
(AGENPARL) – ven 15 dicembre 2023 La ricerca del personale costa alle piccole imprese vicentine 202 milioni di euro.
E la quota di lavoratori che non si trovano sale a 55,8% (nel 2022 era 54,1%)
Si conferma nel 2023 il trend del mondo del lavoro dove a una forte domanda in pochi
rispondono o possono rispondere non avendo il ‘profilo’ adatto. Della situazione è ben
consapevole Confartigianato Imprese Vicenza considerato che il 55,5% delle richieste
di nuove risorse da inserire nel mercato del lavoro in provincia arriva proprio da micro
e piccole imprese del territorio (1-49 dipendenti). Lo spiega l’analisi condotta
dall’Ufficio Studi che evidenzia anche come i dati riferiti alle entrate preventivate dalle
aziende con dipendenti dei servizi e del manifatturiero esteso, per il trimestre
novembre 2023/gennaio 2024, mostrano un segnale di conferma dell’occupazione
quale variabile traino per l’economia di questi ultimi tempi. Infatti, le 21.520 entrate
preventivate per quel lasso di tempo dalle imprese vicentine, sono 770 in più rispetto a
quelle previste in entrata, nel medesimo periodo, un anno fa (+3,7%). Sempre a livello
settoriale le crescite più accentuate per le previsioni di ingresso si rilevano per i Servizi
alle persone (+13,3%) seguito dai Servizi alle imprese (+10,4%).
“Le imprese si trovano di fronte a una situazione problematica. Da un lato sono alla
ricerca di professioni qualificate, che magari solo sulla carta sono quelle “di un tempo”
ma che in realtà si sono evolute richiedendo nuove competenze e per le quali
l’esperienza “tradizionale” non è più sufficiente (penso all’applicazione dell’informatica
anche alle mansioni degli operai); dall’altro hanno necessità di personale per mansioni
essenziali, penso ad esempio agli autisti che sono pressoché introvabili – commenta il
presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion-. Il primo caso sembra
coinvolgere maggiormente i giovani, nel secondo caso l’esperienza è il fattore
determinante. E su tutto poi va considerato che oggi nell’accettare o no un lavoro
quella economica non è più l’unica discriminante valutata”.
Di fatto, spiega l’analisi dell’Ufficio Studi, la quota di lavoratori difficile da reperire è
pari al 55,8% a novembre 2023, ovvero sopra di 1,7 punti rispetto a quella di 12 mesi fa
(54,1%) a conferma dello scollamento tra preparazione ed effettive competenze
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richieste, professionalità ricercate e disponibilità in generale. Una ricerca del personale
che se supera i sei mesi di tempo si traduce, nel vicentino, in 202 milioni di euro in
meno sul valore aggiunto delle imprese.
Accanto alle figure maggiormente ricercate ci sono poi quelle proprio difficili da
trovare quali: Specialisti nelle scienze della vita (91,4% delle entrate preventivate sono
difficili da reperire), Operai macchine automatiche e semiautomatiche per lavorazioni
metalliche e prodotti minerali (90,6%), Docenti di scuola primaria, pre-primaria
(90,6%), Operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili
(90,1%), Ingegneri (87,1%), Fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di
carpenteria metallica (86,9%), Operai specializzati del tessile e dell’abbigliamento
(77,9%), Operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (75,8%), Tecnici in
campo ingegneristico (75,2%), Operai addetti all’assemblaggio di prodotti industriali
(74,2%) e Tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi (73,9%).
“L’artigianato evolve e guarda alle nuove tecnologie e alla sostenibilità. Non a caso
abbiamo dato vita qualche anno fa al DIH (Digital Innovation Hub) e recentemente
all’Hub Impresa Sostenibile. Va da sé quindi che sempre più le nostre aziende hanno
bisogno di figure in grado di rispondere alle esigenze di digitalizzazione e sostenibilità.
Non a caso siamo attivi anche nelle collaborazioni con gli ITS che permettono una
formazione biennale incentrata su particolari figure richieste dal mercato. D’altro
canto servono anche figure di artigiani più ‘tradizionali’ – aggiunge Cavion-. Le nostre