(AGENPARL) - Roma, 17 Dicembre 2025(AGENPARL) – Wed 17 December 2025 COMUNICATO STAMPA
LA MENTE PUÒ ACCENDERE E SPEGNERE IL TATTO
RICERCA CONDOTTA DA UNITO E UNIMIB MOSTRA COME IL CERVELLO MODULA LA PERCEZIONE CORPOREA
Un nuovo studio congiunto Università di Torino e Università di Milano-Bicocca pubblicato su PNAS rivela che per percepire un tocco non serve essere toccati davvero: basta riconoscere quella parte del corpo come “nostra”
Una semplice credenza può influenzare ciò che percepiamo sul nostro corpo. È quanto emerge da uno studio in collaborazione tra il Manibus Lab dell’Università di Torino e l’Università di Milano-Bicocca, recentemente pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle riviste scientifiche più autorevoli a livello internazionale.
Lo studio, intitolato “Body ownership gates tactile awareness by reshaping the somatosensory functional connectivity”, dimostra come la percezione del tatto non dipenda solo dallo stimolo fisico, ma anche dal senso di appartenenza corporea: il cervello percepisce un tocco solo se riconosce come “propria” la parte del corpo coinvolta. In altre parole, la credenza sul nostro corpo funziona come un vero e proprio interruttore che accende o spegne la consapevolezza tattile.
Dalla mano di gomma alla percezione reale
Per indagare questo meccanismo, i ricercatori e le ricercatrici hanno utilizzato la celebre illusione della mano di gomma, un paradigma sperimentale che consente di alterare temporaneamente la rappresentazione del corpo. Dopo aver indotto nei partecipanti la sensazione che una mano artificiale fosse la propria, sono stati applicati stimoli tattili sia sulla mano finta sia su quella reale.
I risultati mostrano che, quando la mano di gomma viene percepita come parte del proprio corpo, i partecipanti riferiscono di sentire il tocco anche se questo è applicato esclusivamente sulla mano finta. Al contrario, il tocco reale sulla mano vera diventa meno percepibile, come se il cervello ne riducesse l’intensità.
Cosa succede nel cervello
Per comprendere i meccanismi neurali alla base di questo fenomeno, il team di ricerca ha combinato due metodiche neurofisiologiche non invasive: elettroencefalografia (EEG) e stimolazione magnetica transcranica (TMS). L’integrazione di queste tecniche ha permesso di analizzare in tempo reale la connettività funzionale tra le aree cerebrali coinvolte nella percezione del tatto.
I dati mostrano come la corteccia somatosensoriale primaria, responsabile dell’elaborazione del tatto, moduli la propria connettività funzionale con altre regioni cerebrali in modo coerente con la credenza del partecipante. Quando il tocco è visto sulla mano di gomma riconosciuta come “propria”, il dialogo tra le aree cerebrali aumenta; quando invece il tocco è applicato sulla mano reale temporaneamente “esclusa” dalla rappresentazione corporea, questa comunicazione si riduce.
Implicazioni cliniche
Questi risultati non riguardano solo illusioni percettive di laboratorio, ma aprono prospettive importanti anche in ambito clinico. Comprendere come la credenza moduli la percezione tattile potrebbe avere ricadute significative, ad esempio, nella riabilitazione dopo amputazioni. In futuro, protesi avanzate potrebbero sfruttare la capacità del cervello di “sentire con gli occhi”, restituendo sensazioni tattili più naturali e migliorando l’integrazione del dispositivo nel corpo del paziente.
“Con questo studio si amplia il dibattito su come i segnali sensoriali vengano processati dal cervello – Dichiara Alberto Pisoni, Professore Associato del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e primo autore dello studio -. In particolare, i dati confermano il ruolo della comunicazione fra aree cerebrali per supportare funzioni cognitive complesse, come l’accesso cosciente alle sensazioni che provengono dai nostri organi di senso. Da questi primi dati, che complementano precedenti studi che abbiamo condotto in Bicocca, si potranno condurre nuovi studi atti a modulare la comunicazione all’interno dei network neurali evidenziati per studiare il loro ruolo causale nell’elaborazione sensoriale cosciente, inserendosi nell’ampio filone di ricerca sui correlati neurali della coscienza. A livello traslazionale la conoscenza di tali meccanismi può portare a tecniche in grado di migliorare condizioni cliniche dove l’accesso all’informazione sensoriale risulta alterato da patologie neurologiche o psichiatriche”.
“Questo studio – dichiara Francesca Garbarini, docente al Dipartimento di Psicologia e coordinatrice del Manibus Lab dell’Università di Torino – rappresenta un primo passo verso la comprensione del meccanismo con cui il cervello costruisce la percezione del tatto sfruttando la vista. Come passo successivo, applicando la TMS in modo sincronizzato sulle aree visive e somatosensoriali, sarà possibile modulare la forza della loro reciproca connessione. Ci aspettiamo che questa procedura, applicata inizialmente su volontari sani, possa potenziare la capacità intrinseca del cervello di trasformare uno stimolo visivo in un’esperienza tattile, aprendo la strada a futuri interventi sperimentali su portatori di protesi”.
Per l’Università di Torino hanno partecipato allo studio Carlotta Fossataro, Alice Rossi Sebastiano, Marcella Romeo e Francesca Garbarini.
Per l’Università di Milano-Bicocca hanno contribuito Alberto Pisoni, Eleonora Arrigoni, Nadia Bolognini e Leonor Josefina Romero Lauro.
Ufficio Stampa Università di Torino
