
(AGENPARL) – mar 05 dicembre 2023 Gentili redazioni,
in allegato un comunicato stampa di *Confagricoltura Rovigo* sulla prima
birra polesana ai quattro radicchi del territorio, realizzata dall’ex
*COMUNICATO STAMPA*
*L’ex rugbista Oliviero sfida Treviso con la birra al radicchio di Rovigo*
*Rovigo, 5 dicembre 2023* – *Una birra speciale, tutta polesana*. Si
chiama Radiro (radicchio di Rovigo) ed è un bitter caratterizzato
dall’aggiunta di quattro tipologie di radicchio, tra cui il “Rosa di
Lusia”. È l’ultima nata in casa Vojo, marchio di birra agricolo creato
da Stefano Oliviero, in collaborazione con Incao, azienda di sementi
di Lusia, “perché – dice il mastro birraio – credo che il Polesine sia
una terra ricca di storie, sapori e risorse da sviluppare”.
*Oliviero, ex giocatore di rugby con lunghi trascorsi nella squadra
del Rovigo*, lancia la sfida a Treviso con la sua birra al radicchio,
ma del Polesine. Un settore di nicchia, nel territorio rodigino, ma
che vanta alcune pregiate tipologie come il fiore rosa dell’inverno
coltivato a Lusia, coltivato in “busa” come negli anni Cinquanta, dal
sapore fresco e delicato.
“È una birra un po’ amarotica ad alta gradazione – racconta Oliviero,
39 anni, che fa parte dei Giovani di *Confagricoltura Rovigo* -, che
lancerò nei prossimi giorni in prossimità delle feste natalizie. È un
prodotto totalmente local, come quelli che connotano la mia azienda,
prodotta con l’orzo e il luppolo dell’azienda agricola di famiglia Il
Turrione e l’aggiunta dei radicchi. Mi piace l’idea di sviluppare
prodotti innovativi, con la collaborazione di aziende agricole
polesane, perché solo chi sperimenta può vincere la competizione,
molto alta nel settore dei birrifici artigianali. La mia azienda è una
fucina di idee, interazione e formazione”.
*Diplomato all’istituto agrario*, Oliviero vanta un passato intenso
con il rugby: nelle giovanili del Rovigo ha vinto lo scudetto con
l’under 19 e l’under 21, per poi approdare in prima squadra e
ritirarsi, infine, per problemi conseguenti all’operazione al
legamento crociato. Fu durante una trasferta in Inghilterra che scoprì
l’affascinante universo delle birre artigianali.
“Inizialmente ho intrapreso percorsi diversi dall’attività agricola
familiare – racconta -. Per anni ho lavorato in un’azienda nel
controllo qualità e come responsabile della produzione. La svolta è
arrivata durante il lockdown, quando ho deciso di approfondire la mia
passione per la birra artigianale con un corso per mastro birraio. Nel
2021 ho lanciato il marchio Vojo, dopo aver camperizzato un furgone
per andare a produrre la birra in giro. Poi il salto di qualità: ho
ristrutturato un magazzino e acquistato i primi macchinari per
produrre la birra agricola con i miei prodotti. Il 18 ottobre 2022 è
nata la pale ale Vojo Osare, così chiamata perché bisogna credere nei
propri sogni se si vuole che il lavoro diventi il gioco più
appassionante della vita”.
*Oggi il mastro birraio produce cinque birre da un ettaro di campi a
orzo e luppolo*: dopo Vojo Osare, sono arrivate Vojo Stufarmi, birra
affumicata dal sentore di speck e Opà, brown ale dedicata al padre
Bruno che non c’è più. Completano la linea due birre stagionali:
FraGola, con le fragole di propria produzione e la birra ai radicchi.
L’anno prossimo salto a quattro ettari, per soddisfare le richieste
che arrivano da tutta Italia.
*“Nel 2022 ho prodotto 220 ettolitri di birra*, venduta a locali
polesani e veneti e spillata nella Tap Room – spiega -, ricavata nelle
ex stalle della fattoria dove, da marzo a settembre, si può degustare
la birra abbinata a prodotti della campagna. L’azienda è a conduzione
familiare. Al mio fianco c’è mamma Luisa, “il pilastro della
famiglia”, oltre a mia moglie Giulia e ai miei figli Emma e Riccardo.
Nei campi, oltre a orzo, frumento e luppolo, si coltivano ortaggi e
frutta. Tanti altri progetti bollono in pentola, come corsi ed eventi
e una nuova birra speciale che lancerò il 18 febbraio prossimo, giorno
del mio quarantesimo compleanno. In primavera aprirò un agriturismo:
siamo già fattoria didattica, ma vogliamo partire con la
ristorazione”.
*Secondo i dati di Unionbirrai sono oltre 1.300 i birrifici
artigianali.* “Sono sempre di più le aziende agricole che decidono di
diversificare la produzione, producendo birra con quello che coltivano
nei propri terreni – sottolinea *Francesco Longhi*, giovane
agricoltore polesano e presidente dei *Giovani di Confagricoltura
Veneto* -. Sono tanti i giovani imprenditori agricoli che trasformano
la loro passione per la birra in un’attività di successo, efficiente e
sostenibile, soprattutto in Veneto, come dimostra un’indagine di
microbirrifici.org. E anche in Polesine il fenomeno è in crescita”.