(AGENPARL) - Roma, 17 Dicembre 2025(AGENPARL) – Wed 17 December 2025 Comunicato Stampa
Presentato il XV Rapporto AdEPP sulla Previdenza Privata
Cresce il Patrimonio, gli iscritti e i pensionati attivi. Permangono i
gap reddituali e di genere ma le Casse vincono le sfide.
Oliveti “Non abbiamo solo evitato che spifferi e tempeste portassero via
quanto fatto, ma costruito un Sistema solido e conquistato la fiducia
dei nostri iscritti”
E’ stato presentato, questa mattina alla Sala della Lupa della Camera
dei Deputati, il XV Rapporto AdEPP sulla Previdenza Privata
“Quindici anni – ha sottolineato il Presidente dell’Associazione,
Alberto Oliveti – in cui non solo la libera professione ma il Mondo
intero è cambiato. Il Sistema ha affrontato momenti difficili e sfide
importanti ma le ha sempre vinte. Il Covid a volte ci sembra sia
collocato in un tempo lontano eppure proprio la pandemia ha portato
nelle nostre vite, lavorative e familiari, cambiamenti importanti. Lo
smart working, la solitudine nostra e dei nostri ragazzi, la sicurezza e
la salute, sono elementi che hanno cambiato anche il nostro approccio
all’assistenza e al welfare che oggi sono entrambi, ancora di più a
misura di iscritto”.
“Spesso, in questi mesi, ho detto che siamo indubbiamente una storia
trentennale di successo. Se per un attimo lasciamo da parte il trend di
crescita assolutamente straordinario del nostro patrimonio, e
ripercorriamo gli anni che hanno caratterizzato la politica
sociale/economica del nostro Paese, possiamo affermare con certezza che
le Casse pur tenendo aperta la finestra sull’Italia sono riuscite ad
evitare che spifferi o tempeste portassero via quanto costruito. Nessuna
Cassa del lavoro autonomo è mai fallita, tutte le Casse hanno tenuto
fede al proprio compito”.
E i numeri non possono che confermare quanto detto dal Presidente AdEPP:
125 miliardi di Patrimonio, 1,66 milioni di iscritti attivi, 13,9
miliardi di entrate contributive, 9,5 miliardi di uscite per
prestazioni, 520 mila pensioni erogate, 200 milioni di prestazioni per
welfare integrato.
LE 4 D E LE SFIDE DA AFFRONTARE
Demografia, Disuguaglianze, Debito, Disruption: sono queste le sfide che
il Presidente dell’AdEPP ha elencato durante il suo intervento.
“La sfida demografica – ha detto Oliveti – il paese che invecchia,
l’importanza nell’invecchiare in salute, poche culle e famiglie, come
posso dire, sempre più sparute, sempre più magre. Quindi il sostegno
familiare. Sarà contento chi ogni tanto richiama il familismo amorale. A
questo punto non ci sarà più il familismo, quindi non si potranno
nemmeno evocare vecchi scenari”.
Poi ci sono le disuguaglianze che il Presidente AdEPP definisce
“importanti, legate al censo, sicuramente, ma anche alla povertà
educativa. E che potrà provocare nel tempo anche un aumento di quel
divario digitale che potrà rendere di fatto non solamente esclusi parti
anche importanti della nostra società”.
E sul debito “che un po’ condiziona tutta la dinamica del nostro paese,
quindi con un debito da rispettare. Ovviamente certi spazi sono
limitati. Sappiamo che appunto lo spazio della fiscalità generale non
riesce a poter garantire quelle tutele. E come Casse da tempo sappiamo
che dobbiamo fare da soli e da soli faremo”.
Disruption, “un termine inglese che è la distruzione di competenze, che
l’impatto dell’intelligenza artificiale manifesta come effetto
potenzialmente collaterale, perché se da un lato aumenterà
amplificheranno le capacità, le competenze, le cognizioni, le abilità,
d’altro canto potranno saltare figure professionali importanti anche dal
punto di vista intellettuale”
Per Oliveti “Nel nostro paese c’è un patto sociale per il quale è dai
redditi professionali che si deriva una fiscalità che permette di
mantenere la coesione sociale del paese, il rischio che determinate
attività legate agli algoritmi possano determinare un rischio.
L’intelligenza, chiamiamola non umana, artificiale potrà anche rendere
difficile poter avere contributi dai redditi professionali”.
CRESCONO GLI ISCRITTI E I PENSIONATI ATTIVI. OLIVETI “TRASMETTERE LE
OPPORTUNITA’ DELLA LIBERA PROFESSIONE”
Sfiorano 1 milione e 700 mila gli iscritti alle Casse di previdenza, dei
quali circa 1 milione sono liberi professionisti.
Due sono i temi che vengono evidenziati nel XV Rapporto. Il primo
riguarda il fenomeno dei pensionati attivi, chiara manifestazione della
‘Silver Economy’, che sottolinea il prolungamento della vita lavorativa
tanto che alcune Casse registrano percentuali superiori al 50% di
iscritti in quiescenza che continuano a lavorare.
La fascia degli iscritti con età compresa tra i 60 ed i 70 anni, che nel
2005 rappresentava il 7,2% del totale, è aumentato al 17,5% nel 2024.
La Silver Economy, quindi, non rappresenta soltanto un fenomeno
demografico, ma una dimensione strutturale del mercato professionale,
con implicazioni dirette sulla sostenibilità previdenziale, sulle
dinamiche reddituali e sulle politiche di welfare.
L’altro tema finito sotto la lente di ingrandimento del Report, è il
cambiamento demografico della platea degli iscritti visto che la
percentuale di professionisti over 60 è quasi raddoppiata negli ultimi
19 anni.
Gli under 40 rappresentavano, nel 2005, quasi il 41% del totale degli
iscritti. Tale quota è scesa costantemente negli anni arrivando a circa
27,7 punti percentuali nel 2024.
“L’invecchiamento della popolazione e la diminuzione delle nascite sono
evidenti anche nei numeri – ha sostenuto il Presidente Oliveti – è
indubbio, quindi, che ci troveremo di fronte a scenari preoccupanti per
il futuro del nostro Paese. Diminuiscono anche gli iscritti alle
Università che restano il luogo di maggiore formazione per le
professioni ed è lì che devono essere trasmesse le opportunità insite
nella libera professione e i primi rudimenti della cultura
previdenziale, le azioni di sostegno che offrono le Casse di previdenza,
la costruzione di un percorso lavorativo soddisfacente e rispondente ai
nuovi mercati del lavoro”.
“QUALI SONO LE PRINCIPALI MOTIVAZIONI PER CUI CONTINUA A LAVORARE?”. LA
DOMANDA POSTA NEL QUESTIONARIO ADEPP AI PENSIONATI ATTIVI
Le evidenze preliminari suggeriscono come la prosecuzione dell’attività
lavorativa dopo il pensionamento non sia riconducibile a un’unica causa,
ma rifletta una pluralità di fattori, che includono motivazioni
economiche, professionali e personali. Questo primo riscontro conferma
che la Silver Economy non rappresenta soltanto una risposta ad esigenze
di reddito, ma anche l’espressione di un forte legame identitario con la
professione e di una volontà di continuare a partecipare attivamente
alla vita economica e sociale del Paese.
CASSE SEMPRE PIU’ AL FEMMINILE, NONOSTANTE PERSISTA IL PAY GAP DI
GENERE. OLIVETI “SOSTEGNO PER EVITARE L’ABBANDONO DELLA PROFESSIONE”
La componente femminile è aumentata negli anni, passando dal 30% degli
iscritti al 43% nel 2024. un aumento costante che non si riscontra nelle
altre categorie lavorative, dove la componente femminile è rimasta
stabile.
Ma non solo. Tra gli iscritti under 40 il 54% è donna, ma questa
percentuale scende al 38% nella fascia 50-60 anni, diminuendo
ulteriormente con l’aumentare dell’età.
Inoltre, l’età media delle nuove professioniste si aggira intorno ai 32
anni, quella dei colleghi uomini è pari a circa 34 anni.
“Tra i problemi da sottolineare- ha spiegato Oliveti – c’è quello che
riguarda le cancellazioni. Con l’allungamento della vita e della
permanenza al lavoro, la figura dei nonni, insostituibile nella gestione
dei figli, sta venendo meno. Ne consegue che una donna che decide di
diventare madre e non ha una struttura pubblica in grado di aiutarla
nella gestione post maternità spesso abbandona la professione. E’ per
questo che molte Casse di previdenza hanno azioni di sostegno
indirizzate proprio ai figli, con bonus asili nido e scuole materne o
baby sitter. Gli aiuti alla genitorialità sono proprio indirizzati a far
sì che non si creino gap reddituali e lavorativi, e quindi
previdenziali”.
I REDDITI REALI CALANO. SOFFRONO GIOVANI E DONNE, ANCHE PENSIONATE
ATTIVE . IL SUD ARRANCA
Considerando gli effetti dell’inflazione, i redditi reali mostrano una
riduzione del 2% dal 2005, evidenziando come, al di là dei dati
nominali, il potere d’acquisto dei professionisti sia tornato quasi ai
valori del 2005.
I professionisti sotto i 30 anni dichiarano circa un quarto dei loro
colleghi con età compresa tra i 50 ed i 60 anni. Tale differenza
decresce con l’età del professionista ma resta comunque marcata fino ai
50 anni.
La differenza di reddito dovuta al genere è persistente per tutte le
fasce d’età ma con delle importanti differenze. Sotto i 30 anni, la
differenza di reddito tra le professioniste donne e i loro colleghi
uomini risulta essere già particolarmente rilevante toccando quasi il
26%.
Inoltre, c’è una grande differenza di reddito tra uomini e donne in ogni
regione italiana. In particolare, questa passa da un minimo del 39% in
Sardegna and un massimo del 51% nel Lazio.
Nel 2024 i redditi medi dei professionisti del Sud sono inferiori del
46% rispetto al Nord, mentre la differenza tra Centro e Nord è del 19%,
con una disparità di genere persistente in tutte le macroaree
geografiche.
I redditi dei pensionati attivi rappresentano un elemento centrale per
comprendere il ruolo economico della Silver Economy. I dati mostrano
come questa fascia di professionisti continui a esprimere una capacità
reddituale significativa, contribuendo sia alla produzione di reddito
sia al finanziamento del sistema previdenziale.
E anche in questo caso persiste il pay gap di genere: il reddito medio
dei pensionati attivi uomini risulta sensibilmente superiore a quello
delle donne. Tale divario riflette dinamiche già osservate nell’intero
universo dei liberi professionisti e richiama carriere professionali
storicamente più discontinue per la componente femminile. Il gender pay
gap, dunque, non si esaurisce con il pensionamento ma tende a
proiettarsi anche nella fase successiva.
Poco più di 31 mila euro i redditi medi delle pensionate attive contro i
quasi 39 mila euro degli uomini.
REDDITI E FATTURATO
Nonostante il reddito medio delle libere professioniste sia di circa
31.462 euro, il 50% di queste ha un reddito inferiore ai 17.500 euro.
Fenomeno simile, ma con importi diversi, accade per gli uomini: il
reddito medio è all’incirca 58.619 euro mentre il 50% degli uomini ha un
reddito inferiore ai 32.500 euro. Il fenomeno è ascrivibile agli elevati
redditi, dichiarati da una minoranza di professionisti, che fanno salire
il valore medio. Basti pensare che solo il 30% degli iscritti (uomini e
donne) hanno un reddito superiore al reddito medio.
Il rapporto tra reddito e fatturato tende a scendere con l’aumento
dell’età del libero professionista. Inoltre, si nota anche una maggiore
differenza tra reddito e fatturato nei professionisti uomini rispetto
alle loro colleghe donne. Il fenomeno è ascrivibile a diverse cause. Tra
queste possiamo ipotizzare che, in molti casi, l’attività professionale
sia in realtà un’attività svolta in favore di altri professionisti
(rendendola più simile a quella di lavoro dipendente/collaboratore) e
ciò comporta che il fatturato coincida quasi completamento con il
reddito. Quanto appena descritto è, in particolar modo, rilevante per i
giovani e le donne. Altre cause possono essere ricercate nelle diverse
specializzazioni scelte dalle professioniste donne per poter conciliare
vita familiare e lavoro professionale.
CONTRIBUTI E PRESTAZIONI CON IL SEGNO +. OLIVETI “SEGNALE DI FIDUCIA.
NOI PILASTRO DI UN WELFARE PROFESSIONALE. RAGIONIAMO ANCHE IN TERMINI DI
SOLVIBILITA’”
Dal 2005 al 2024, c’è stato un incremento significativo delle entrate
contributive e delle prestazioni erogate.
I contributi incassati dalle casse hanno costantemente superato le
prestazioni erogate, generando un saldo positivo complessivo di circa 40
miliardi di euro.
La contribuzione media per iscritto è aumentata da 4.108 euro nel 2005 a
8.365 euro nel 2024, registrando una crescita del 107% (in termini reali