
[lid] Oggi all’UCI Cinemas Porta di Roma proiettati i cortometraggi realizzati
dagli studenti dell’Istituto “Von Neumann” di Roma, detenuti e nonApplausi, emozioni e commenti positivi hanno caratterizzato, questa mattina all’UCI Cinemas Porta di Roma, la proiezione sullo schermo di una raccolta di dieci cortometraggi realizzati dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “John von Neumann”, mettendo insieme i lavori delle classi del triennio delle sedi di via Pollenza e di via del Tufo con quelli della Terza Casa Circondariale e della Casa di Reclusione di Rebibbia.
Si tratta dell’atto conclusivo del progetto “Entrare fuori, uscire dentro”, realizzato dall’Istituto von Neumann nell’ambito del Piano Nazionale Cinema per la Scuola, siglato da MiC e MIM (ex Miur). Fondamentale è stata la collaborazione con la Società Simvideo dei fratelli Saglio e, soprattutto, con l’Associazione culturale Neverland, vero motore del progetto, con il Responsabile Scientifico Enzo Aronica affiancato da Paolo Pasquini e coadiuvato da Monica Belardinelli e Agnese Ciaffei.
“Un lavoro durato sei mesi – spiega la dirigente scolastica del Von Neumann, Claudia Angelini – che ha permesso di collegare le diverse comunità di studenti dell’Istituto, detenuti e non, riuscendo a creare un ponte tra carcere e libertà utilizzando il linguaggio cinematografico e audiovisivo come oggetto e strumento di educazione e formazione”.
In un cinema gremito di ragazze, ragazzi, genitori e docenti, parole di elogio per il progetto sono arrivate anche da Annarita Leombruni, assessore alla cultura del IV Municipio: “Ho accolto con entusiasmo questa idea fin dall’inizio – afferma Leombruni – non solo perché il nostro municipio ha una vocazione cinematografica, visto che studi e impianti che ospita, ma anche perché ritengo che il cinema sia vita. Oggi, con questi corti, raccontiamo pezzi di vita che ci portiamo dentro e vengono fuori per dire qualcosa di ciascuno di noi”.
“Attraverso ‘Entrare fuori, uscire dentro’ – sottolinea il regista Enzo Aronica – abbiamo realizzato una narrazione audiovisiva seriale per raccontare passato, presente e futuro, le passioni e le paure di oggi, i sogni e le speranze per il domani”. “Uno degli obiettivi principali del progetto – ribadisce Paolo Pasquini – era quello di unire, attraverso il cinema, due comunità di studenti, fuori dal carcere e all’interno del carcere. Nei corti che abbiamo visto ci sono storie che contengono molto della vita sia di giovani adolescenti che di uomini maturi (gli studenti detenuti hanno età fra i 20 e i 70 anni), utilizzando come forma di comunicazione il cinema e l’audiovisivo. Due mondi di studenti diversi tra loro che si sono ritrovati ad impegnarsi sulle stesse storie e con gli stessi strumenti”.
In tutto sono stati oltre 100 gli studenti coinvolti attivamente nel lavoro, partendo dai diversi punti di vista di chi vive dentro e fuori dal carcere, con una ricaduta che tocca la totalità dei 1.400 studenti del Von Neumann e, non di meno, il pubblico che può ha apprezzato oggi il prodotto finito all’UCI Cinemas Porta di Roma e potrà vederlo quando verrà distribuito in festival, rassegne o anche online.
Tra gli ospiti presenti oggi, anche l’attore Salvatore Sasà Striano, ex detenuto di Rebibbia (fino al 2008) e oggi affermato attore che, all’interno della Terza Casa Circondariale: “Se pensi di fregare la scuola – ha detto – stai fregando te stesso! Io quando sono finiti dentro non sapevo leggere e la passione per la recitazione, che mi è venuta in carcere, mi ha spinto a studiare, a migliorarmi. Oggi, dopo 30 anni, posso dirmi soddisfatto: ho scritto tre libri, recitato in una trentina di film, lavoro nel cinema e nel teatro. Perché non è vero che alcune vite sono segnate: possono essere scritte male ma abbiamo il potere di riscriverle come piace a noi. Con lo studio e con una vita onesta”.
Striano aveva già portato ad ottobre la propria testimonianza ad oltre 30 studenti dell’Istituto von Neumann, incontrati a Rebibbia insieme ad una rappresentanza di detenuti, impegnati nel conseguimento in carcere del diploma di scuola secondaria superiore. In quella circostanza Striano aveva raccontato come, terminata la pena, aveva esordito nel cinema grazie al regista Matteo Garrone, che nel 2008 lo scritturò per il film Gomorra, tratto dal bestseller di Roberto Saviano, per proseguire con film del calibro di Fortapàsc, Aria ferma, Nostalgia e, soprattutto, Cesare deve morire dei fratelli Taviani, vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 2012.
In un susseguirsi di emozioni, riflessioni e verità, l’incontro con Salvatore Striano ha incarnato al meglio l’anello di congiunzione cinematografico tra il “fuori” e il “dentro”, dando così centralità a un progetto che ha visto gli studenti, detenuti e non, appassionarsi alla costruzione dei set (dentro e fuori il carcere), alle riprese e ai montaggi. Un lungo lavoro, emozionalmente intenso e di qualità, che oggi è stato possibile ammirare sugli schermi del cinema.
Incontri con il Maestro:
Fondamentale, per la crescita umana e formativa degli studenti, è stato lo straordinario lavoro compiuto in questi mesi, attraverso una serie di laboratori per apprendere fattivamente le tappe della costruzione di un film, dall’ideazione, alla produzione fino alla post-produzione. Un percorso costruito anche attraverso una serie di “Incontri con il Maestro”, che hanno visto gli studenti dialogare con chi nel cinema lavora ad altissimi livelli e ha esperienza da condividere.
Tappa qualificante del progetto, ad esempio, è stata la Masterclass con Alessio e Simone Saglio, della Simvideo, che ha consentito agli studenti di vedere da vicino (e dietro le quinte) tecniche e metodi per creare quegli effetti e quegli illusionismi visivi che, in un film, possono mescolare a perfezione finzione e realtà.
Chi è Salvatore Striano
Salvatore Striano è nato a Napoli nel 1972.
Vive da latitante finché viene arrestato e detenuto a Madrid. Trasferito al carcere di Rebibbia, si appassiona al teatro, in particolare alle opere di Shakespeare. Scontata la pena, esordisce nel cinema grazie al regista Matteo Garrone, che nel 2008 lo scrittura per il film Gomorra, tratto dal bestseller di Roberto Saviano.
Dopo anni è ritornato a Rebibbia, in veste di attore, per interpretare il ruolo da protagonista di Bruto, nel film dei fratelli Taviani Cesare deve morire, tratto dal Giulio Cesare di Shakespeare (Orso d’oro al Festival di Berlino). Una carriera d’attore che lo ha visto interpretare numerosi titoli per il cinema, la televisione e il teatro.
Nel 2015, insieme a Guido Lombardi, firma Teste matte pubblicato da Chiarelettere: un romanzo travolgente e feroce, costruito sulla storia vera ed estrema di un gruppo criminale che ha osato combattere la camorra con le sue stesse armi. Nel 2016, alla vigilia del 400esimo anniversario della scomparsa di Shakespeare, pubblica La Tempesta di Sasà, sempre con Chiarelettere, il romanzo con cui racconta la scoperta del teatro a Rebibbia e in particolare il lavoro svolto sui testi del Bardo. Nel 2017, per le edizioni Città Nuova, pubblica il romanzo Giù le maschere, 24 ore per cambiare una vita.