
(AGENPARL) – sab 23 settembre 2023 Liste di attesa: i più penalizzati sono gli agricoltori pensionati
Se le liste d’attesa sono al collasso, con prestazioni che risultano non
prenotabili (le agende delle visite specialistiche sono strapiene da qui al
prossimo anno), nonostante le impegnative prescritte dal medico di base
siano a 30 giorni o 60 giorni, per gli agricoltori pensionati la situazione
ha conseguenze ancora più pesanti.
“In tanti -osserva Anp, Associazione nazionale pensionati, Cia Basilicata,
circa 8mila associati – sono costretti a rivolgersi al privato”. Ma la vera
novità, stando all’ultimo report di Anp-Cia, è che il 40% della popolazione
rinuncia addirittura a curarsi a causa degli elevati costi proprio nel
privato. “Vi sono persone, soprattutto anziani, che hanno necessità di
essere seguite costantemente da un punto di vista clinico”. “Non potendo
più fare affidamento sulla sanità pubblica, arrivano a spendere, in media,
730 euro all’anno per le visite mediche specialistiche”, sottolinea
Anp-Cia. Si tratta di una cifra insostenibile, in particolare per i
pensionati lucani che “beneficiano” di un assegno fino a 750 euro al mese.
Di questi, oltre la metà sopravvive, è il caso di dirlo, con la pensione
minima: dallo scorso 1. luglio è stata rivalutata a 599,82 euro al mese per
chi ha almeno 75 anni; 572,20 euro, invece, per coloro che hanno meno di 75
anni. In pratica una buona percentuale di pensionati è tenuta a decidere se
curarsi, comprarsi da mangiare o pagare le bollette. Purtroppo, secondo la
nostra ultima ricerca, la tendenza sembra essere quella di risparmiare
sulle spese mediche. E questo, peraltro, non vale soltanto per i
pensionati, ma anche per quei single e famiglie che non riescono ad
arrivare alla fine del mese, magari perché hanno dei redditi bassi o sono
precari”. Non solo. Sempre secondo lo studio di Anp, attualmente ci sono
alcune migliaia di invalidi che abbisognano di un’adeguata assistenza, che
tuttavia non viene loro garantita. “La politica, tanto a livello nazionale
che regionale, sembra essersene dimenticata”. Manca pure una specifica
strategia relativamente alle case di riposo: “Ci sono sempre meno posti. A
motivo dei rincari generalizzati e dell’inflazione galoppante, spesso una
mera speculazione, nel 2024 le rette delle Rsa potrebbero incrementare
anche di 400 euro al mese. Un’ulteriore uscita destinata ad erodere i già
risicati redditi di molti nuclei familiari”.
Giambattista Lorusso, presidente Cia lucana dice: “se in Italia quasi un
pensionato su due vive con meno di 1.000 euro al mese, nelle nostre
contrade ed aree rurali la media percepita si abbassa notevolmente, ed è
proprio qui che si registra la massima concentrazione di pensioni minime,
intorno alla soglia di 500-600 euro mensili. Nelle zone di campagna i
“morsi” della crisi sono amplificati e si inaspriscono i toni del disagio
sociale, soprattutto per gli ultrasessantacinquenni, che pagano la nota
carenza di servizi socio-assistenziali. I problemi della povertà,
dell’assistenza sanitaria dei servizi sociali, fanno parte del sistema dei
diritti negati, soprattutto quando questo riguarda gli anziani, ovvero, la
parte della popolazione più fragile”. La tutela della salute degli anziani
e dei residenti nelle aree rurali, oltre a pensioni dignitose con
l’obiettivo su più fronti di raggiungere una più alta qualità della vita
è l’impegno-obiettivo ribadito dall’Associazione