
(AGENPARL) – ven 21 aprile 2023 COMUNE DI PESARO
AMAT
REGIONE MARCHE
MINISTERO DELLA CULTURA
main partner
STAGIONE CAPITALE
TEATRO ROSSINI
PROSA
23-24
PROGRAMMA
12 – 15 / ottobre
CHIARA FRANCINI
FORTE E CHIARA
FRANCESCO LEINERI
ALESSANDRO FEDERICO
produzione Infinito Teatro, Argot Produzioni
16 – 19 / novembre
SONIA BERGAMASCO, MARTA CORTELLAZZO WIEL
LUDOVICO FEDEDEGNI, GIOVANNI FRANZONI, FRANCESCO MANETTI
ANNIBALE PAVONE, GABRIELE PESTILLI, MARTA PIZZIGALLO
LA LOCANDIERA
ANTONIO LATELLA
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
30 / novembre
1 – 3 / dicembre
[residenza di allestimento]
UMBERTO ORSINI, FRANCO BRANCIAROLI
I RAGAZZI IRRESISTIBILI
NEIL SIMON
MASSIMO POPOLIZIO
produzione Compagnia Orsini, Teatro de Gli Incamminati
[prima nazionale]
18 – 21 / gennaio
[residenza di riallestimento]
VIRGINIA RAFFAELE
SAMUSÀ
VIRGINIA RAFFAELE, GIOVANNI TODESCAN
FRANCESCO FREYRIE, DANIELE PRATO
FEDERICO TIEZZI
produzione itc2000
22 – 25 / febbraio
DRUSILLA FOER
VENERE NEMICA
da AMORE E PSICHE di APULEIO
produzione Best Sound
[prima nazionale]
7-10 / marzo
GIUSEPPE ACETO, ALESSANDRO BANDINI, MICHELANGELO DALISI
GIOVANNI DRAGO, ANNA MANELLA, ALBERTO MARCELLO
FRANCESCA OSSO, EDOARDO SORGENTE, AURORA SPREAFICO
LA DODICESIMA NOTTE
(O QUELLO CHE VOLETE)
WILLIAM SHAKESPEARE
GIOVANNI ORTOLEVA
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
Fondazione Luzzati Teatro della Tosse
Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano
Associazione Culturale Arca Azzurra
21-24 / marzo
IDA MARINELLI, ELENA GHIAUROV, DENISE BRAMBILLASCA
ETTORE IANNIELLO
TRE DONNE ALTE
EDWARD ALBEE
FERDINANDO BRUNI
produzione Teatro dell’Elfo
11 – 14 / aprile
ARTURO BRACHETTI
SOLO
THE LEGEND OF QUICK-CHANGE
produzione Arte Brachetti srl
2 – 5 / maggio
DARIA DEFLORIAN
LA VITA CHE TI DIEDI
LUIGI PIRANDELLO
STÉPHANE BRAUNSCHWEIG
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
Odéon-Théâtre de l’Europe
23 – 26 / maggio
LINA SASTRI
NOZZE DI SANGUE
GARCIA LORCA
LLUÍS PASQUAL
produzione Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Palermo
COMUNICATO STAMPA
Da ottobre 2023 a maggio 2024 brilla la Stagione Capitale per la riapertura del Teatro Rossini, una “maxi stagione” che si pone tra gli eventi di maggior rilievo di Pesaro capitale italiana della cultura 2024. Un grande progetto di spettacolo dal vivo per una grande città, un crocevia di programmazione e motore per l’intero panorama nazionale nato dalla rinnovata collaborazione tra Comune di Pesaro e AMAT, con il contributo di Regione Marche e Ministero della Cultura, main partner Gruppo Hera. Stagione Capitale invita il pubblico a un’esperienza diversificata per generi e arti della scena, a un viaggio denso di emozioni tra 10 spettacoli, di cui 2 prime nazionali, 2 residenze, per un totale di 40 appuntamenti.
Apertura di sipario il 12 ottobre su Forte e Chiara, un memoir, un racconto umano vivo e rivoluzionario, un one woman show in cui Chiara Francini fino al 15 ottobre ripercorre la sua vita, unica eppure così simile a quella di tanti altri. Con il sarcasmo e l’ironia tagliente che la contraddistinguono, Chiara si racconta attraverso la musica, vicende personali e pubbliche, dicendo sempre la verità, senza far sconti a nessuno, in primis a se stessa, con le musiche originali eseguite dal vivo da Francesco Leineri e la regia di Alessandro Federico.
Indiscusso maestro del teatro europeo Antonio Latella firma la regia de La Locandiera dal 16 al 19 novembre affidandone l’interpretazione ad attori di grande maestria quali Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo. “Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella Locanda. Un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi. Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo – racconta Antonio Latella -, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia”.
Gli straordinari Umberto Orsini e Franco Branciaroli si ritrovano insieme per ridare vita dal 30 novembre al 3 dicembre in prima nazionale a Pesaro a I ragazzi irresistibili di Neil Simon, un testo che in questi anni è diventato un classico, nel tentativo di cogliere tutto quello che lo rende più vicino al teatro di Beckett (Finale di partita) o addirittura ?echov (Il canto del cigno) piuttosto che a un lavoro di puro intrattenimento. In questo omaggio al mondo degli attori, alle loro piccole e deliziose manie e tragiche miserie, li affianca la regia di Massimo Popolizio che ritrova nei due protagonisti quei compagni di strada coi quali ha condiviso tante esperienze tra le più intense e significative del teatro di questi anni.
Divertimento all’insegna dell’intelligenza dal 18 al 21 gennaio con la bravissima Virginia Raffaele in Samusà. Dopo il grande successo dello spettacolo Performance e anni particolarmente intensi che l’hanno vista protagonista in tv, oltre alla conduzione del Festival di Sanremo e il doppiaggio di Morticia nel cartone animato La Famiglia Addams, Virginia Raffaele torna al suo primo amore, il teatro, con lo spettacolo che si avvale della prestigiosa regia di Federico Tiezzi. Il racconto di Samusà si nutre dei ricordi di Virginia e di quel mondo fantastico in cui è ambientata la sua infanzia reale, il luna park. Da lì si sviluppa quel suo modo originale di divertire ed emozionare, stupire e performare, commuovere e far ridere a crepapelle. Ad arricchire l’impianto scenico originale, alcuni degli schizzi dipinti dalla stessa Virginia.
Dopo il successo strabiliante delle anteprime presentate a Milano e Roma all’inizio del 2020, Drusilla Foer, attrice, cantante e autrice, dal 22 al 25 febbraio sceglie il Teatro Rossini per la prima nazionale del suo nuovo spettacolo, Venere Nemica. L’iconica Signora dallo stile unico porta in scena un testo ispirato alla favola di Apuleio Amore e Psiche, riletta in modo divertente, commovente, a tratti tragico, che tocca temi antichi e attuali, come la competizione suocera/nuora, la bellezza che sfiorisce, la possessività materna, il conflitto secolare fra uomini e dei. Gli archetipi affrontati nel testo si rivelano di un’attualità disarmante, resa ancora più evidente dal trasparire della personalità spiccata dell’interprete, nel ruolo della Dea, ora vivente fra gli umani mortali, assistita da una ineccepibile Elena Talenti, cantante e attrice di musical di successo. I brani musicali sono cantati dal vivo da Madame Foer, con l’incantevole carisma che la contraddistingue.
Il giovane fiorentino Giovanni Ortoleva, menzione speciale nel concorso “Registi under 30” della Biennale di Venezia 2018, firma dal 7 al 10 marzo adattamento e regia de La dodicesima notte (o quello che volete), considerata da molti critici la migliore commedia di Shakespeare, composta intorno al 1600 e ultimo componimento giocoso del Bardo prima della stagione delle grandi tragedie e delle commedie nere. Un testo sorprendente, amaro ma lieve, surreale ma terreno, profondamente malinconico e irresistibilmente divertente messo in scena dagli abilissimi Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Michelangelo Dalisi, Giovanni Drago, Anna Manella, Alberto Marcello, Francesca Osso, Edoardo Sorgente, Aurora Spreafico.
Dal 21 al 24 marzo è la volta di Tre donne alte, regia di Ferdinando Bruni che affida i magnifici personaggi di questo testo di Edward Albee alla sensibilità di Ida Marinelli ed Elena Ghiaurov, affiancate dalla giovane Denise Brambillasca. A loro il compito di incarnare tre punti di vista, tre differenti età nella vita di una donna. “Vincitore del Premio Pulitzer e del Lucille Lortel Awards nel 1994 – sottolinea Bruni – nonché dell’Evening Standard Award in Gran Bretagna (sia per il testo sia per la protagonista Maggie Smith), Edward Albee ha creato un capolavoro di intelligenza, abilità teatrale e profondità. Con i suoi dialoghi, in cui affronta senza reticenze argomenti che spaziano dall’incontinenza all’infedeltà, Albee ci offre un ritratto della vecchiaia lontano anni luce da qualsiasi sentimentalismo. Le situazioni del testo sono cariche di intelligenza e dolore, ma anche di una bella dose di umorismo e divertimento e, fra le righe dei suoi dialoghi spesso impietosi, l’autore ci parla di perdono, riconciliazione e del nostro destino”. Completa il cast dello spettacolo Ettore Ianniello.
Il grande teatro internazionale è il protagonista del mese di maggio. Dal 2 al 5 Stéphane Braunschweig, tra i principali registi della scena teatrale contemporanea, approfondisce in La vita che ti diedi con Daria Deflorian (cast in via di definizione) il legame con la scrittura di Pirandello, dopo i successi internazionali di Vestire gli ignudi, Sei personaggi in cerca d’autore, I giganti della montagna, Come tu mi vuoi. Scritta nel 1923 per la Duse, La vita che ti diedi è il testo più struggente di Luigi Pirandello sul tema della maternità e del lutto. Due donne, una madre e una compagna, si fronteggiano nel dolore per la scomparsa di un uomo, in una spirale di bugie e di non detti, che mettono a nudo i sentimenti più brutali e animaleschi che ogni individuo custodisce dentro di sé.
La conclusione di Stagione Capitale dal 23 al 26 maggio è con il lavoro del grande maestro Lluis Pasqual, il massimo esperto di Garcia Lorca vivente, che rilegge il capolavoro del poeta andaluso Nozze di sangue accentuandone l’aspetto poetico, abbandonando ogni naturalismo. Basandosi sulle eclettiche capacità della protagonista Lina Sastri, lo spettacolo è una contaminazione tra prosa e flamenco con tre musicisti che accompagnano parole, canti e danze. “Nozze di sangue – annota Lluis Pasqual – è uno dei titoli più folgoranti della storia del teatro del Novecento europeo, non è altro che una “cronaca di un fatto di vita” raccontato da un poeta. Nella mente del poeta questa storia vera ha fatto un viaggio profondo e scuro e il suo racconto dei “fatti” è diventato un urlo contro qualsiasi “convenzione” nel campo dell’amore e un grido di libertà nel seguire la passione che brucia due cuori e due corpi in una stessa fiamma”.
12 – 15 / ottobre
FORTE E CHIARA
di e con Chiara Francini
musiche originali eseguite dal vivo da Francesco Leineri
collaborazione artistica Michele Panella
regia Alessandro Federico
produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Teatro
in collaborazione con Argot Produzioni
con il contributo della Regione Toscana
Forte e Chiara è un memoir, un racconto umano vivo e rivoluzionario.
Un one woman show in cui Chiara Francini ripercorre la sua vita, unica eppure così simile a quella di tanti altri.
Con il sarcasmo e l’ironia tagliente che la contraddistinguono, Chiara si racconta attraverso la musica, vicende personali e pubbliche, dicendo sempre la verità, senza far sconti a nessuno, in primis a se stessa.
16 – 19 / novembre
LA LOCANDIERA
di Carlo Goldoni
con Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni
Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Annibale Pavone
Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo
regia Antonio Latella
dramaturg Linda Dalisi
scene Annelisa Zaccheria
costumi Graziella Pepe
musiche e suono Franco Visioli
luci Simone De Angelis
assistente alla regia Marco Corsucciproduzione Teatro Stabile dell’Umbria
Penso a Café Müller di Pina Bausch. Penso ad una donna nata e cresciuta nella Locanda. Un luogo-mondo che accoglie infiniti mondi.
Nel testo goldoniano il tema dell’eredità è il punto cardine di tutto.
Mirandolina seduta sul letto di morte del padre riceve in eredità la Locanda, ma anche l’ordine di sposarsi con Fabrizio, il primo servitore della Locanda. In questo credo che ci sia una inconsapevole identificazione del padre con il servo, come erede virtuale in quanto maschio. Più che un uomo per la figlia, il padre sceglie un uomo per la Locanda, un uomo pronto a tutto pur di proteggere la Locanda.
Credo che Goldoni con questo testo abbia fatto un gesto artistico potente ed estremo, un gesto di sconvolgente contemporaneità: innanzitutto siamo davanti al primo testo italiano con protagonista una donna, ma Goldoni va oltre, scardina ogni tipo di meccanismo, eleva una donna formalmente a servizio dei suoi clienti a donna capace di sconfiggere tutto l’universo maschile, soprattutto una donna che annienta con la sua abilità tutta l’aristocrazia. Di fatto Mirandolina riesce in un solo colpo a sbarazzarsi di un cavaliere, di un conte e di un marchese. Scegliendo alla fine il suo servitore come marito fa una scelta politica, mette a capo di tutto la servitù, nobilita i commercianti e gli artisti, facendo diventare la Locanda il luogo da dove tutta la storia teatrale del nostro paese si riscriverà, la storia che in qualche modo ci riguarda tutti. Goldoni fa anche un lavoro sulla lingua, accentuando un italiano toscano. Per essere Mirandolina bisogna essere capaci di mettersi al servizio dell’opera, ma anche non fare del proprio essere femminile una figura scontata e terribilmente civettuola, cosa che spesso abbiamo visto sui nostri palcoscenici. Spesso noi registi abbiamo sminuito il lavoro artistico culturale che il grande Goldoni ha fatto con questa opera, la abbiamo ridimensionata, cadendo nell’ovvio e riportando il femminile a ciò che gli uomini vogliono vedere: il gioco della seduzione. Goldoni, invece, ha fatto con questo suo testamento, una grande operazione civile e culturale. Siamo davanti ad un manifesto teatrale che dà iniziò al teatro contemporaneo, mentre per una assurda cecità noi teatranti lo abbiamo banalizzato e reso innocente. La nostra mediocrità non è mai stata all’altezza dell’opera di Goldoni e, molto probabilmente, non lo sarò nemmeno io. Spero, però, di rendere omaggio ad un maestro che proprio con Goldoni ha saputo riscrivere parte della storia teatrale italiana: parlo di Massimo Castri.
30 / novembre
1 – 3 / dicembre
[residenza di allestimento]
I RAGAZZI IRRESISTIBILI
[prima nazionale]
di Neil Simon
con Umberto Orsini e Franco Branciaroli
con altri 4 attori in via di definizione
regia Massimo Popolizio
scene Maurizio Balò
produzione Compagnia Orsini e Teatro de Gli Incamminati
in collaborazione con AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali e Comune di Fabriano
I due protagonisti della commedia di Neil Simon, giustamente giudicato uno dei maggiori scrittori americani degli ultimi cinquant’anni, sono due anziani attori di varietà che hanno lavorato in coppia per tutta la loro vita dando vita ad un duo diventato famoso come “I ragazzi irresistibili” e che, dopo essersi separati per insanabili incomprensioni, sono chiamati a riunirsi, undici anni dopo, in occasione di una trasmissione televisiva che li vuole insieme, per una sola sera, per celebrare la storia del glorioso varietà americano. In scena vediamo i due vecchi attori che, con le loro diverse personalità, cercano di ricucire quello strappo che li ha separati per tanti anni nel tentativo di ridare vita ad un numero comico che li ha resi famosi. Le incomprensioni antiche si ripresentano più radicate e questa difficile alchimia è il pretesto per un gioco di geniale comicità e di profonda melanconia. Certi scambi di battute e situazioni esilaranti sono fonte non solo di comicità ma anche di uno sguardo di profonda tenerezza per quel mondo del teatro che, quando vede i suoi protagonisti avviati sul viale del declino, mostra tutta la sua umana fragilità. Umberto Orsini e Franco Branciaroli si ritrovano insieme per ridare vita a questo testo, che in questi anni è diventato un classico, nel tentativo di cogliere tutto quello che lo rende più vicino al teatro di un Beckett (Finale di partita) o addirittura a un ?echov (Il canto del cigno) piuttosto che a un lavoro di puro intrattenimento. In questo omaggio al mondo degli attori, alle loro piccole e deliziose manie e tragiche miserie, li affianca la regia di Massimo Popolizio che ritrova nei due protagonisti quei compagni di strada coi quali ha condiviso tante esperienze tra le più intense e significative del teatro di questi anni.
18 – 21 / gennaio
[residenza di riallestimento]
SAMUSÀ
con Virginia Raffaele
scritto da Virginia Raffaele, Giovanni TodescanFrancesco Freyrie, Daniele Prato con Federico Tiezzi
regia Federico Tiezzi
produzione itc2000
distribuzione Terry ChegiaDopo il grande successo dello spettacolo Performance del 2015 e anni particolarmente intensi che l’hanno vista protagonista in tv di uno show e una serie televisiva tutti suoi, oltre alla conduzione del Festival di Sanremo e il doppiaggio di Morticia nel cartone animato La Famiglia Addams, Virginia Raffaele torna al suo primo amore, il teatro con lo spettacolo che si avvale della prestigiosa regia di Federico Tiezzi. Il racconto di Samusà si nutre dei ricordi di Virginia e di quel mondo fantastico in cui è ambientata la sua infanzia reale, il luna park. Da lì si sviluppa in quel modo tutto della Raffaele di divertire ed emozionare, stupire e performare, commuovere e far ridere a crepapelle.
Ad arricchire l’impianto scenico originale, alcuni degli schizzi dipinti dalla stessa Virginia.
Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti. Virginia Raffaele
22 – 25 / febbraio
VENERE NEMICA
[prima nazionale]
da Amore e Psiche di Apuleio
di e con Drusilla Foerdirezione artistica Franco Godi
produzione Best Sound
produzione esecutiva – booking agent Savà Produzioni Creative- Monica Savaresi
Dopo il successo strabiliante delle anteprime presentate a Milano e Roma all’inizio del 2020, Drusilla Foer, attrice, cantante e autrice, porta in tour nei teatri italiani il suo nuovo spettacolo, Venere Nemica, la sua seconda prova autorale.
In principio era Eleganzissima, il recital che per primo ha fatto conoscere al pubblico teatrale il suo talento ironico e sagace. Ora l’iconica Signora dallo stile unico Drusilla Foer porta in scena Venere Nemica, un testo ispirato alla favola di Apuleio Amore e Psiche, riletta in modo croccante, divertente, commovente, a tratti tragico, che tocca temi antichi e attuali, come la competizione suocera/nuora, la bellezza che sfiorisce, la possessività materna, il conflitto secolare fra uomini e dei. Gli archetipi affrontati nel testo si rivelano di un’attualità disarmante, resa ancora più evidente dal trasparire della personalità spiccata dell’interprete, nel ruolo della Dea, ora vivente fra gli umani mortali, assistita da una ineccepibile Elena Talenti, cantante e attrice di musical di successo (Sister Act), nelle vesti di una solerte quanto inflessibile cameriera.
I brani musicali sono cantati dal vivo da Madame Foer, con l’incantevole carisma che la contraddistingue.
Venere, la dea immortale, quindi tutt’ora esistente, vive lontano dall’Olimpo e dai suoi odiati parenti. Dopo aver girovagato per secoli, abita attualmente a Parigi fra i mortali. Non essendo gli Dei più creduti, la dea della bellezza e dell’amore finalmente può permettersi di vivere nell’imperfezione dell’umano esistere.
“Immaginate la mia gioia! Una dea, condannata a vivere nell’eterna umidità del mare, scoprire l’esistenza della messainpiega”.
Ricordando in un flashback comico e tragico, la vicenda di Amore, il figlio ingrato e disobbediente, e Psiche, sulla quale proietta – da suocera nemica – tutto il suo rancore di Dea frustrata e insoddisfatta, Venere si vendica “sulla straordinaria mortale, creduta venere in terra”.
Deus ex-machina crudele e spietata, Venere ricorda l’unica occasione nella quale ha provato un sentimento di amore, curando il figlio che, fuggito dall’amata Psiche, torna da sua madre, dea e padrona, per farsi lenire le ferite di un amore ingannato.
“Io sono sempre stata la mia sola priorità”.
“Se c’è una cosa che un Dio detesta è non essere creduto”.
7 – 10 / marzo
LA DODICESIMA NOTTE
(O QUELLO CHE VOLETE)
di William Shakespeare
traduzione Federico Bellini
adattamento e regia Giovanni Ortoleva
con [in ordine alfabetico] Giuseppe Aceto, Alessandro Bandini, Michelangelo Dalisi
Giovanni Drago, Anna Manella, Alberto Marcello, Francesca Osso
Edoardo Sorgente, Aurora Spreafico
scene Paolo Di Benedetto
costumi Margherita Baldoni
luci Fabio Bozzettaprogetto sonoro Franco Visioli
assistente alla regia Alice Sinigaglia
assistente scenografo Andrea Colombo
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
in coproduzione con Fondazione Luzzati Teatro della Tosse
Centro D’arte Contemporanea Teatro Carcano
Associazione Culturale Arca Azzurra
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco
Il giovane fiorentino Giovanni Ortoleva, menzione speciale nel concorso “Registi under 30” della Biennale di Venezia 2018, firma adattamento e regia de La dodicesima notte (o quello che volete), considerata da molti critici la migliore commedia di Shakespeare. Composta intorno al 1600, è l’ultimo componimento giocoso del Bardo prima della stagione delle grandi tragedie e delle commedie nere.
Sulle coste dell’Illiria, l’amore si diffonde a ritmo endemico. Il duca Orsino è innamorato di Olivia, ricca contessa che si nega alla sua vista per onorare il ricordo del fratello scomparso. Quando nel paese arriva Viola, una giovane reduce da un naufragio che prende servizio dal duca travestendosi da uomo col nome di Cesario, la ragazza si innamora perdutamente di Orsino e fa innamorare di sé la contessa Olivia, creando un triangolo irrisolvibile. Nel frattempo, presso la corte di Olivia, il maggiordomo Malvolio viene beffato dagli altri cortigiani – il fool Feste, la cameriera Maria, Sir Tobia e Sir Andrea (amico di Sir Tobia e pretendente di Olivia) –, i quali gli fanno credere di essere amato dalla padrona. A complicare ulteriormente la situazione arriverà in Illiria anche il gemello creduto morto di Viola, Sebastiano; dopo una lunga serie di fraintendimenti e imprevisti, la storia troverà finalmente il suo “lieto” fine.
Una commedia sorprendente, amara ma lieve, surreale ma terrena, profondamente malinconica e irresistibilmente divertente.
Parlare da soli
di Giovanni Ortoleva
All I have is my love of love and love is not loving. [David Bowie, Soul Love]
Ogni volta che mi viene chiesto di raccontare di cosa parla La dodicesima notte faccio una confusione terribile. Dovevo prepararmi meglio, penso, mentre mi scuso con l’intervistatore e riinizio da capo a districare la matassa.
C’è Viola, una ragazza scampata a un naufragio, che si traveste da ragazzo e va a servire il conte Orsino, di cui si innamora; il conte la/lo manda a recapitare i suoi messaggi d’amore alla contessa Olivia, di cui è innamorato, la quale si innamora del messaggero stesso; ne risulta un triangolo amoroso troppo intricato per essere risolto dagli esseri umani.
Tutto qua? No, affatto. Olivia ha un cameriere, Malvolio, innamorato della sua padrona, che è impegnato nell’ostacolare i divertimenti del resto dei cortigiani, e che di questi cortigiani diventerà la vittima sacrificale, in uno scherzo che ne eccede completamente la misura e si avvicina al sequestro di persona.
Non è finita. C’è anche il gemello della giovane Viola, creduto morto nel naufragio, che improvvisamente si presenta alla corte del re Orsino generando una serie infinita di equivoci e scambi di persona.
A questo punto l’intervistatore, che non conosce il testo, mi fa un sorriso accomodante e passa alla prossima domanda (di solito è sull’attualità o la scenografia) e io resto con l’impressione di non avere risposto alla domanda. Di cosa parla La dodicesima notte? Cos’è questo strano oggetto, ricco di mondi, motivi e trame come un opale?
Mi è sempre sembrato assurdo definirla una commedia romantica; è difficile non notare come l’amore, nel testo, sia spesso associato alla malattia e come le frequenti dichiarazioni d’amore siano contorte, auto-riferite, deliranti. Eppure, non si parla d’altro che d’amore in questa strana Illiria in cui Shakespeare ha voluto ambientare la sua commedia; vertono sull’amore tutti i discorsi dei nobili, sono d’amore le canzoni che vengono chieste al fool dagli ubriachi… Si potrebbe allora dire che La dodicesima notte non è una commedia d’amore ma una commedia sull’amore, sull’ossessione per l’amore che diventa ideologia e quindi malattia della mente.
Ogni personaggio infatti è completamente assorbito dalla propria malattia: Orsino dalla propria passione virile, continua affermazione della propria potenza; Olivia dalla volontà di possesso e affermazione di rango; Malvolio dal self-love, amore di sé e volontà di realizzazione… Solo Viola sembra essere estranea a questo virus, e non è un caso che sia una straniera in Illiria, terra che rimanda in modo chiaro a ill (malato) ed illusion (illusione), oltre che a delirium (delirio). Una strana terra i cui abitanti si illudono di parlare agli altri ma parlano sempre da soli. Di questo, per me, parla il testo. Ma intanto l’intervista è andata avanti.
Perché Viola è interpretata da un ragazzo, mi stanno chiedendo? Lo sapevo che sarebbe arrivata questa domanda, ma è sbagliata, dico sorridendo. Nessun sorriso dall’altra parte. Imbarazzo. Quello che voglio dire, riprendo balbettando, è che non è tanto un ragazzo a interpretare una ragazza, ma la stessa persona a interpretare i due gemelli Viola e Sebastiano. Avrei potuto scegliere un attore come un’attrice, e mi sono permesso di decidere in base alle qualità dell’attore piuttosto che al suo sesso e alla sua apparenza. È il cosiddetto blind casting, una cosa ormai sdoganata nelle grandi serie tv. L’intervistatore sorride, l’ho ripreso. Per farsi capire in fondo basta parlare un’altra lingua.
Ma perché lo stesso attore per i due ruoli? Il meccanismo scenico che vede due gemelli abitare lo stesso spazio e trarre in inganno chi li incontra è uno dei fondamenti del teatro occidentale, ma nella Dodicesima ha una particolarità; la dipendenza assoluta che c’è tra i due. Appena Viola appare in scena si chiede come è possibile che lei sia viva se il fratello è morto; e dunque, se lei è viva, allora il fratello deve essere vivo. Non c’è logica apparente in questa battuta, ma La dodicesima notte trova i suoi significati oltre l’apparenza; il legame tra i due gemelli è tale che dalla vita di uno dipende quella dell’altro. “Una faccia, una voce, un abito e due persone”; due anime, inconsapevoli di abitare lo stesso corpo.
Ma siamo andati avanti, e io sono sempre indietro. Mi sta chiedendo dei legami con l’attualità, perché rappresentare questo testo oggi. Odio questa domanda, ma è inevitabile. Infatti su questa mi sono preparato.
Nell’Illiria di Shakespeare i discorsi sull’amore nascondono quello su cui davvero si fonda la società; una rigida divisione in classi sociali, a cui i personaggi tengono in modo carnale (basti vedere quante parole la contessa Olivia, mentre soffre per la passione per il giovane messaggero, dedica al suo rango). Tanto che nella sua solitudine il cameriere Malvolio, vero protagonista tragico del testo, non sogna di unirsi fisicamente alla contessa Olivia, ma di essere conte; ciò che di osceno c’è nella sua fantasia non è quindi la conquista erotica, ma la scalata sociale, che un sistema di caste non può tollerare, e dunque punisce. L’amore, l’ideologia romantica non sono che
fumo negli occhi con cui difendere le divisioni di una società classista. Mi sembra che non valga neanche la pena di sottolineare come questo si leghi al momento storico che stiamo vivendo, concludo.