(AGENPARL) – gio 06 ottobre 2022 “Il nostro tour attraverso una sessantina di carceri italiane e l’intensa mobilitazione di quest’estate, le prime interlocuzioni con l’on. Meloni, Premier in pectore, stanno dando alcuni risultati sia pure parziali e da verificare. Gli interventi strutturali primo fra tutti la costruzione di nuovi padiglioni e il rimpatrio dei detenuti stranieri invocati dall’on. Meloni, rappresentano infatti prime risposte positive per rispondere all’emergenza carcere che, comunque, necessitano di un dettagliato e completo piano di interventi da attuare nei primi cento giorni del nuovo Governo”. A sostenerlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria che aggiunge: “pensiamo che il confronto con i sindacati del personale penitenziario, nello specifico quelli che conoscono le problematiche incancrenite e lasciate in eredità dal Governo ancora in carica, prima di scrivere il programma, debba intensificarsi per ragionare insieme su quale percorso individuare perché il nuovo Governo affronti con misure adeguate la gravissima situazione del sistema penitenziario. In particolare, quanto al sovraffollamento, una delle priorità da affrontare, il rimpatrio dei detenuti stranieri – oggi 17.182 su una popolazione carceraria di 54.481 detenuti – è sicuramente da sostenere come le pene alternative per i reati minori. Le statistiche del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, al 31 dicembre 2021 confermano che i detenuti per pene inflitte in misura inferiore a quattro anni erano 11.262 su 37.631, pari cioè al 29,9%. In sostanza, quasi un detenuto ogni tre sconta una pena detentiva “breve”. C’è poi da dare impulso ai progetti di edilizia penitenziaria fermi alle promesse della Ministra Cartabia di 8 nuovi padiglioni mai realizzati. Apprezziamo inoltre il primo impegno dichiarato dalla Premier in pectore: “per migliorare le condizioni di vita dei detenuti e degli agenti di polizia penitenziari è necessario fare molto più di quanto fatto in questi anni”.
Per noi occorre grande equilibrio per rispondere alla ventata di buonismo che si è diffusa negli ultimi anni con il risultato, sotto gli occhi di tutti, del carcere diventato luogo di impunità – dove è consentito ai criminali più violenti fare di tutto e di più e soprattutto svolgere la “caccia all’agente” – procedendo con misure e provvedimenti di riequilibrio del sistema penitenziario. La prima cosa che chiediamo è la tutela del personale penitenziario che sconta troppi anni di disattenzione. Uno Stato che oltre a non garantire la legalità nelle carceri non riesce a garantire la sicurezza dei detenuti e dei suoi dipendenti (il personale penitenziario) testimonia di aver rinunciato ai suoi doveri civici sino a far passare inosservata la “strage” di quest’estate con detenuti di età sempre più giovane.
Da servitori dello Stato l’impegno del personale penitenziario in questa fase di cambiamento è ancor più rivolto a far rispettare la legalità e al contrasto a mafia e criminalità che, a nostro parere, deve svolgersi a partire dalle carceri. E al nuovo Governo chiediamo di essere messi nelle condizioni di poterlo fare perché non basta annullare le cosiddette riforme introdotte dalla Ministra Cartabia e le tante circolari contraddittorie ed inefficaci del DAP”.
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