
(AGENPARL) – mar 24 gennaio 2023 COMUNICATO STAMPA
LAVORO, COSTANTINI (CISL ROMA RIETI): OCCUPATI IN CULTURA E CREATIVITA’, PERCHE’ ROMA NON E’ AL PRIMO POSTO?
“Roma, cultura e creatività. Un binomio che fa sognare il mondo ma non i lavoratori. Perché se la Capitale, per numero di occupati nelle imprese culturali e creative, viene dopo Milano, Venezia e Firenze, c’è un problema. E non è di poco conto. A Roma la quota di occupati nelle imprese creative è ferma al 6,4%, dopo Milano (9%), Venezia (7,7%) e Firenze (6,6%): il dato balza agli occhi leggendo l’ultimo dossier del Comune di Roma sugli indicatori del benessere del lavoro nel 2021. È pur vero che la media nazionale è assolutamente più bassa con il 3,4%, ma sul capitolo cultura arte e creatività Roma non può paragonarsi ad altre città considerando l’imponente patrimonio artistico-culturale che possiede, oltre alla massiccia presenza di eccellenti università e centri di ricerca”.
Così commenta, in una nota, Carlo Costantini, segretario generale Cisl Roma Capitale Rieti.
“E’ il tempo di fare riflessioni importanti sul futuro di questa Capitale e sulla direzione che dovremo dare ai prossimi anni e ai necessari investimenti, per imprimere una decisa sterzata e dare risposte più incoraggianti a quel 13,5% di lavoratori che lamentano paghe basse, peggio della media regionale che si ferma all’11,1% e a quella nazionale (10,4%). Un dato di sostanziale malessere che fa il paio con il disallineamento tra istruzione ricevuta e lavoro svolto, dove il 28,7% dei lavoratori possiede un titolo di studio superiore alle mansioni svolte, mentre il dato nazionale si attesta al 25,8% e quello dei grandi comuni al 26,5%. Dobbiamo insomma costruire insieme una Capitale che sia terra di vere opportunità puntando sugli investimenti in arrivo per un lavoro finalmente di qualità, di conoscenza e di creatività”.
Roma, 24 gennaio 2023
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Testo Allegato:
Cia Fvg: dopo l’Irlanda anche il Canada mette il vino nel mirinoIl quinto mercato dell’export enoico italiano che vale 362 milioni di euro. «Un allarme incomprensibile – dice Clementin – che mina le basi della Dieta Mediterranea, patrimonio dell’umanità» «L’Europa delle norme non può far finta di non sapere che la Dieta Mediterranea, dal 2010, è patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Uno stile di vita sano seduto su uno sgabello sostenuto da tre gambe: il grano, l’olio e il vino», dice Franco Clementin presidente di Cia Fvg – Agricoltori Italiani in riferimento all’etichettatura allarmistica sul vino adottata dall’Irlanda con la condiscendenza dell’Ue. “La Dieta Mediterranea costituisce un insieme di abilità, conoscenze, pratiche e tradizioni che spaziano dal paesaggio alla tavola, che comprendono le coltivazioni, il raccolto, la pesca, la conservazione, lavorazione, la preparazione e, in particolare, il consumo degli alimenti. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, che consiste principalmente di olio d’oliva, cereali, frutta e verdura fresca o secca, una quantità moderata di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, nel rispetto delle credenze di ogni comunità”. Così recita l’Unesco e così la pensano gli agricoltori e i vignaioli regionali e italiani, anche se non sono medici. Ma quello che preoccupa ulteriormente è che la questione salute versus consumo di vino si sta globalizzando e, a esempio, ha portato a una nuova decisione restrittiva della Sanità canadese che, nei giorni scorsi, ha emanato nuove linee guida in merito. Il rapporto canadese suggerisce un massimo di 2 drink a settimana (praticamente una bottiglia di birra o un calice di vino) ed etichette obbligatorie di avvertimento per tutte le bevande alcoliche. Superare tale soglia, secondo gli esperti nordamericani, potrebbero aumentare le possibilità di cancro a seno e al colon. Il mercato canadese per il vino italiano – prosegue Clementin – è il 5° per valore di export (362 milioni di euro), in crescita di oltre il 10 per cento ed equivale a oltre il 7 per cento del valore di tutto il vino italiano esportato nel mondo. Ma il vino, per dirla con Enzo Bianchi, è “gusto della vita, rallegramento del cuore, preziosa consolazione, gioia condivisa…”. Come la musica: a volume troppo alto può danneggiare l’udito, ma con la giusta somministrazione di decibel esalta il sapore e affina il piacere della vita e della convivialità. Perché privarsene? Perché criminalizzarne il consumo moderato e consapevole?».Al Governo italiano, da parte di Cia, la richiesta di tornare a sollecitare l’Europa sugli impegni già presi per promuovere uno stile di vita sano e una corretta informazione.