(AGENPARL) - Roma, 15 Dicembre 2025(AGENPARL) – Mon 15 December 2025 PORTA (PD): SE IL GOVERNO IGNORA I DIRITTI PREVIDENZIALI DEGLI ITALIANI IN CILE, COLOMBIA, ECUADOR E PERÙ
In Moldavia vive e lavora un piccolo nucleo di cittadini italiani (poche centinaia). Ebbene lo Stato italiano ha deciso di stipulare un accordo di sicurezza sociale bilaterale con il piccolo Paese dell’Europa dell’Est – che è entrato in vigore lo scorso settembre – per tutelare i diritti socio-previdenziali dei cittadini che si spostano nei due Paesi.
Sempre quest’anno, lo scorso luglio, è entrato in vigore l’accordo di sicurezza sociale con l’Albania (numero di iscritti all’Aire ivi residenti di poco superiore alle 2.000 unità).
Negli anni scorsi inoltre erano stati firmati analoghi accordi con Turchia, Giappone e Israele. Bene. Alcune migliaia di cittadini italiani residenti in quei Paesi potranno così far valere importanti diritti pensionistici.
Tuttavia continuo a chiedermi – e l’ho chiesto anche al Governo con le mie interrogazioni e interventi politici, ma finora senza risposta – quale è la logica che induce il Governo italiano a privilegiare, con costi e impegni amministrativi sostanziali, accordi (ancorché benefici) con Paesi ove le collettività italiane sono numericamente esigue e a ignorare invece i diritti delle decine di migliaia di cittadini italiani emigrati nei Paesi dell’America Latina con i quali l’Italia non ha ancora e vergognosamente stipulato alcun accordo di sicurezza sociale.
Come ho denunciato più volte nella mia attività politica e parlamentare, nonostante la ripresa dei flussi migratori in entrata e in uscita, è da molti anni sospesa l’attività dello Stato italiano per garantire ai cittadini italiani residenti all’estero una adeguata tutela socio-previdenziale in regime internazionale.
Ho ricordato al Governo che in Cile, Colombia, Ecuador e Perù risiedono rispettivamente circa 65.000, 22.000, 30.000 e 36.000 cittadini italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) e che l’importante e consistente presenza di cittadini italiani in questi Paesi dell’America Latina e di cittadini di questi Paesi in Italia privi di tutela previdenziale in convenzione, impone, se lo si ritiene un dovere di un Paese civile, la stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale (come è stato fatto con quasi tutti i Paesi di emigrazione italiana) che tutelino adeguatamente questi lavoratori nell’ambito socio-previdenziale.
Ho evidenziato che con il Cile una convenzione di sicurezza sociale era stata firmata addirittura nel lontano 5 marzo 1998, che il Parlamento cileno aveva poi approvato, ma che manca l’approvazione del Parlamento italiano per la sua entrata in vigore; con il Perù sono stati avviati negoziati diplomatici per le eventuali intese bilaterali e predisposte le bozze degli accordi di sicurezza sociale che non hanno avuto seguito; con la Colombia e l’Ecuador attualmente invece non vi sono in corso negoziati in materia di sicurezza sociale nonostante le forti pressioni esercitate dagli organismi rappresentativi degli italiani ivi residenti come i Comites.
Il problema è ovviamente politico: se da un lato si stipulano accordi con i Paesi di immigrazione in Italia (vedi Albania e Moldavia) mancano purtroppo la volontà e l’interesse – in un quadro programmatico di interventi socio-previdenziali – di tutelare i diritti delle nostre collettività residenti all’estero. Ma per questo Governo gli italiani all’estero non esistono, sono dei fantasmi che vivono nel mondo senza diritti e senza rappresentanza. Infatti dopo essere stati pesantemente penalizzati con la Legge di Bilancio dell’anno scorso i nostri connazionali auspicavano e si aspettavano interventi correttivi dei tangibili torti subiti o perlomeno misure e azioni positive volte a migliorare le loro condizioni.
La Legge di Bilancio per il 2026 invece non solo non introduce misure che valorizzino la presenza e il lavoro degtli italiani all’estero, non solo ignora le richieste di ripristinare i diritti lesi o revocati dalla finanziaria per il 2025, non solo non recepisce le richieste in materia sociale, fiscale, previdenziale, assistenziale che le nostre collettività emigrate reclamano da tempo, ma dimentica completamente l’esistenza nel mondo di oltre 6 milioni di cittadini italiani che lamentano una sensazione di abbandono o trascuratezza da parte dello Stato italiano e che si aspettano un segnale di attenzione e di riconoscenza.
Nel prosieguo della legislatura non mancheremo di continuare a sensibilizzare Governo e Parlamento con l’auspicio che le nostre giuste rivendicazioni siano finalmente considerate con serietà e lungimiranza.
ON. FABIO PORTA
CAMERA DEI DEPUTATI
Ufficio: Palazzo Valdina
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