
[lid] In occasione del Convegno dell’Associazione Dossetti dal titolo “Fermare i Killer Silenziosi! Promuovere la prevenzione cardiovascolare per migliorare la salute in Italia”, l’Agenparl ha intervistato la Dr.ssa Daniela Pavan, cardiologa, chairperson Area Cardiologia di genere dell’ANMCO (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri).
Perché abbiamo bisogno di una medicina di cardio-genere? «Per medicina di genere, o genere specifica, si intende una dimensione interdisciplinare della medicina, volta allo studio dell’influenza del sesso e del genere sulla fisiologia, fisiopatologia e patologia umana. Originatasi agli inizi degli anni ’90 negli Stati Uniti, intende analizzare in che modo le malattie di tutti gli organi e sistemi si manifestino nei due generi, necessitando di diversi percorsi diagnostici, diversa interpretazione dei risultati, diverso approccio terapeutico e diversa prevenzione. Questa visione interdisciplinare della medicina rappresenta un argomento di notevole interesse per le società scientifiche che hanno come obiettivo la promozione della salute in tutti i suoi aspetti; è altresì elemento di grande attenzione a livello delle organizzazioni ed autorità sanitarie a livello internazionale e nazionale.
Per quanto attiene le malattie cardiovascolari (MCV), esse rappresentano la principale causa di mortalità e morbilità nel mondo ed anche in Italia; è inoltre noto che chi sopravvive ad un attacco cardiaco diventa un malato cronico, e che la malattia modifica qualità ed aspettative di vita.
Tradizionalmente si è creduto che le MCV fossero sostanzialmente appannaggio del sesso maschile, ritenendo le donne in qualche modo meno esposte o forse protette. In realtà invece esse costituiscono a tutt’oggi la principale causa di mortalità nelle donne in Italia ed in Europa.
Le motivazioni per spiegare questo drammatico dato sono molteplici, ed ancora in fase di studio ed approfondimento; tuttavia alcuni punti, che di seguito proviamo a riassumere, sono ormai acclarati:
- Nel caso di sospetto di malattia cardiaca acuta, in particolare di tipo coronarico, le donne si presentano più tardivamente all’osservazione medica; questo determina un ritardo nell’inizio della terapia, in genere invasiva (angioplastica coronarica), che può ridurne i benefici
- Esiste una scarsa consapevolezza nella popolazione generale e nelle donne in particolare, sul rischio di essere colpite da un evento cardiaco acuto
- Esiste talora un bias di approccio anche nella classe medica
- Le donne tendono ad assumere la terapia con maggior discontinuità, anche per la presenza di maggiori effetti collaterali
- Esiste una correlazione inversa fra consapevolezza, attenzione allo stile di vita, e scolarità, reddito, indipendenza economica
- Esistono patologie cardiache più frequenti o più peculiari nelle donne (p es dissezione coronarica, s. di tako-Tsubo)
Queste peculiarità dipendono da fattori biologici, che ricondurremo al sesso, ma anche a fattori culturali, sociali ed economici, che ricondurremo al genere.
Va detto che se è vero che molte delle nostre conoscenze in medicina si basano su studi condotti prevalentemente su popolazioni maschili, è ormai chiara e diffusa la consapevolezza, a livello scientifico, relativa alla necessità di approfondire le nostre conoscenze includendo negli studi in divenire una significativa componente femminile.
È giusto infine sottolineare come con medicina o cardiologia di genere non si intenda solo e semplicemente una medicina dedicata alle donne, ma che essa invece costituisca un importante passo verso una maggiore attenzione alle caratteristiche e peculiarità a del singolo individuo, nell’ottica di una sempre maggiore personalizzazione dei percorsi di cura.»