
(AGENPARL) – mer 06 dicembre 2023 Bologna, 06/12/2023
C.s. Patronato Acli Bologna. Il Presidente Filippo Diaco: “basta ‘click days’: la vita delle persone non è una lotteria”.
Il Patronato Acli Bologna, tramite lo Sportello immigrati, ha inviato oltre 40 richieste per lavoro subordinato nel settore dell’assistenza familiare, con le modalità previste per il 2023 dal cosiddetto “decreto flussi”. A fronte di un pre-inserimento delle istanze, queste poi andavano inviate il 4 dicembre, nel corso del cosiddetto “click day”, pensato con la filosofia del “chi prima arriva, meglio alloggia”. “Una corsa contro il tempo, come sempre” osserva Filippo Diaco, Presidente del Patronato Acli di Bologna, “quest’anno con l’aggravio di ulteriore burocrazia: l’inserimento delle pratiche è stato incredibilmente complesso”, osserva.
Con una aggravante: “questa è una vera lotteria sulla vita delle persone”. Infatti, la procedura è molto articolata, “il tempo tra la circolare congiunta dei ministeri coinvolti (27/10/2023) esplicativa del DPCM del 27/09/2023 e il click day è stato veramente esiguo” prosegue Diaco. Le richieste inserite nel settore del lavoro domestico sono state quasi dieci volte tanto rispetto alle 9.500 quote previste: “questo significa due cose, essenzialmente”, prosegue il Presidente. “La prima, che di lavoratori domestici c’è molto bisogno, in un Paese ‘anziano’ come il nostro. La seconda che, chi rimarrà fuori, al di sopra di ogni ipocrisia possiamo dire che entrerà comunque in Italia – o vi è già – per lavorare in maniera irregolare.
La proposta delle Acli, quindi” continua “è quella di abbandonare la logica emergenziale praticata attualmente per le politiche migratorie, ridisegnando la legge quadro, abrogando la Bossi-Fini e introducendo visti lavorativi che permettano di regolarizzare chi ha già proposte concrete di lavoro in Italia, oppure professionalità necessarie, come quelle dei lavoratori domestici che assistono i nostri anziani”. Delle 40 domande inserite dalle Acli, infatti, “tutte le lavoratrici, perché sono per lo più donne, avrebbero già un impiego assicurato presso una famiglia”.