
(AGENPARL) – mar 13 dicembre 2022 Roma, 13 dicembre 2022 – La sostenibilità per le imprese non rappresenta più una semplice scelta. Il rapido cambiamento climatico, la transizione energetica e l’implementazione dei criteri ESG sono sfide fondamentali per ogni organizzazione aziendale. Da gennaio 2024 infatti, le grandi imprese dell’Unione Europea saranno obbligate a rendere pubblici i dati sul loro impatto sull’ambiente, sulle persone, sul pianeta e sui rischi di sostenibilità a cui sono esposte.
Eppure – lo ha sottolineato recentemente anche l’Harvard Business Review – sono ancora poche le aziende che realmente sono riuscite a fare della sostenibilità una parte integrante della loro attività strategica e operativa. Le imprese, nella maggior parte dei casi, tendono a distinguere la performance ESG dalle scelte chiave su investimenti e processo produttivo e per molte di esse la sostenibilità resta un mero “boccone amaro”, distinto dalla redditività aziendale.
Questo vale in maniera ancora più significativa per il tessuto imprenditoriale italiano dellepiccole medie imprese. L’implementazione della sostenibilità secondo i criteri ESG, è importante e necessaria per le aziende di tutte le dimensioni, ma se gestita senza proporzionalità e senza valutarne i costi, potrebbe non essere attuabile o estromettere interi settori produttivi dal mercato. Secondo il recente report di Censis-Confcooperative sono oltre932.000le imprese italiane che rischiano di incorrere in considerevoli perdite finanziarie a seguito dei necessari investimenti per adattarsi alle strategie di un’economia a zero emissioni e sostenibile dal punto di vista ambientale. In questa fase, il rischio è che molte PMI possano arrivare impreparate subendo il processo di transizione in modo passivo e senza l’adeguata preparazione. Un approccio eccessivamente traumatico rischia infatti di minare la fiducia in una reale sinergia tra sostenibilità e performance aziendale, rendendo il raggiungimento degli obiettivi ESG un mero costo compliance piuttosto che uno strumento per una consapevole creazione di valore nel lungo periodo.
Il 28 novembre scorso il Consiglio Ue ha approvato laCorporate sustainability reporting directive(Csrd), che supera la distinzione tra la Relazione finanziaria annuale e la Dichiarazione a carattere non finanziario con l’obiettivo di integrare due realtà finora considerate parallele, portando il reporting di sostenibilità sullo stesso piano di quello economico-finanziario. PerMark R. Kramer, senior lecturer dell’Harvard Business School, è importante che le imprese integrino le scelte sull’impatto ambientale e sociale incorporandole nella strategia complessiva dell’azienda. In particolare, le organizzazioni imprenditoriali potrebbero ottimizzare l’impact intensity, il rapporto fra i profitti di un’azienda e i suoi effetti positivi o negativi riguardo alle tematiche ESG. Le aziende che non stabiliscono un legame diretto fra i propri modelli d’impresa e scelte strategiche non potranno infatti centrare gli obiettivi ESG che si sono prefissati di raggiungere.
Per tali ragioni le PMI dovrebbero essere accompagnate in questo percorso in modo proporzionale e in piena coscienza, un approccio win-win in grado di conciliare il benessere per la società e una crescita delle imprese. Una “rivoluzione dolce”,secondo la definizione dell’economista internazionale e gesuitaGaël Giraud, in grado di trasformare i rischi delle nuove sfide globali in nuove opportunità. Per tali ragioni anche Assoholding si è dotata già da qualche mese, per essere maggiormente efficace nell’accompagnare le Associate, diunOsservatorio per la Sostenibilità,centro di studio e ricerca scientifica e finanziaria di riferimento per il settore, in grado di proporre nuovi modelli economici di sviluppo sostenibile e di classificazione delle politiche e degli interventi aziendali sostenibili.