(AGENPARL) – lun 10 ottobre 2022 Caro bollette ecco come gli albergatori possono fronteggiare la crisi
Gli hotel chiudono perché le bollette sono stratosferiche e non ce la fanno ad andare avanti..
C’è il concreto rischio che molti hotel di montagna non siano intenzionati ad affrontare la prossima stagione invernale per via dei lievitati costi energetici.
In merito alla questione è intervenuto il Cav. Franco Grasso, uno dei massimi esperti in Italia di turismo, di strutture ricettive e di revenue management. È stato lui per primo – oltre 20 anni fa – a parlare di revenue in Italia e ad applicarlo (con grande successo) nei più importanti hotel del Belpaese (e nel resto del mondo).
Grasso è, inoltre, autore della trilogia sul Revenue Management e formatore di lunga data ed esperienza nelle maggiori Università italiane.
“Tenterò di spiegare come affrontare il problema da un punto di vista tecnico – dichiara Franco Grasso – con tutte le dovute premesse. Innanzitutto facciamo attenzione ai valori percentuali, perché noi dobbiamo pensare sempre ai valori assoluti e non a quelli in percentuale. Per cui, se mediamente il revenue, in circostanze serene, aumenta il fatturato del 20% passando – ad esempio – da 1 milione di euro di fatturato a 1,2 milioni e i costi di energia passano da 100mila euro a 240mila euro, stiamo parlando di un’incidenza del 20% sul fatturato. Abbiamo maturato, più o meno, lo stesso risultato. Nel senso che abbiamo ammortizzato in un momento in cui, purtroppo, bisogna giocare in difesa. Quindi stesso profitto, senza andare ad erodere nulla. Tutto ciò nella situazione in cui i fatturati aumentino minimamente.
Ma la verità è anche un’altra – continua Grasso – e cioè che se tanti alberghi chiudono (o decidono di non aprire) ci sarà una diminuzione dell’offerta. La diminuzione dell’offerta, in alta stagione, soprattutto attraverso il revenue, determinerà un maggior ricavo medio e una maggiore occupazione.
Un’altra cosa importante – prosegue l’esperto – è che ci sarà una diluizione della quota del costo fisso, perché è vero che una quota è variabile ma c’è anche una quota fissa, che con il numero aumentato dei clienti andrà a diluirsi un po’ quindi, in proporzione, sentiremo meno affanno.
Il revenue management, oltre ad aumentare i ricavi e quindi a dare dei vantaggi economici – soprattutto con una limitata offerta – determina un maggior numero di clienti, i quali contribuiscono alle spese degli extra (ristorante, bar o altro, a seconda di quello che c’è in albergo). Anche questo può aiutare a rispettare i parametri economici energetici, perché saranno entrate extra camere.
Questo momento di attenzione a livello energetico – spiega il professor Grasso – creerà una sensibilità maggiore che, molto probabilmente, negli alberghi che rimarranno aperti provocherà un aumento della brand reputation.
E noi sappiamo bene che passare da un punteggio di 8,5 – ad esempio – a un 8,8 significa molto in termini di ricavo medio.
Ci sarà poi la possibilità di adottare delle politiche di attenzione energetica che, in qualche modo, possono aiutare a contenere i costi: mi vengono in mente cartelli che invitano a far cambiare gli asciugamani solo se necessario o cose di questo genere, che in questo momento possono essere ben accettate dai clienti.
Del resto – prosegue Grasso – l’alternativa a tutto questo è chiudere l’albergo. E gli imprenditori sanno (o almeno dovrebbero saperlo) che un cespite, una volta chiuso, il primo anno perde il 50% del suo valore (perché non gira a livello commerciale o perché va incontro a manutenzione straordinaria) ma dopo due o tre anni è proprio da buttare! Un albergo che, ad esempio, vale 3 milioni di euro e viene chiuso non è un mancato guadagno, è la distruzione totale del cespite.
Il mio invito – conclude l’esperto – è quello di rimanere aperti, fare revenue e giocare in difesa. Poi, ci potranno essere anche delle sorprese, perché sappiamo che la reattività a certe sollecitazioni commerciali e tariffarie in alcuni alberghi può essere incredibilmente alta.
Spero davvero che il mondo dell’ospitalità non prenda le decisioni peggiori, sarebbe un vero peccato erodere un patrimonio di accoglienza così ricco come quello che abbiamo in Italia”.
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