
(AGENPARL) – mer 11 ottobre 2023 DOSSIER 2023
AGENDA PER
PERIFERIE PIÙ GIUSTE
per coinvolgere e rendere protagonisti nella Giusta Transizione Ecologica chi abita
nelle periferie, garantendo la riqualificazione fisica e la rigenerazione sociale e culturale
dei quartieri, superando la provvisorietà e precarietà delle politiche pubbliche.
Creazione di una politica intersettoriale dedicata
alla rigenerazione delle periferie. Una cornice legislativa che renda concreta la possibilità
d’integrare la riqualificazione fisica con quella
sociale e culturale. Gli strumenti pensati a partire dagli anni novanta e fino a quelli attuali non
sono stati adeguati perché estemporanei e non
in grado di finanziare anche le azioni immateriali.
politica di efficientamento energetico del patrimonio edilizio privato;
– quadro di regole certo per gli operatori del
settore, per l’opportuna pianificazione degli
investimenti;
– incremento progressivo dell’incentivo in rapporto al miglioramento dell’efficientamento
raggiunto;
– esclusione dell’utilizzo di caldaie a combustibili fossili;
– rinforzo dell’attenzione per l’Edilizia Residenziale Pubblica;
Integrazione degli interventi sulle singole
abitazioni con quelli a scala di comunità e di
quartiere
Diritto ad un abitare dignitoso e bassi consumi
energetici. Portare un’abitazione dalla Classe
G alla Classe A – operazione fattibile sulla
stragrande maggioranza dell’edilizia residenziale
pubblica e privata – vuol dire ridurre i consumi
dell’80%. E che questi si possono addirittura
azzerare investendo in autoconsumo e accumuli. Per farlo servono politiche pubbliche strutturali e stabili nel tempo, coerenti con la nuova
direttiva europea sulle case green. Servono:
– razionalizzazione dei bonus edilizi e degli
incentivi che devono essere strutturali e stabili
per un periodo lungo, quali strumenti di una
– incentivi differenziati per fasce di reddito,
mantenendo la cessione del credito e lo sconto in fattura per le fasce vulnerabili;
– offerta, da parte del sistema creditizio (a partire da quello pubblico, PT e CDP) di prestiti
utili a finanziare gli interventi e a coprire le
somme da anticipare, prevedendone il rientro
con un ammortamento pari ai risparmi in bolletta ottenuti.
Garanzia di accesso alla “ricchezza comune”
come diritto di cittadinanza: accesso a servizi
sanitari, sociali, culturali e di istruzione prossimi
e di qualità e a tutti quei fattori che nel territorio
possono ridurre e compensare le povertà di ricchezza privata, dagli spazi pubblici alla mobilità,
al verde, ecc.
AGENDA PER PERIFERIE PIÙ GIUSTE
Diritto di accesso all’energia. Per contrastare la povertà energetica i bonus sociali non
bastano. Per combattere la multidimensionalità
del fenomeno serve un’orchestrazione di più
interventi:
– bollette: eliminazione dei costi impropri (più di
2,5 miliardi) tra sussidi e oneri impropri;
– reddito energetico: stabilizzazione fino al 2030
e incremento dei fondi dedicati dagli attuali
200 mila € ad un milione annuo e progressivo
spostamento della spesa prevista per i bonus
sociali nella realizzazione di impianti solari, per
incrementare l’autoconsumo;
– infrastrutture sociali di accompagnamento
per guidare gli interventi per la riduzione dei
consumi e per compensare le fragilità dei vulnerabili attraverso la ricchezza delle relazioni
di prossimità;
– la qualità energetica dell’abitazione (come
indicato sopra).
Per muoversi in questa direzione
serve arricchire le periferie di infrastrutture sociali. Per procedere lungo
questa prospettiva, serve una parte
pubblica che nell’integrazione con
tutte le organizzazioni del civismo
attivo non delega la sua responsabilità anzi rivendica il proprio ruolo di
governo e coordinamento.
– Riconosce gli attori civici come attori
protagonisti di programmazione delle
politiche non come meri erogatori/gestori di servizi
– Non cede alla tentazione del bando,
che mette tutto su logiche competitive
– Accetta la fatica della co-progettazione
con tutti gli attori formali e informali della
comunità
– Chiede al privato sociale di rifiutare la
concorrenza al ribasso, e di riconoscere
e dialogare con le diverse esperienze
per co-progettare
– Non cala le risorse dall’alto: ogni territorio ha bisogni differenti
– Costruisce tavoli e processi a cui partecipano persone che hanno competenza
sui bisogni dei territori
Contrasto della povertà educativa: affrontare
l’emergenza della povertà educativa minorile, che coinvolge gran parte delle periferie,
attraverso una programmazione che finanzi a
livello territoriale i Patti Educativi di Comunità,
coinvolgendo i vari soggetti attivi (istituzionali e
non) e condividendo la strategia per arricchire le
aree periferiche di opportunità educative.
– Non confonde partecipazione e protagonismo con il semplice ascolto e con
la consultazione, ma si mette in gioco
condividendo il potere su indirizzi e
risorse da investire