
(AGENPARL) – ven 05 agosto 2022 Si chiede cortesemente che, per le foto di Ascanio Celestini, siano citati gli autori Musacchio_Ianniello_Pasqualini.
Grazie per l’attenzione e buon lavoro,
Valentina Lo Bianco
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XXIII EDIZIONE DEL FESTIVAL DEI TACCHI, DOMANI, 6 AGOSTO, LA TERZA GIORNATA
ALLA CANTINA ANTICHI PODERI ASCANIO CELESTINI CELEBRA PASOLINI,
GIULIANA MUSSO DIRIGE TOMMASO BANFI
E IL DIRETTORE ARTISTICO GIANCARLO BIFFI FA SOGNARE I PIÙ PICCOLI
CON LE AVVENTURE DI GUFO ROSMARINO
Entra nel vivo la XXIII edizione del Festival dei Tacchi, la manifestazione di teatro contemporaneo organizzata dal Cada Die Teatro tra i comuni di Jerzu e Ulassai, dedicata quest’anno al tema della libertà.
Domani, 6 agosto, alla Cantina Antichi Poderi di Jerzu, sarà il direttore artistico del Festival, Giancarlo Biffi, a dare inizio alla terza giornata. Alle 17.30 porterà in scena “Gufo Rosmarino al Gran Circo Pinguino”. Si tratta di uno degli appuntamenti oramai immancabili della rassegna, atteso tanto dai piccini, quanto dagli adulti. In questa nuova avventura, di quella che è ormai diventata una saga letteraria (in autunno è prevista l’uscita del decimo libro scritto da Biffi, edito da Segnavia), Rosmarino dovrà affrontare i Ladroni “Mio, mio, tutto mio”. Chi saranno mai questi strani personaggi? “Figliolo caro – spiegò mamma Gufo – i Ladroni Tuttomio, sono dei birboni che vogliono ogni cosa per sé…e che purtroppo, spesso e volentieri tolgono agli altri per averne sempre di più loro”. Una storia di fratellanza e di amicizia, di case che si perdono e case che si trovano, di case immobili e di case in continuo movimento, di case da cui si è portati via e case a cui si vuole tornare.
Alle 19, sempre alla Cantina Antichi Poderi, Giuliana Musso, dirige Tommaso Banfi in “Cattivo”, monologo tratto dal romanzo “Cattivi” di Maurizio Torchio (Einaudi). Il protagonista è un detenuto condannato all’ergastolo e “dimenticato” nella cella di isolamento di un carcere-isola. Un racconto a tratti lirico, come quando osserva dall’alto il mondo-carcere o il tempo immobile dell’isolamento, a tratti essenziale e semplice come l’umanità resiliente del protagonista. La vita prima, la vita dopo, l’istante del crimine che segna l’intera esistenza, la nudità della propria colpa, la violenza dell’istituzione, infine, anche, una vittima in un colpevole. La poesia si annida nei dettagli degli eventi, nei particolari dove la vita del carcere si raccoglie. La forza poetica di questo monologo sta anche nella recitazione di Tommaso Banfi: sorprendentemente organica, umida, rotta, arresa, così tecnicamente sofisticata da far scomparire l’attore e dimenticare ogni teatralità. O forse chissà… la più dolce poesia sarà ciò che avverrà alla fine dello spettacolo: quello che gli spettatori, dopo essere stati vicini a questo cattivo uomo, scopriranno nei propri cuori.



