(AGENPARL) - Roma, 18 Ottobre 2023(AGENPARL) – mer 18 ottobre 2023 *FILIERA TECNICO PROFESSIONALE: *
*UNA RIFORMA ATTESA DA DIVERSI ANNI*
*Alla LEF incontro di Confindustria FVG con Brugnoli, Zamò, Agrusti,
Rosolen, Zancan e Di Terlizzi per fare sintesi sul DDL varato lo scorso
settembre in CdM, il cosiddetto 4+2*
Pordenone, 18 ottobre 2023 – Incontro di* Confindustria Friuli Venezia
Giulia* alla LEF, l’azienda digitale modello più integrata al mondo sul
tema della filiera formativa tecnologico-professionale e dei suoi possibili
sviluppi. Obiettivo, il confronto l’avvio di collaborazioni nell’ambito del
sistema istruzione-lavoro regionale alla luce del *DDL Valditara* varato a
settembre in CdM.
«Un Disegno di Legge – ha detto *Pierluigi Zamò*, Presidente di
Confindustria Friuli Venezia Giulia – che è soprattutto una proposta per
rendere da un lato più competitiva la carriera dei giovani in un contesto
internazionale e, dall’altro, più attrattiva l’istruzione
tecnica-tecnologica, cioè quella che garantisce l’ingresso in percorsi
professionali di eccellenza dove si concentrano i maggiori investimenti e
le innovazioni più impattanti per il futuro dei giovani».
Per *Giovanni Brugnoli*, Vicepresidente per il Capitale Umano di
Confindustria «la filiera 4+2, che partirà con la sperimentazione della
riforma tecnico-professionale, riprende il modello di collaborazione
pubblico-privata dell’ITS Academy, ormai ben strutturato nel Paese e che a
Pordenone e Alto Adriatico è particolarmente efficace. Di fatto il rapporto
scuola-imprese sarà sempre più centrale nell’istruzione
tecnico-professionale che potranno innovare ulteriormente la loro offerta
formativa, anche grazie a maggiori investimenti in tirocini, PCTO,
apprendistati e – soprattutto – al contributo nella didattica di esperti
del mondo del lavoro e dell’impresa».
*Alessia Rosolen* Assessore Regionale al Lavoro, Formazione, Istruzione,
Ricerca, Università e Famiglia si è detta convinta che «non ci si può più
permettere una scuola slegata dal mondo del lavoro, lo abbiamo chiaro
oramai da più di venticinque anni; parimenti non sono sempre persuasa che
tutto il sistema dell’istruzione debba puntare solo ed esclusivamente verso
quello tecnico: all’interno di questo percorso di riforma pur epocale,
intelligente e con visione – ha aggiunto – esistono aspetti che vanno
analizzati». Rosolen ha espresso positività rispetto all’apprendistato
formativo di primo livello perché, ha detto, «prevede un ingresso lavoro
già garantito così come le docenze provenienti direttamente dal mondo
produttivo e l’internazionalizzazione». In ordine all’immigrazione ha
spiegato che la questione può trovare risposta in seno al decreto Cutro che
apre ai percorsi formativi e, quindi, anche agli ITS. «Non chiude però un
dibattito – ha aggiunto – che dobbiamo governare, quello delle quote; nel
momento in cui l’immigrazione si inserisce nel nostro tessuto produttivo
grazie ai percorsi formativi – ha chiosato Rosolen – è necessario
rivederlo».
*Antonietta Zancan*, Dirigente con funzione tecnico-ispettiva, Dipartimento
per il Sistema Educativo di Istruzione e Formazione del Ministero
dell’Istruzione e del Merito, ha detto di avere assistito «in questi anni
alla svolta rispetto allo sviluppo degli ITS con la legge 99 del 2022 che
ha impresso una spinta molto forte a questi Istituti, in Italia ancora
molto poco conosciuti, trasformando le necessità in una occasione di
formazione per il territorio e di occupazione. Poi vi è stato un grande
lavoro di raccolta dal basso da parte di tutti gli ITS che hanno
virtuosamente dialogato con le aziende; la prima operazione è stata quella
di trasformare le necessità in opportunità formative, non una operazione di
solo restyling del vecchio DPCM ma di rivisitazione forte. Le figure
professionali sono raddoppiate, da 29 a 58, per soddisfare un’ampia gamma
di nuovi mestieri che le transizioni gemelle hanno fatto emergere.
Rileviamo pur tuttavia e ancora difficoltà nel far percepire la qualità dei
percorsi: chi si deve iscrivere deve avere un orientamento molto lineare
rispetto alla operatività che andrà a eseguire quando si diplomerà. Nel
settore tecnico, molto specialistico, non è semplice ma la descrizione che
abbiamo dato a ciascuna delle 58 figure va in questo senso. Le competenze
sono a maglia larga, su questo punto abbiamo lavorato parecchio con
Confindustria».
*Michelangelo Agrusti*, Presidente di Confindustria Alto Adriatico, che
segue dal 2011 la vicenda degli ITS come *Presidente attivo* di una
fondazione, ha spiegato di aver trascorso parecchio tempo, negli anni
scorsi, assieme a Brugnoli «nel Club dei 15 di Confindustria, a immaginare
come avremmo potuto costruire questa nuova gamba di formazione tecnica con
competenze elevate e, alla fine, pur nella comprensibile difficoltà di una
interlocuzione con differenti Governi con sensibilità differenti, ci siamo
riusciti. Tardi, capiamoci, rispetto all’Europa; ecco perché quando
valutiamo il differente gap competitivo tra i sistemi industriali qualcosa
ha anche a che fare coi processi formativi che insistono a monte». Secondo
Agrusti «l’attrattività del mondo delle imprese è stata scadente rispetto
ai giovani anche per nostra responsabilità, spesso – ha detto – offriamo
contratti non più sufficienti a sostenere un tenore di vita che nel tempo è
mutato, anche il salario di ingresso dei giovani laureati è basso e ciò
motiva la migrazione all’estero, uno sperpero enorme per questo Paese. Sono
risorse che l’Italia investe e poi disperde in termini di patrimonio e
valore. Ma se aumentiamo le competenze dentro il sistema industriale
aumentiamo anche il valore aggiunto delle produzioni. La possibilità di
garantire stipendi più alti è legata, noi crediamo, alla capacità di creare
ricchezza tutti insieme. E servono nuovi imprenditori, va sollecitata la
nascita di impresa di prima generazione; qui, nel Pordenonese, chi ha
creato l’indotto dell’elettrodomestico lavorava nelle Industrie Zanussi».
Agrusti ha concluso spiegando che diversamente dal periodo post 2008,
quand’era stato creato un modello *resistenziale*, «dobbiamo fare in modo
che le imprese cambino pelle molto rapidamente perché o si rinnovano o
scompaiono. Per farlo hanno a disposizione il sistema creato investendo
tantissime risorse del sistema confindustriale, una rete che io considero
virtuosa, magnifica, fatta di università, istituti tecnici, polo