta. Si svilupperà, grazie
alla rete di ricercatori, studiosi, studenti, istituzioni e stakeholder che
ne saranno parte attiva, lungo due assi tematici principali, che saranno
approcciati trasversalmente, in un’ottica completamente interdisciplinare:
quella della salute e del benessere e quello della società e della
comunità. Questo significherà non soltanto attivare ricerca e formazione,
ma anche promuovere e sostenere incubatori creativi e start-up per studenti
o *alumni* delle Università che intendono sperimentare nuove vie
imprenditoriali per il futuro della buona alimentazione del pianeta, così
da incentivare la nascita di imprese che abbiano al centro un nuovo modello
di produzione, distribuzione e consumo del cibo.
ll *Centro **di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile* intende portare
avanti un’azione forte di sensibilizzazione delle istituzioni pubbliche
affinché l’educazione alimentare e, più in generale, l’educazione a stili
di vita consapevoli e sostenibili, entrino in maniera organica nei
curricula della scuola primaria e secondaria. La transizione ecologica non
può prescindere dalla formazione delle generazioni più giovani fin dai
primi anni del proprio percorso formativo. Per realizzare questo obiettivo,
oltre che un’azione di advocacy forte nelle sedi istituzionali e
decisionali, sarà altresì necessario immaginare strumenti di formazione
degli insegnanti e degli operatori dell’educazione primaria, al fine di
promuovere un ambiente educativo capace di fronteggiare le enormi sfide
della contemporaneità. L’approccio olistico e transdisciplinare del Centro
sarà strumento di innovazione al cuore stesso del sistema scolastico
italiano ed europeo.
*“Il nuovo Centro di Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile, realizzato in
sinergia con tutti gli atenei piemontesi – *dichiara *Stefano Geuna*,
Rettore dell’Università di Torino* – è un’importante risorsa
multidisciplinare per affrontare le sfide globali che il sistema del cibo
pone in questi anni. Aumento della popolazione mondiale, malnutrizione,
cambiamento climatico, scarsità d’acqua e desertificazione del suolo sono
solo alcune delle principali sfide che l’essere umano dovrà affrontare nel
prossimo futuro. La sostenibilità si è imposta come un obiettivo
inderogabile e i moderni sistemi di produzione alimentare devono essere
progettati per tenere in considerazione questo aspetto. L’Università di
Torino metterà a disposizione del Centro tutte le sue competenze
tecnico-scientifiche, socio-politiche e giuridiche utili ad affrontare
correttamente la complessità dello scenario attuale, così da promuovere
ricerca ed innovazione in ambito alimentare e contribuire alla creazione di
un ecosistema territoriale capace di condurre progetti strategici e
attrarre finanziamenti pubblici e privati”.*
* “Siamo felici *– aggiunge il Rettore del Politecnico, *Guido Saracco* -*
che questo importante progetto sia giunto a compimento, perché comprende
tutti i valori che fondano e guidano la nostra attività di ricerca. Siamo
certi di poter dare un contributo importante e siamo felici di poter
collaborare con tutti gli atenei piemontesi per valorizzare le eccellenze
del nostro territorio e contribuire a diffondere un’attenzione sempre più
diffusa sul cibo sano e sostenibile”.*
*“L’Università del Piemonte Orientale *– sottolinea *Gian Carlo Avanzi*,
Rettore dell’Università del Piemonte Orientale -* dedica da anni
un’attenzione multidisciplinare al tema del cibo e dell’alimentazione. La
collaborazione con gli altri atenei piemontesi nell’ambito del Centro di
Studi e Ricerca sul Cibo Sostenibile è, in questo senso, lo sbocco naturale
di un impegno che coinvolge ricercatrici e ricercatori di tutti i nostri
Dipartimenti. Siamo convinti che solo un approccio che tenga conto delle
implicazioni storico-culturali, economico-sociali e chimico-fisiche del
cibo possa creare valore aggiunto per la ricerca e per la condivisione
della conoscenza in questo campo così importante per il sistema Italia,
verso una declinazione del concetto di sostenibilità meno astratto e più
aderente alle necessità delle future generazioni”.*
*”Il centro di ricerca sul cibo* – spiega *Bartolomeo Biolatti*, Rettore
dell’Università di Scienze Gastronomiche – *nasce con lo scopo di far
convergere e incontrare le diverse competenze promuovendone il confronto e
la collaborazione. L’Università di Scienze Gastronomiche si pone come
centro ispirazionale sulle tematiche del cibo sostenibile. Un’università
che ha dimostrato di saper proporre percorsi nuovi per formare i
professionisti del futuro, che ha progettato e realizzato nuovi modelli di
integrazione dei luoghi del sapere con il sistema produttivo e le comunità.
Prototipi che possono essere sperimentati, integrati e migliorati in
collaborazione con gli altri atenei, definendo soluzioni nuove per la
formazione, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Un importante
contributo alla riduzione dell’impatto del sistema alimentare sull’ambiente
e sulla salute unica”. *
*”L’attenzione che l’accademia piemontese, attraverso il lancio di questo
nuovo Centro di Studi e Ricerca inter-ateneo, sta rivolgendo al mondo del
cibo è qualcosa di encomiabile e allo stesso tempo di *indispensabile –
commenta *Carlo Petrini*, Presidente del Centro e dell’Università di
Scienze Gastronomiche -.* Dico questo in virtù dell’importanza che
l’alimentazione ricopre da sempre per la vita degli esseri umani. Lo
ribadisco soprattutto alla luce della centralità che il cibo ha, e sempre
più dovrà avere, nel periodo storico che stiamo attraversando. Se la
pandemia e le atroci guerre degli ultimi anni ci hanno ricordato quanto il
cibo sia un punto dirimente anche a livello geopolitico, la crisi climatica
che attanaglia il nostro Pianeta pone l’accento sulla vulnerabilità degli
attuali sistemi alimentari, che in questo senso si pongono come vittima (la
produzione di cibo sarà interamente da ripensare per via del riscaldamento
globale) e carnefice (oggi il cibo è la principale causa della produzione
di CO2). Per questi motivi la ricerca sul cibo e l’educazione alimentare
saranno i punti nevralgici per un avvenire più sostenibile. Una maggiore
attenzione verso il Pianeta è ciò che le nuove generazioni hanno già
iniziato a chiedere e che davvero necessitano per realizzare nel miglior
modo possibile il loro futuro”. *
Misurabilità, sostenibilità, circolarità, qualità e salubrità saranno le
parole chiave intorno alle quali il Centro incardinerà i propri interventi
e le proprie progettualità, con lo scopo di perseguire i seguenti
obiettivi, tra loro spesso legati:
1. *Promuovere stagionalità e località*: la stagionalità comporta la
disponibilità di cibi freschi, ciò consentendo di godere appieno delle loro
caratteristiche organolettiche e nutritive senza intermediazione di cicli
frigorigeni, catene di trasporto complesse o uso di conservanti, entrambi
causa di consumi energetici (diretti o indiretti) e quindi di emissioni di
gas serra. Proprio per questi minori consumi – energetici o di materiali –
il cibo stagionale ha un riscontro anche nel diritto al sapore e alla
sostenibilità economica per il consumatore;
2. *Ridurre la plastica all’interno della filiera alimentare*:
L’inquinamento da plastiche non biodegradabili ha raggiunto livelli
preoccupanti. Se da un lato sono oramai necessarie politiche attive per
ripulire il mondo dalle pervasive plastiche, dall’altro è urgente sia
ridurne al massimo l’utilizzo che aumentarne la riciclabilità;
3. *Ridurre gli sprechi*: Ogni anno si producono 2,6 Gton (miliardi di
tonnellate) di cibo utile, generando contemporaneamente 1,3 Gton di rifiuti
organici, per metà circa originati nelle mura domestiche, per l’altra metà
lungo la filiera produttiva. Ridurre gli sprechi alimentari significa
produrre meno CO2, disboscare meno foreste per far spazio a produzioni
alimentari e, non poco in termini di riduzione delle diseguaglianze,
risparmiare;
4. *Promuovere un utilizzo rigenerativo dei suoli*: il consumo di suolo
continua ad aumentare: In Italia cresce più il cemento che la popolazione,
e ogni secondo si perdono 2 mq di suolo fertile. È necessario rafforzare il
legame tra agricoltura e ricerca, favorendo il dialogo e la collaborazione
tra aziende agricole virtuose dal punto di vista dei servizi ecosistemici e
centri di ricerca, con l’obiettivo di iniziare un percorso che porti alla
costituzione di un network italiano di lighthouse farms (dimostratori
territoriali di buone pratiche, luoghi di formazione e comunicazione) e
living labs (luoghi ricerca dove gli stakeholders contribuiscono a
sviluppare soluzioni e ad accelerarne l’adozione sui territori), in
collaborazione con gli stakeholders attivi nel settore.
5. *Rafforzare la biodiversità*: La Convenzione ONU sulla Diversità
Biologica definisce la biodiversità come la varietà e variabilità degli
organismi viventi e dei sistemi ecologici in cui essi vivono, includendo la
diversità a livello genetico, di specie e di ecosistema. Negli ultimi 10
anni sono scomparse 160 specie animali e 35,000 sono quelle a rischio,
anche in conseguenza dei cambiamenti climatici, dell’inquinamento e di un
uso scorretto dei suoli. Combattere la perdita di biodiversità non è solo
una questione etica. Biodiversità significa resilienza e capacità di