(AGENPARL) – mar 14 febbraio 2023 GIUSTIZIA, M5S: SEPARAZIONE CARRIERE ENNESIMA FALSA URGENZA PER NON AFFRONTARE VERI PROBLEMI
ROMA, 14 febbraio – “La separazione delle carriere è l’ennesima falsa urgenza su cui si concentrano il governo, la maggioranza e la stampella Azione-Iv, che con le loro proposte presentate oggi, in un sol colpo, mettono in dubbio l’autorevolezza e l’indipendenza dei giudici e puntano a indebolire i pm: nel 2022 su 9000 magistrati in servizio in Italia, sono stati 21 quelli che hanno cambiato funzione, di che parliamo? Piuttosto, è evidente come sia in corso un nuovo attacco a tutto campo alla magistratura, nel rispetto della tradizione berlusconiana. La proposta di separazione delle carriere, già snobbata dai cittadini, si aggiunge a vari altri intendimenti che indeboliranno il potere giudiziario e il contrasto al malaffare. Tra gli altri ricordiamo la volontà di cancellare l’obbligatorietà dell’azione penale e la stretta sulle intercettazioni”.
Lo affermano in una nota i rappresentanti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato Stefania Ascari, Anna Bilotti, Valentina D’Orso, Federico Cafiero de Raho, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato.
“La riforma Cartabia – aggiungono – ha ridotto ad uno soltanto i passaggi da una funzione all’altra, quindi nessuna emergenza ma solo un’operazione di distrazione di massa, come quella sulle intercettazioni, inventata dal governo per coprire i provvedimenti sbagliati già approvati e l’immobilismo sulle vere urgenze: bisogna correggere la riforma Cartabia sulla procedibilità per alcuni reati di grande allarme sociale, su questo il M5S ha presentato due proposte; occorre andare avanti nelle assunzioni di magistrati, cancellieri e di tutte le figure indispensabili al buon andamento della Giustizia; è indifferibile intervenire sull’edilizia giudiziaria visto che molti uffici giudiziari cadono letteralmente a pezzi; è necessario rafforzare e innovare la legislazione contro le mafie e la corruzione.
Se proprio vogliamo stare al merito della questione – concludono – è un paradosso che i sedicenti garantisti non comprendano come lo scambio tra la funzione giudicante e quella requirente serva proprio a rafforzare la cultura della giurisdizione, ad assicurare che il pubblico ministero ragioni un po’ anche da giudice. Proprio l’unicità della carriera e della formazione è la migliore garanzia affinché il pm agisca, come il giudice, secondo principi di imparzialità e obiettività”.
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