
(AGENPARL) – ven 07 ottobre 2022 > IL NUOVO UTENTE PSICHIATRICO E LE POTENZIALITA’ DELLE NUOVE TECNOLOGIE SIA IN AMBITO DIAGNOSTICO CHE TERAPEUTICO-RIABILITATIVO
> I risultati del convegno di Brescia sulla salute mentale
> La giornata mondiale della salute mentale quest’anno è dedicata al tema “Make Mental Health & Wellbeing for all a Global Priority” ovvero “riconoscere la salute mentale come una priorità a livello globale”. Per far questo è necessario coinvolgere e responsabilizzare tutte le componenti, dal singolo individuo al macrosistema-salute, formato non solo dai servizi ma da tutti gli attori istituzionali e sociali che hanno influenza sulla salute delle comunità e dei singoli individui. L’IRCCS Fatebenefratelli è l’unico IRCCS in Italia con riconoscimento ministeriale per la disciplina “Malattie Psichiatriche” e si occupa da anni di ricerca per la prevenzione, diagnosi precoce, trattamento e riabilitazione delle malattie mentali. “È necessario unire gli sforzi affinché si possa concretizzare un cambio di rotta” afferma Roberta Ghidoni, Direttrice Scientifica dell’IRCCS Fatebenefratelli, “l’aumento del bisogno e della domanda di assistenza che la pandemia ha esacerbato riguarda anche i giovani e le istituzioni bresciane hanno saputo allearsi”. E’ stato infatti effettuata una importante rilevazione su studenti delle scuole bresciane: “lo studio, coordinato dall’IRCCS – che ha visto la partecipazione di numerose istituzioni della Città (Università di Brescia, ASST-Spedali Civili, Fondazione SIPEC, Associazione ITACA, USR Lombardia Ufficio IV Ambito territoriale di Brescia, Comune di Brescia) – ha rilevato la presenza di sintomi depressivi e ansiosi.” Lo stigma verso le malattie mentali continua ad essere una barriera all’inclusione sociale e all’accesso alle cure. I risultati dello studio, presentati nel corso del Convegno del 7 ottobre presso il Centro Paolo VI di Brescia, sottolineano la necessità di attuare programmi di prevenzione nelle scuole. È importante in primis mettere a fuoco quale sia il nuovo utente psichiatrico al fine di strutturare interventi mirati che possano aiutare nel contrastare la cronicizzazione dei sintomi, cosi come sfruttare appieno le potenzialità offerte oggi dalle nuove tecnologie sia in ambito diagnostico che in ambito terapeutico-riabilitativo. “L’IRCCS ha attivi progetti nazionali, europei e internazionali volti ad investigare le potenzialità della telemedicina, delle tecniche elettrofisiologiche, della neurostimolazione per prevenzione, diagnosi e trattamento delle malattie psichiatriche. Inoltre sono attivi progetti che, mediante un approccio farmacogenomico combinato, hanno l’obiettivo di creare nuovi algoritmi in grado di predire la risposta al trattamento farmacologico in pazienti con disturbo depressivo maggiore, con l’obiettivo ultimo di guidare i processi decisionali in ambito clinico e favorire quindi una migliore gestione della farmacoresistenza”.
> Si autorizza la riproduzione della foto, che rappresenta il tavolo dei relatori. Di seguito inviamo una sintesi degli interventi dei relatori del convegno bresciano. Sono disponibili approfondimenti
> PATOLOGIE IN CRESCITA
> Antonio Vita, psichiatra, Direttore Dipartimento di Salute Mentale e Servizi per le Dipendenze ASST Spedali Civili di Brescia; Dipartimento di Scienze Cliniche e Sperimentali, Università degli studi di Brescia ha detto: «Ci sono molte evidenze di un aumento dei sintomi di ansia e depressione ma anche di disturbi depressivi di rilievo clinico nella popolazione generale e molti fattori ne sono alla base: cambiamenti, pressioni sociali, instabilità economica, insicurezza per il futuro e, in epoca recente, la pandemia da Covid-19. Di fatto, la “malattia del secolo” sta presentando tassi in aumento e l’OMS la considera a breve la prima causa di disabilità nella popolazione mondiale. Quasi 3 milioni di italiani ne sono affetti, e i numeri sono cresciuti nel periodo del lockdown e nel periodo post-covid, innescati anche dal crescente senso di solitudine ed isolamento favorito dalle misure di contenimento del contagio ma anche da stili di vita portati ad una minore socializzazione e condivisione di esperienze ed opportunità. Si è stimato un incremento di circa il 20-25% dei casi negli ultimi due anni con alcune fasce maggiormente a rischio: i giovani e giovanissimi, ma anche gli anziani, le persone disoccupate o con lavori precari o comunque in condizioni socioeconomiche sfavorevoli. Di fronte a questo incremento è necessario un potenziamento dei servizi di salute mentale ed un collegamento tra i servizi esistenti, ed iniziative che favoriscano il riconoscimento ed il trattamento precoce dei disturbi, anche con campagne di sensibilizzazione rispetto a una condizione che va considerata come qualunque malattia curabile».
> IL SISTEMA SALUTE MENTALE STA CAMBIANDO
> Giovanni Battista Tura, psichiatra, Dirigente responsabile struttura complessa di psichiatria, Responsabile linea ricerca di psichiatria, IRCCS Centro S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia, ha detto: «Forse in modo meno “dichiarato” e evidente rispetto a cambiamenti sociali e culturali di altre epoche, a mio avviso stiamo vivendo in realtà un momento di importante evoluzione del sistema Salute Mentale, evoluzione che vede nel modificarsi del profilo della persona con disagio mentale il punto di partenza. Necessariamente, chi si occupa di tale sistema non può non portare la massima attenzione a tale fenomeno. L’occasione è quella di rivedere profondamente i nostri modelli operativi, l’allocazione delle risorse disponibili, modificare dei paradigmi anche culturali che hanno visto negli anni precedenti un impatto fra sistema salute e persona destinataria non sempre improntato a efficacia e buoni esiti». Quindi, la sollecitazione per ogni ambito: «la ricerca, nello sviluppare percorsi di cura “personalizzati”, efficaci, integranti e integrati; il clinico, in una relazione terapeutica sempre più interattiva e in simmetrico ancorché ordinato equilibrio fra utente e terapeuta; il sistema organizzativo, nella sfida di implementare modelli sintonici con caratteristiche di contemporaneità, quindi connotati da fluidità, adattabilità e mediazione rispetto alle richieste del singolo e della collettività. La sfida per tutti è trasformare da ormai datata dichiarazione di intenti a reale evoluzione delle prassi e del sistema princìpi quali coinvolgimento, diritto alla informazione e reale esercizio del consenso, diritto alla scelta, personalizzazione degli interventi, visione olistica e integrata della salute, princìpi che a volte la psichiatria si trova ancora in ritardo rispetto agli altri sistemi di cura nel garantirlo ai propri utenti. Una sfida, dunque, da gestire in rete, una sfida che se raccolta ci spinge verso un modo realmente nuovo di rispondere ai bisogni dei nostri utenti, delle loro famiglie e dei loro contesti sociali di vita».
> DEPRESSIONE E ANSIA NEI RAGAZZI OLTRE LA SOGLIA DI INTERESSE CLINICO
> Roberta Rossi, Responsabile dell’Unità di Ricerca Psichiatria, IRCCS Centro S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia, ha detto: «I dati della letteratura ci hanno mostrato che la pandemia e le misure per il suo contenimento hanno avuto un enorme effetto sulla salute sia negli adulti che nei più giovani”. La dottoressa Rossi spiega che i dati confermano un aumento dei livelli di ansia, depressione e pensieri suicidi nonché l’aumento di comportamenti quali autolesionismo, abbuffate, dell’uso di Internet/social media e dei videogiochi: «Anche noi abbiamo voluto fotografare lo stato di salute mentale dei giovani bresciani conducendo un’indagine in collaborazione con l’Università di Brescia, l’ASST-Spedali Civili, Fondazione SIPEC, Associazione ITACA, USR Lombardia Ufficio IV Ambito territoriale di Brescia e il supporto del Comune di Brescia. Hanno risposto ai questionari più di 7000 studenti e i dati mostrano la presenza di sintomi depressivi e ansiosi, al di sopra di quella è considerata la soglia di interesse clinico, in quasi la metà del campione. Inoltre, vi è una presenza importante di comportamenti impulsivi (autolesionismo, abbuffate di cibo, utilizzo di alcol) che da diversi anni sono tra i nostri interessi poiché spesso legati a disregolazione emotiva. È sempre più necessario strutturare interventi mirati e tempestivi che possano aiutare a contrastare la cronicizzazione di alcuni sintomi. E’ in questa direzione che vanno alcuni progetti condotti presso l’IRCCS che, ormai da diversi anni, si propongono di offrire una risposta concreta a quei giovani che stiano manifestando segni di disagio psicologico a vari livelli (Progetto “Interventi per fronteggiare l’impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale dei giovani nel territorio bresciano”- Fondazione Comunità Bresciana)».
> PROGETTI ITALIANI: DIAPASON E COMIT
> Giovanni De Girolamo, psichiatra, responsabile dell’Unità di psichiatria epidemiologica e valutativa, IRCCS Centro San Giovanni di Dio, Brescia, ha detto: «La prima ‘lezione’ è che è possibile condurre grandi progetti multicentrici in Italia, anche con un considerevole livello di complessità, facendo tesoro delle risorse ‘naturali’ del SSN: al progetto DIAPASON, finanziato dal Ministero della Salute, hanno preso parte ben 37 servizi di salute mentale in tutto il paese, di cui – secondo le regole ministeriali – solo tre hanno potuto beneficiare del finanziamento concesso. Il progetto aveva un forte contenuto innovativo, in quanto – oltre a valutazioni cliniche condotte con metodologie ‘tradizionali’ – prevedeva l’uso di tecnologie digitali: con una app, appositamente creata, abbiamo quindi ottenuto informazioni in tempo reale sulle attività di vita quotidiana, i rapporti interpersonali e l’umore di un gran numero di persone sofferenti di un disturbo psicotico, ed essi sono stati confrontati ad un ampio campione di soggetti normali: questa tecnica, chiamata ‘Experience Sampling Method’, consente di andare oltre la tradizionale raccolta di informazioni retrospettive. In altre parole, invece di chiedere al paziente: ‘Come è stato e cosa ha fatto ieri mattina?’, gli viene chiesto in tempo reale: ‘Dove si trova in questo preciso momento, e con chi è? Quale è il suo umore in questo momento?’ Inoltre, in questo campione di pazienti e di soggetti sani abbiamo monitorato, con un sofisticato accelerometro, per 7 giorni l’attività fisica ed il ritmo sonno-veglia: abbiamo dimostrato che i pazienti con un disturbo psicotico sono molto più sedentari e meno attivi fisicamente di soggetti sani della stessa età e sesso. Ciò ha importanti implicazioni: aumenta il rischio di malattie di tipo internistico e rimarca la necessità che i servizi di salute mentale prescrivano attività sportive ai pazienti in trattamento e mettano in piedi programmi strutturati di attività fisica». De Girolamo ha parlato anche del progetto COMIT: «Si tratta – risponde – di un progetto promosso dall’Ufficio Europeo dell’OMS in 33 paesi: per l’Italia l’IRCCS FBF, insieme all’Istituto Superiore di Sanità ed alla AUSL di Modena, ha coordinato il progetto. Sono stati valutati ben 12.500 cittadini italiani in età 20-70 anni, ai quali è stato somministrato il questionario sviluppato dall’OMS. Tra i numerosi risultati di questa survey, è emerso che vi era, all’inizio del 2021, prima dell’inizio delle somministrazioni dei vaccini, una percentuale di circa il 15% di persone che ‘stavano alla finestra’ (in inglese: fence-sitters), ossia che erano indecise sul da farsi. Studi precedenti hanno dimostrato che le campagne vaccinali dovrebbero avere come target prioritario proprio gli ‘indecisi’, lasciando da parte i pochi oppositori convinti all’impiego dei vaccini, le cui convinzioni sono pressoché impossibili da modificare. Speriamo che si possa far tesoro dei tanti risultati emersi dal COMIT».
> LA FARMACOGENETICA IN PSICHIATRIA
> Per il Professor Massimo Gennarelli, Responsabile del Laboratorio di Genetica dell’IRCCS Centro S. Giovanni di Dio Fatebenefratelli, Brescia, «la genetica svolge un ruolo fondamentale nello sviluppo delle patologie psichiatriche e lo studio dell’influenza delle variabili genetiche sull’insorgenza di tali malattie è essenziale per l’identificazione di nuove terapie». Massimo Gennarelli spiega infatti che «le patologie psichiatriche sono malattie complesse e multifattoriali dovute all’interazione di fattori sia genetici che ambientali. Negli ultimi anni, grazie alla creazione di consorzi internazionali, è stato possibile indagare in maniera approfondita sia le variabilità genetiche comuni delle patologie psichiatriche che quelle più rare. Ne è un esempio lo studio pubblicato pochi mesi fa sulla rivista Nature da parte dello Psychiatric Genomics Consortium – Schizoprenia working group (del quale anche il nostro Laboratorio è membro) che ha identificato una serie di varianti genetiche, sia comuni che rare, associate alla schizofrenia e ha confermato il ruolo patogenico dei geni in cui tali varianti sono localizzate.
> “Sempre in riferimento al ruolo della genetica nelle patologie psichiatriche, è doveroso fare un accenno ai test genetici. Purtroppo, ad oggi non esiste un test valido per la diagnosi preclinica e/o differenziale di tali malattie, anche a causa della loro complessità genetica. Tuttavia, le numerose evidenze in merito al coinvolgimento della genetica nella risposta ai farmaci psicotropi hanno permesso lo sviluppo dei test di farmacogenetica. Attualmente, infatti, sono in corso numerose sperimentazioni cliniche atte a valutare la sensibilità e la specificità di test farmacogenetici nell’identificare il farmaco psicotropo più efficace per ogni paziente sulla base del suo background genetico, nell’ottica di uno sviluppo della medicina di precisione anche in ambito psichiatrico. A tal proposito, anche nel nostro Laboratorio è in corso uno studio finanziato dal Ministero della Salute volto a verificare l’efficacia di un test di farmacogenetica non commerciale nel predire la risposta agli antidepressivi da parte di pazienti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore”.
> L’EFFICACIA DEGLI PSICOFARMACI
> Marco Andrea Riva, Professore ordinario di Farmacologia presso l’Università degli studi di Milano, in piattaforma presso l’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, ci risponde che «per quanto a livello sinaptico i farmaci antidepressivi ed antipsicotici interagiscano con bersagli recettoriali differenti, molti di loro condividono meccanismi intracellulari che, attraverso la regolazione di geni e sistemi di trasduzione, possono modificare la funzionalità di diversi fenotipi neuronali». Ci spiega brevemente anche come tali meccanismi ‘intracellulari’ potrebbero contribuire all’efficacia del trattamento farmacologico delle patologie mentali. Marco Andrea Riva ci dice infatti che «diversi gruppi di ricerca, incluso il nostro, hanno dimostrato che il trattamento con psicofarmaci, quali antidepressivi ed antipsicotici di seconda generazione, produce meccanismi adattativi promuovendo la plasticità neuronale attraverso una complessa serie di eventi molecolari».
> LA DEPRESSIONE DELLA GESTANTE RICADE SUL NASCITURO
> Annamaria Cattaneo, Responsabile del Laboratorio di Psichiatria Biologica presso l’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, sottolinea che “la depressione nella donna durante la gravidanza ha conseguenze sulla donna ma anche sul nascituro”. Annamaria Cattaneo dice infatti che “La gravidanza rappresenta il periodo più bello per una donna; tuttavia, una percentuale di donne non riesce a vivere con gioia e serenità questo periodo in quanto sviluppa una sintomatologia depressiva, che nella maggior parte dei casi si estende anche nel periodo post-partum. Questo stato depressivo ha importanti conseguenze non solo sulla donna che ne soffre, in quanto la pone ad esempio a rischio di complicazioni durante il parto, ma influenza in modo negativo anche lo sviluppo del bambino. Durante il periodo prenatale, infatti, lo stato di depressione nella mamma (se non trattata) si associa ad una cascata di alterazioni biologiche che influenzano, già in utero, la crescita del nascituro». Spiega la dr.ssa Anna Cattaneo: “Anche il periodo post partum gioca un ruolo importante: se da un lato una mamma che soffre di depressione non riesce ad instaurare quel legame di attaccamento con il bambino che è fondamentale per un corretto sviluppo emotivo del bambino. Tuttavia, dobbiamo anche dire che non tutti i bambini che nascono da mamme che hanno sofferto di depressione sviluppano un comportamento alterato e questo e’ legato al fatto che nel periodo postnatale possono entrare in gioco diversi fattori “positivi” ambientali, sociali e psicologici, che nell’insieme contribuiscono a modellare lo sviluppo comportamentale e psicologico del bambino. Conoscere questi fattori protettivi è sicuramente fondamentale per poter agire potenziando meccanismi di resilienza, prevenendo quindi l’instaurarsi di altri meccanismi che invece possono poi sfociare in comportamenti alterati nel bambino. Questi aspetti di vulnerabilità e di resilienza verranno esplorati nel progetto PReSENT (Finanziato da FRRB Regione Lombardia) dove andremo a studiare sia meccanismi biologici sia fattori ambientali legati alla depressione in gravidanza e alle sue possibili conseguenze sul bambino”
> RUOLO DEL CLINICO DURANTE LA GRAVIDANZA
> Alessandra Bramante, Presidente della Società Marcé Italiana per la Salute Mentale spiega che “la gravidanza ed il post partum sono due momenti molto delicati per l’esordio o una nuova manifestazione di disturbi mentali pregressi. Inoltre, rappresentano un periodo ad alto rischio di suicidio e, in rari casi anche di infanticidio, le due più severe conseguenze di una grave psicopatologia perinatale”. Spiega anche come il clinico debba in primis avere una formazione specifica e applicare già delle prime sedute un approfondito assessment al fine di giungere ad una diagnosi che permetta la corretta presa in carico di quella donna. Alessandra Bramante ci dice infatti che “Esistono fattori di rischio specifici per il suicidio ed il figlicidio materno che è importante che tutti i clinici che lavorano con la malattia mentale in epoca perinatale conoscano».
> IL DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITA’ E’ STATO A LUNGO CONSIDERATO INTRATTABILE: E’ DAVVERO COSI?
> Mariangela Lanfredi, ricercatrice psicologa psicoterapeuta dell’Unità di Ricerca “Psichiatria” dell’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia spiega che «il disturbo bordeline di personalità è in effetti spesso visto come un disturbo a prognosi negativa ma ormai questa nozione è stata ampiamente disconfermata da lunghi studi longitudinali». Mariangela Lanfredi dice infatti che «questa reputazione di intrattabilità nasce dal fatto che si tratta di un problema psichiatrico caratterizzato spesso da un’elevata richiesta di prestazioni assistenziali (ricoveri in reparti psichiatrici, utilizzo dei servizi di pronto soccorso, ecc.), da bassi livelli occupazionali, mancanza di relazioni a lungo termine o relazioni molto conflittuali, dalla presenza di comportamenti impulsivi e che costituisce un carico elevato sia per chi ne soffre sia per i familiari. Nella popolazione clinica ormai, mediamente, un paziente su 3 presenta un disturbo borderline della personalità. Tuttavia i progressi nella diagnosi e nel trattamento di questo disturbo ci confermano che non si tratta affatto di un disturbo intrattabile, una recente revisione che ha sintetizzato gli esiti di diversi studi longitudinali ha stimato un tasso di remissione del 60% in persone curate adeguatamente. I primi sintomi si presentano molto spesso in adolescenza, e diversi studi ci dicono che i giovani che hanno anche solo dei tratti del disturbo e non la piena diagnosi hanno alta probabilità di sviluppare nella prima giovinezza problematiche rilevanti di salute mentale. “Questo sottolinea la necessità di interventi precoci per la diagnosi ed il trattamento del disturbo borderline di personalità” afferma Lanfredi. “Il nostro gruppo di ricerca sta lavorando attivamente da diversi anni per offrire un trattamento multimodale che, dopo un’accurata diagnosi, includa percorsi psicoterapici individuali di validata efficacia, interventi di gruppo di terapia dialettico comportamentale per la riduzione della disregolazione emotiva e riduzione dei comportamenti autolesivi, oltre a interventi rivolti ai familiari per l’apprendimento di abilità utili al loro benessere e alla comprensione dei comportamenti del proprio caro. La maggior parte di questi interventi sono gratuiti».
> LA STIMOLAZIONE MAGNETICA TRANSCRANICA: UNO STRUMENTO UTILE NEL CONTESTO DEI DISTURBI PSICHIATRICI?
> Agnese Zazio, ricercatrice presso il Laboratorio di Neurofisiologia dell’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia, spiega che “nell’ambito delle patologie psichiatriche la stimolazione magnetica transcranica, o TMS, può sicuramente essere considerata uno strumento molto promettente, in quanto può essere utilizzata sia al fine di individuare le alterazioni della risposta cerebrale associate al disturbo, sia per modulare l’attività cerebrale stessa con l’obiettivo di agire sulla sintomatologia. L’impiego della TMS è ben esemplificato in un progetto in corso presso il Laboratorio di Neurofisiologia e finanziato dal Ministero della Salute nei pazienti con disturbo borderline di personalità, che mira da un lato ad identificare le possibili alterazioni di connettività cerebrale attraverso la coregistrazione TMS-EEG e dall’altro a valutare l’efficacia di un protocollo TMS nell’indurre meccanismi di plasticità cerebrale».
> INTERVENTI NON FARMACOLOGICI E PREVENZIONE DELLA VIOLENZA
> Laura Iozzino, ricercatrice presso l’unità di Psichiatria Epidemiologica e Valutativa diretta dal Dr Giovanni de Girolamo sottolinea che «esistono pochi studi, in particolar modo randomizzati, sull’efficacia degli interventi non farmacologici nella gestione e prevenzione della violenza nei setting forensi». Ci spiega brevemente anche come l’eterogeneità nell’organizzazione dei servizi forensi in Europa giustifica la difficoltà di generalizzare i risultati ottenuti a setting diversi e diversi paesi. Laura Iozzino ci dice infatti che «la varietà degli interventi considerati dalla letteratura è molto ampia e va dall’identificazione precoce dei segnali di allarme alla Cognitive Remediation Therapy alla teatro-terapia e allo yoga. Purtroppo, ad oggi non esistono delle linee guida che forniscono indicazioni standardizzate sulla durata dei programmi di intervento o sulle figure professionali più adeguate alla loro conduzione».
> LE TECNOLOGIE DIGITALI IN PSICHIATRIA
> Maria Bulgheroni, responsabile della Ricerca e Sviluppo in Ab.Acus, azienda che si occupa di medicina digitale dichiara che “l’ampia diffusione ed utilizzo di strumenti tecnologici quali gli smartphone aprono nuove prospettive nell’interazione tra medico e paziente” Ci spiega brevemente anche quali aspetti della relazione clinica potrebbero principalmente beneficiare da un esteso utilizzo dello smartphone quale strumento di monitoraggio e cura. Maria Bulgheroni ci dice infatti che “La recente pandemia ha evidenziato come gli strumenti digitali già in nostro possesso possano supportare la relazione medico paziente e la personalizzazione del percorso di cura. L’isolamento forzato ha imposto l’adozione di un nuovo follow up terapeutico e l’esperimento ha dato spesso anche buoni risultati. La salute mentale può giovarsi dei nuovi strumenti sia in fase di monitoraggio della malattia che in fase di proposta di interventi personalizzati. Alcuni sensori presenti nel telefono, quali gli accelerometri e il GPS, sono ad esempio molto adatti alla descrizione non invasiva dello stile di vita permettendo di intercettare cambiamenti nelle abitudini che possono essere spia di prossimi o correnti eventi patologici». Ad esempio “la voce e il parlato sono altri interessanti indici di variazione dell’umore e stati depressivi che possono essere facilmente raccolti con uno smartphone.”
> L’ALGORITMO DICE SE LA TERAPIA FUNZIONERA’
> Alberto Redolfi, Responsabile del Laboratorio di Neuroinformatica dell’IRCCS Fatebenefratelli di Brescia interviene sottolineando differenti aspetti tra loro interconnessi. In primis, “Le enormi quantità di dati medicali digitali consentiranno di identificare il trattamento più efficace per il paziente”. Redolfi chiarisce infatti come gli algoritmi di intelligenza artificiale, soprattutto nell’ambito della depressione, possano già oggi essere annoverati come in grado di predire, in base a variabili demografiche, clinico-cognitive, neurobiologiche e di neuroimmagine il tasso di risposta ad una terapia: «noi ed altri gruppi di ricerca stiamo sviluppando algoritmi di Machine Learning, una tipologia di analisi dei dati in grado di classificare differenti forme di depressione. La depressione non è una malattia unitaria ma una sindrome eterogenea che comprende differenti sintomi, spesso concomitanti, con risposte molto differenti ai trattamenti. L’impiego della risonanza magnetica funzionale (fMRI) abbinata ad approcci di “analisi dei gruppi guidata dai dati” ha permesso l’identificazione di differenti sottotipi di depressione caratterizzati da difetti di connettiva funzionale nelle reti limbiche e nel circuito frontostriatale. Inoltre, si sta iniziando ad esplorare il processing dei dati in “linguaggio naturale” che consentirà di aumenterà esponenzialmente nei prossimi anni l’adozione di algoritmi diagnostici e prognostici di Intelligenza Artificiale in ambito psichiatrico».
> LA SALUTE MENTALE VISTA DALLA POLITICA
> Donatella Albini, delegata alla sanità del Comune di Brescia. «La salute mentale è un pezzo della vita delle persone. Nel nostro paese abbiamo raggiunto, grazie alla legge 180 del 1978, un livello di diffusione di una psichiatria di comunità territorializzata, che non ha eguali nel mondo. Una conquista di grande civiltà. La riforma Basaglia ha ridato dignità di cittadinanza e diritto alla soggettivazione della propria vita al “paziente psichiatrico”, sino ad allora non considerato entità giuridica e politica). Sappiamo che serve un approccio al dolore psichico fondato sul dialogo tra saperi, che si confrontano tra loro in modo paritario. Lavorare insieme, unire saperi ed esperienze in un approccio multidisciplinare».
> L’AZIONE DELLA REGIONE LOMBARDIA
> Simona Tironi Vice Presidente III Commissione permanente – sanità e politiche sociali, Regione Lombardia: «Il provvedimento regionale più recente, in corso di adozione, è il Progetto di Legge n. 216, di cui sono prima firmataria, concernente l’“Istituzione della psicologia delle cure primarie”, già illustrato in III Commissione e prossimo all’avvio delle audizioni. Questo progetto di legge mira ad istituire un servizio di psicologia di cure primarie ove i cittadini possono recarsi per un consulto sulla propria situazione di salute mentale. Un provvedimento che si è reso necessario dalla crisi globale della salute mentale che stiamo vivendo. Una crisi che, forse, solo leggendo i dati ci si può rendere conto di quanto davvero impatti sulle nostre vite e su quelle dei nostri cari, soprattutto adolescenti».
L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio FATEBENEFRATELLI (www.fatebenefratelli.it) è presente in 50 paesi dei 5 continenti, con circa 400 opere apostoliche. La Provincia Lombardo Veneta, essendo parte di questa grande comunità ospedaliera, realizza la propria vocazione religiosa dedicandosi al servizio della Chiesa prestando, senza scopo di lucro, attività sanitarie ed assistenziali in particolare nei confronti di malati e bisognosi. La mission della PLV è in primo luogo l’ospitalità realizzata attraverso interventi appropriati di prevenzione, promozione della salute, cura e riabilitazione, che garantiscano ad ogni utente la cura più adeguata al proprio bisogno di salute, in una logica di corretto ed economico uso delle risorse. La PLV esplica la propria attività assistenziale in 4 contesti regionali differenti (Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia), attraverso 9 strutture sanitarie/socio-sanitarie accreditate presso il SSN per 2192 posti letto complessivi. I Fatebenefratelli, sulle orme del loro fondatore San Giovanni di Dio, si impegnano a garantire un’assistenza integrale, che pertanto consideri e abbracci tutte le dimensioni della persona umana: fisica, psichica, sociale e spirituale. Tale assistenza umanizzata viene agita ogni giorno grazie alla compartecipazione alla missione da parte dei Fatebenefratelli e dei circa 2200 collaboratori assunti a vario titolo all’interno della Provincia Lombardo Veneta.