
(AGENPARL) – Roma giovedì 18 Agosto 2022 – La maggior parte delle aziende agricole italiane stà attraversando, un periodo di grande difficoltà ed incertezza, a causa dei mutamenti a livello globale degli scenari socio-politico-economico di riferimento. La globalizzazione selvaggia dei mercati, non sorretta da un’adeguata politica di sostegno, ha posto a confronto realtà differenti, creando scompiglio e situazioni che ancora sfuggono ancora alle statistiche ufficiali; fattori negativi sono costituiti dell’evoluzione dei consumi, e dalla forte concorrenza di vecchi e nuovi paesi esportatori (India, Cina, Ucraina, Argentina, ecc.) dalla mancanza di protezione pubblica dei mercati, anche in conseguenza degli accordi in sede WTO.
Il settore primario soffre l’ incertezza nel collocamento dei mercati degli stessi prodotti agricoli, il mancato aggiornamento di prezzi all’origine, ed il contraccolpo dell’aumento indiscriminato dei costi, hanno contribuito all’ aumento dell’indebitamento delle aziende, soprattutto le piccole e le medie imprese. La crisi economica ha colpito maggiormente, rispetto ad altri, il settore primario, messo già dura prova dalla diminuzione di liquidità come conseguenza della crisi finanziaria ma che è necessaria a dare al via ai necessari progetti di adeguamento delle attività, per lo sviluppo della competitività. La situazione di precarietà influenza tutto il sistema agroalimentare, sia le imprese di produzione sia la distribuzione. I più colpiti sono i produttori di colture vegetali quali ad esempio cerealicoltori e vitivinicoltori e ortofrutticoli. La politica agricola comune è una delle politiche di maggiore importanza ed impegna circa il 39% del bilancio dell’Unione europea, la riforma Fischler è stata la più grande riforma dalla istituzione della PAC, entrata in vigore nel 2005, modificata col disaccoppiamento nei settori del latte, olio di oliva, tabacco e zucchero nel 2006 e di nuovo modificata nel 2008.
Le relazioni commerciali all’interno delle filiere sono fortemente mutate per effetto del cambiamento dei consumi. L’ evoluzione dei sistemi distributivi nella grande distribuzione, che ha concentrato l’economia in mano a pochi grandi colossi che dettano i prezzi di acquisto all’origine, hanno ridotto i margini di profitto già molto esigui dei produttori agricoli. E’ richiesto un maggior progresso tecnico e manodopera specializzata, sempre più rara da reperire.
I popoli hanno diritto all’ autodeterminazione, in materia di sicurezza alimentare, al contrario fino ad oggi si è sostenuta una politica di produzioni contingentate, un sistema esteso di quote, il set-asside, e si è cercato produrre un eccesso di offerta ma con le guerra fra Russia e Ucraina, il panorama mondiale stà cambiando, niente è più prevedibile, probabilmente verrà rimessa in discussione una parte della politica comunitaria condotta in questi anni.
La grande industria e la distribuzione pilotano l’agricoltura, e pretendono produzioni standard, che solo in parte sono realizzabili con tecnologie; tale produzioni sono volte ad diminuire i costi ma vengono realizzate con una tecnica produttiva che utilizza OGM; i mercati a livello globale, sono oramai liberalizzati ed aperti. Possiamo affermare che oggi vi vanno delineando e contrapponendo due scenari, uno volto alla produzione per la realizzazione di una distribuzione di qualità di livello più basso a prezzi apparentemente contenuti, l’altro che prevede che siano controllate maggiormente la qualità degli alimenti, che debbono essere sani e genuini, anche se ad un prezzo maggiorato, questo secondo mercato appartiene ad un consumatore che ricerca qualità tracciabile e certificabile. I dati tracciati dall’ISPRA (‘Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale è un ente pubblico di ricerca italiano, istituito con la legge n. 133/2008, e sottoposto alla vigilanza del ministero della transizione ecologica) mettono in luce una situazione preoccupante, in cui sono stati persi più di 4 mln di quintali di potenziali prodotti agricoli.
In poco meno di dieci anni, le campagne italiane si sono “ristrette”, perdendo oltre un terreno agricolo su quattro, registrando un calo della superficie coltivabile pari a -28%.I dati emersi dall’ultimo Rapporto Snpa 2022 pubblicato dall’ISPRA, sottolineano una situazione tragica in cui versa l’agricoltura italiana che è frutto di un “modello di sviluppo sbagliato Le molteplici scelte, fatte tanto dalle amministrazioni comunali che da quelle regionali, mettono “a rischio l’ambiente, la sicurezza dei cittadini e la sovranità alimentare del Paese in un momento difficile”, in cui il meteo avverso e gli effetti dei rincari energetici gravano sull’economia delle aziende. Le aree perse in Italia dal 2012 – come afferma Coldiretti – avrebbero garantito la fornitura complessiva di 4 milioni e 150 mila quintali di prodotti agricoli e l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua di pioggia che ora, scorrendo in superficie, non sono più disponibili per la ricarica delle falde e aggravano la pericolosità idraulica dei nostri territori segnati dal moltiplicarsi di eventi estremi dalla siccità ai violenti temporali”.
Nello stesso periodo, in base a quanto sottolineato dalla Coldiretti sulla base del report ISPRA, la perdita della capacità di stoccaggio del carbonio di queste aree (oltre tre milioni di tonnellate) equivale, in termini di emissione di CO2, ed è quanto emetterebbero più di un milione di autovetture con una percorrenza media di 11.200 km l’anno tra il 2012 e il 2020: un totale di oltre 90 miliardi di chilometri percorsi, più di 2 milioni di volte il giro della terra. Siccità e caro carburanti rappresentano una situazione che mette ulteriormente in ginocchio, l’agricoltura. Il trend negativo si trascinerà allo stesso modo anche per i prossimi mesi.
Da un lato, le temperature estive record non hanno dato tregua ai terreni ormai sempre più aridi, dall’altro, con la continuazione del conflitto russo-ucraino, anche i prezzi di gas ed energia non sembrano intenzionati a scendere per il momento.
Il governo si è, attivato attraverso l’emanazione del decreto legge Aiuti bis, pubblicato lo scorso nei giorni scorsi in Gazzetta ufficiale, un decreto. Arriveranno le prime risorse volte ad aiutare le aziende agricole contro gli effetti della siccità. Ma le misure temporanee o d’emergenza non basteranno a salvare un settore che ha bisogno di una vera e propria riforma radicale, considerato che il tutto deve essere fatto in modo celere e non in contrasto con leggi e regolamenti UE.